Capitolo 4

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Il 6 Maggio era finalmente arrivato.

Di buon'ora e con l'aiuto di Clarisse, un nuovo acquisto di Madame Le Blanche, si preparò. Il pacchetto, contenente il regalo per la piccola Amelia, era stato incartato già da qualche giorno. Vi aveva incastrato, tra due nastri celesti, una rosa bianca che aveva colto dal giardino del bordello. Era certa che il suo regalo le sarebbe piaciuto molto. Non ne aveva fatto parola con nessuno, neanche con Leonard che era venuto in visita a City Island la sera prima, per discutere degli ultimi preparativi. Non era una sorpresa per nessuno, neanche per Amelia stessa. Ma felice sarebbe stata la sua espressione nel vedere il regalo che i due fratelli, chi vicino e chi lontano, avevano preparato per lei.

Scelse un abito semplice, di giorno, senza fronzoli o bagliori inutili. Un verde petrolio che le dava un'aria austera, quasi come quella che aveva dipinta Madame ogni giorno sul viso. Maniche larghe le sue, un poco riempite, anche se lo sbuffo era passato ormai di moda, e camicetta in tinta abbottonata sino sotto al collo. Sembrava veramente un'educanda dei tempi andati. La chioma mossa era lasciata libera sulle spalle e teneva solo due ciocche acconciate dietro la testa, tenute ferme da un fermaglio dorato a forma di corona impreziosito da pietre dure di giada. Un regalo di uno dei suoi ultimi clienti, prima della conoscenza con Samuel. Con il viso rinfrescato dall'acqua di rose e un delicato profumo francese al collo, uscì dalla stanza armata solo di pacchetto regalo.

Scesa le scale vide una grande agitazione tra le ragazze. Per essere appena mezzodì erano fin troppo in movimento e solitamente, a quell'ora, erano ancora ai sonni profondi visto che il bordello non era attivo se non dopo le due del pomeriggio. Gridolini eccitati, sguardi sognanti e occhiate curiose si alzavano per la sala, rivolte in un punto ben preciso. La luce filtrava dalle finestre e, al vetro, riuscirono a rivelare a Raissa una chioma dal rosso scuro, nascosta da un turbante blu acceso con una pietra azzurra posta a reggerlo. Seduta su un divanetto rosso dall'aspetto ottocentesco c'era una donna anziana, che vestiva come una zingara. Gonna dall'orlo stracciato e infangato, corpetto rovinato e dai lacci spezzati, maniche basse che lasciavano scoperte una proporzione di spalla dalla pelle rugosa, occhi piccoli e scuri, scavati e segnati dal suo stile di vita, sorriso sdentato. Solitamente le persone come lei venivano emarginate dai commercianti, passanti e persino dai pescatori. Sembravano tutti temere quella povera donna anziana che aveva appeso un cartello sul viso che recitava chiaramente la parola aiuto.

Povera donna. Pensò subito Raissa, colpita dal modo in cui conversava con le ragazze. Prendeva loro la mano e leggeva il loro futuro con doti che un tempo erano etichettate come maledette. Raissa, però, non aveva paura di lei. Non aveva paura della donna, né di ciò che avrebbe potuto ipoteticamente dirle. Dopo le sue grandi disavventure, l'essere sbattuta -nel vero senso della parola- a destra e manca per l'America prima di giungere lì a City Island, sentiva che niente più potesse turbarla o colpirla. Come le favole che le raccontavano da bambina, presto avrebbe trovato il suo lieto fine e mai nessuno dei suoi figli o nipoti avrebbe saputo la facciata lugubre e nera che c'era dietro. Dal giorno in cui aveva incontrato Samuel aveva imparato ad amare la vita, a rispettarla, e ad alzarsi sempre col sorriso sulle labbra anche quando fuori il cielo era grigio e con nuvole cariche di pioggia. La tempesta nel suo cuore era cessata ed era quella a farle più paura. Arrivata la quiete, non temeva più nulla.

Ripresasi dal suo stato di dormiveglia da ricordi che avrebbe preferito dimenticare, Raissa lanciò uno sguardo a Madame Le Blanche, che diversamente dalle ragazze se ne stava in disparte a fumare. La maitresse ricambiò il suo saluto con un sorriso benevolo e così la ragazza avanzò verso la porta principale, senza curarsi delle altre troppo indaffarate a sognare le predizioni dell'anziana zingara. Leonard gli aveva detto che sarebbe passato a prenderla, dopo aver accompagnato i genitori al ristorante dove avevano appuntamento.

Quante gocce nel mio mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora