Capitolo 14

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Quanto tempo era passato? Due. Forse quattro... o addirittura cinque minuti. Non sapeva dirlo con precisione, giacché starsene lì sotto era così rilassante che le faceva perdere la cognizione del tempo.

Accidenti!

Con un gesto rapido si tirò in su col busto, riemergendo dal fondo della vasca colma d'acqua. Si passò una mano sugli occhi, tornando a respirare regolarmente. Strabuzzando le palpebre umide, Amelia si guardò intorno per la piccola stanza da bagno. Niente. Per quanto poteva concentrarsi, riuscire a memorizzare il tempo sott'acqua era praticamente impossibile. Almeno per una come lei che si rilassava in pochissimi secondi, cullata dalla dolcezza e dalla tranquillità che si respirava lì sotto.

Si tirò ancora più su, posizionando il collo fin sopra l'orlo della grande curva della vasca, avvertendo subito il contatto freddo con l'acciaio zincato. Alzò gli occhi al cielo, decidendo di testa sua che prima o poi avrebbe dovuto fare un salto al mare, magari alla spiaggia di City Island. Quel posto le piaceva, le trasmetteva una tranquillità che raramente era presente lì a Riverdale. Avrebbe chiesto conferma più tardi a Raissa. Quella mattina l'aveva vista parecchio agitata, tanto che a malapena aveva risposto al suo buongiorno. Stessa cosa poteva dirsi di Leonard. Non riusciva ancora a parlare in modo serio con suo fratello. Quella distanza, sebbene misera, le metteva una strana angoscia addosso. Era come se avvertiva una crepatura nel loro rapporto fraterno. Non ricordava, infatti, un solo giorno che suo fratello l'aveva ignorata. Si chiese perché non veniva da lei a dirle ciò che lo tormentava, come era sempre successo da quando aveva l'età della ragione.

Liberò nella piccola stanza un sospiro sconsolato. Avrebbe chiesto a Raissa anche questo, più tardi. Dalla sua postazione, intanto, si godette i rami che ondeggiavano fuori dalla finestra, proprio davanti a lei. Il canto degli uccelli suggeriva dei giorni ancora soleggiati, con suo sommo sollievo. Accantonando per un attimo i turbamenti del fratello maggiore, Amelia immaginò la giornata del giorno dopo, desiderando destarsi dalla beatitudine dell'acqua solo al calar della sera del nuovo dì. Il volto di Cameron Mendel le si materializzò davanti agli occhi. Lo vide sulla soglia della sua casa, col berretto in mano e l'espressione composta che solo un soldato può avere, con l'aggiunta della sua sfacciataggine. Ridacchiò da sola, sbattendo un piede nell'acqua facendo alzare alcune gocce.

Il suo corpo sarebbe stato a contatto con il suo, sul monoplano, e avrebbero sorvolato insieme mezza Riverdale. Dove l'avrebbe portata la sua prima lezione pratica? Immaginò la sensazione di vedere ogni cosa dall'alto, la punta degli alberi, i tetti delle case, la gente che camminava, i cavalli, le auto. Ogni minima cosa sarebbe passata sotto di lei. E Cameron avrebbe guidato ogni sua mossa, avrebbe vegliato su di lei e le sue abilità da principiante nell'aviazione. Nuovamente, un calore improvviso le infiammò le guance, con tutto che era sommersa dall'acqua. Lo sentì ancora più vivo e chiaro, stendersi dal viso fino al petto, per poi proseguire verso il basso, avvolgendola completamente. Strinse le gambe con prepotenza, chiudendo con forza gli occhi. Sobbalzò, però, quando udì qualcuno bussare insistentemente alla porta.

"Mrs. Putnam! State bene? Rispondete!" La voce di Adelle tuonò così forte che stavolta fu impossibile non sentirla.

"Sì, sto bene." Urlò di rimando la giovane, sperando di potersi concedersi ancora qualche minuto in solitudine.

"Tra cinque minuti esatti torno da voi e pretendo di trovarvi già fuori di lì. Ordini di vostra madre." Annunciò, prima di sentire i suoi passi allontanarsi sempre di più.

Amelia, stavolta, sbuffò sonoramente.

Era contenta che sua madre iniziava a metabolizzare il dolore, dopo così tante settimane passate in solitudine senza parlare con nessuno, ma era necessario che ricominciasse a darle degli ordini? Ormai non era più una bambina. Anche perché, riflesso nello specchio sopra il cassettone in noce, non era proprio il corpo di una fanciulla quello che vedeva. Aveva diciassette anni e le sue forme avevano iniziato a formarsi già da qualche tempo. Benché il suo volto da bambola di porcellana non era mutato tanto, il suo fisico aveva fatto di testa propria. Era snella, neanche un filino di pancia sotto il piccolo seno. Forse poteva considerarsi un po' piena alle braccia e alle cosce, ma era una pienezza che a lei piaceva. Lei si piaceva esattamente così com'era. Non aveva grandi occhioni azzurri come Carrie, ma il suo taglio si adattava perfettamente al suo viso, alla sua bocca piccola e al naso dalla punta all'insù.

Quante gocce nel mio mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora