Era ormai mezz'ora che se ne stava fermo sulla soglia dell'aula. La lavagna pulita, la cattedra occupata e i posti della facoltà quasi pieni. Ad occhio e croce mancava sia lui che Sunford. Leonard strinse i libri al petto, incapace di decidersi ad entrare. Il giorno dell'esame era finalmente arrivato e avrebbe dovuto dare il meglio di sé, solo così avrebbe continuato negli studi. Ma dove si era cacciato Sunford?
Maledizione!
Leonard imprecò mentalmente, osservando il corridoio deserto ancora una volta. Non c'era nulla da fare, doveva solo entrare e dare quel fottutissimo esame. Eppure, all'inizio dell'estate, non gli sembrava un'impresa così impossibile, non pesava sulle sue spalle come un peso. Ma questo, ovviamente, era prima. Prima della partenza improvvisa di suo fratello, prima della tragedia del Lusitania, prima di tutto. Anche lui, come il fratello defunto, era affondato in un mare in tempesta. Se si guardava intorno non vedeva professori, studenti pronti a tutto per laurearsi e iniziare una brillante carriera, ma pezzi di metallo che galleggiavano in acqua, urla di genitori e figli che imploravano aiuto. E lui era solo, su una scialuppa vuota, lontano da tutti e incapace di aiutare qualcuno.
Ad uno ad uno, si lasciavano trasportare dalle onde verso le profondità marine e un eterno sonno. Leonard chiuse con forza le palpebre. Quei pensieri e quei demoni erano il risultato dell'alcol che beveva quasi tutte le sere. Ed ora faceva anche fatica a ricordarsi l'argomento dell'esame che, in teoria, doveva aver preparato. Era già un miracolo che ricordava che si trattava di medicina.
Una pacca sulla sua spalla lo riportò alla realtà, per quanto assurda poteva essere. Ed era convinto che non potesse peggiorare, almeno fino a quando il suo sguardo non cadde sull'amico dai capelli rossi, vestito di tutto punto con la divisa dei marines. La camicia bianca spiccava ancor di più della sua pelle, che assumeva una tonalità quasi diafana.
Leonard si sforzò di rimanere calmo. "Che mi significa questa pagliacciata?"
Rupert Sunford fece finta di togliersi dalla giacca un granello di polvere, puntando uno sguardo fiero in direzione dell'amico. "Quello che vedi, Putnam."
"Non è questo il momento di giocare, Sunford! Hai preparato l'esame?"
"Sì, ma io non lo darò." Diede un'occhiata nell'aula e annuì. "Vedo che i leoni sono già nell'arena."
"Che diavolo stai dicendo? Non mi dirai che ti sei arruolato sul serio!" Tuonò in un tono basso il giovane Putnam, più che altro per non far sentire la sua voce e manifestare così la sua presenza, era ben nascosto alla vista dei professori seduti in fondo all'aula.
Rupert stette in silenzio per due minuti d'orologio. "Non volevo dirtelo così. Ma sì, avevo deciso da qualche giorno. E dovresti arruolarti anche tu, Leonard."
Putnam lo guardò come se avesse perso il senno. Doveva essere per forza così per proporgli chiaro e tondo di arruolarsi con lui. Sapeva come la pensava sui marines e su tutta l'organizzazione militare americana. La maggior parte di colpa era la loro, se suo fratello Samuel non era tornato vivo dall'affondamento del Lusitania.
"Come puoi chiedermi una cosa del genere? Dopo tutto ciò che è successo? Ti facevo più intelligente, Sunford!" Gli disse, colpendolo nell'onore. Leonard aveva sempre saputo le idee rivoluzionari che scorrevano nell'amico, ma mai avrebbe pensato di vederlo in un'uniforme dei marines di servizio. La guerra, così come la competizione, portava gli uomini a trasformarsi completamente. L'aveva visto in Samuel, quando annunciò di volersi arruolare, l'aveva visto nei compagni di quest'ultimo che aveva conosciuto, e adesso lo vedeva in Rupert.
Determinato e fiero, espose le sue idee: "Libero di fare come meglio credi. Ma c'è una guerra, lì fuori, buon cielo, e noi siamo qui per combatterla!"
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Quante gocce nel mio mare
Historical FictionNew York, anno 1915. In una Riverdale pacifica e lontana dal caos della guerra, Amelia Putnam vive appieno i suoi sedici anni e si prepara a compierne diciassette tra pochi giorni. Ma solo il giorno dopo il suo compleanno, il 7 Maggio, il destino è...