Dopo aver fatto medicare Dankmar e fatto riposare per un totale di trenta minuti, Cameron se l'era caricato in spalla ed era uscito di casa. Sua sorella Paulne l'aveva accompagnato fino alla porta, gettando un'ultima occhiata al moribondo, mentre Elmira procedeva con passo militare di otto falcate avanti a loro.
Stringendo il braccio del tedesco intorno al suo collo, dopo già mezzo tragitto, Cameron maledì sé stesso per essersi offerto volontario. Insomma... che diavolo gli importava di quelle persone? Avrebbe dovuto avvisare l'autorità e consegnarli. E invece si ritrovava di notte, sotto una pioggerellina di fine tempesta, in una Berlino semi dormiente. In più, quel Dankmar iniziava a biascicare parole sconnesse, come se fosse ubriaco.
È ubriaco. Si corresse Cameron, ricordando di aver dato alla sorella una bottiglia di brandy da somministrare al moribondo, affinché attutisse i dolori legati alla medicazione che, doveva ammetterlo, Paulne aveva svolto alla perfezione. Quest'ultima si era messa in testa di accompagnarli ma Cameron gli aveva fatto cambiare idea. Era notte, trasportava un ferito in spalla, ricercato per giunta. Se avesse avuto delle scocciature da sistemare, non avrebbe potuto pensare anche a difendere sua sorella. Così Elmira, sorprendendolo, era andata in suo aiuto.
"Non preoccuparti, cara. Penserò io a dire a Dankmar che è stata una ragazzina carina a prendersi cura di lui." Con quelle parole, Paulne era arrossita, abbassando poi lo sguardo e convincendosi che restare a casa era la cosa migliore. Anche perché avrebbe potuto raccontare una bugia ai loro genitori per giustificare l'assenza del primogenito. Non sarebbe stato così difficile, in fondo. Tuttavia, il modo in cui Paulne era arrossita gli aveva fatto storcere il naso.
Perché si preoccupava tanto di quel delinquente biondo? Cameron sperava sul serio che, dopo quella sera, non gli avrebbe più rivisti.
"E' qui." Annunciò Elmira, aprendogli la strada verso una stradina di campagna, di breccia, che conduceva ad un capannone mezzo abbandonato. Non c'erano case nei paraggi e ciò portò Cameron a pensare a quanta strada aveva fatto a piedi. Il solo pensiero gli faceva venir voglia di accasciarsi a terra, iniziando a sentire le gambe venirgli meno.
Fu fortemente tentato, specialmente quando posizionò il moribondo su una branda improvvisata da tappeti uniti tra loro. Dankmar lanciò un gemito di dolore, portandosi una mano al petto e continuando a biascicare parole tra sé.
Cameron lo ignorò, troppo impegnato a riprendere fiato, seduto alla prima sedia in legno che aveva trovato. Riuscì a vedere solo un bicchiere che li veniva dato.
"Bevi. Dopo tutta questa strada ti rimetterà in sesto."
Cameron prese il bicchiere colmo di whisky e lo mando giù così rapidamente che sentì quasi subito la gola bruciargli. Chiuse le palpebre con forza, facendo passare il momento. Cazzo!
"Grazie per averci aiutato. Ti sono debitrice." Disse Elmira, togliendosi poi il cappotto scuro ormai fradicio.
"Un favore puoi farmelo, sì." Rispose l'uomo, recuperando l'uso della parole e riaprendo lo sguardo piantandolo su quel viso dai lineamenti forti e femminili della donna.
"Tutto ciò che vuoi."
"La promessa di non rivedervi più. Né tu, né il tuo amico." Cameron si alzò dalla sedia, poggiando il bicchiere lì dove si era seduto, e camminando in direzione dell'uscita senza degnare la donna di uno sguardo.
"Peccato! Alla nostra causa potevi essere d'aiuto."
Cameron si arrestò sull'uscio della porta della capanna, ancora chiusa. "In che modo? Non ho proprio il piacere di avere la polizia alle calcagna."
"Non scappiamo dalle autorità dalla mattina alla sera, Cam, agiamo anche alla luce del sole."
"Ho altri interessi. Questo, Elmira, non rientra tra quelli." Sottolineò il suo nome, sperando che alla donna fosse chiaro il suo rifiuto. Ritrovarsi braccato dalla polizia, svolgere azioni illegali, e magari risvegliarsi nel giro di due minuti dietro le sbarre o, peggio, davanti un plutone d'esecuzione. Aprì la porta, intenzionato ad andarsene.

STAI LEGGENDO
Quante gocce nel mio mare
Historical FictionNew York, anno 1915. In una Riverdale pacifica e lontana dal caos della guerra, Amelia Putnam vive appieno i suoi sedici anni e si prepara a compierne diciassette tra pochi giorni. Ma solo il giorno dopo il suo compleanno, il 7 Maggio, il destino è...