Terza parte - Capitolo 31

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Terza parte

La battaglia di Verdun


Capitolo 31


"Era il suo amore che tornava, il suo primo bacio che le veniva restituito,

i suoi cari sogni che riprendevano a tessere ore dorate.

Era la bellezza che riappariva.

La gioia di vivere che le penetrava le vene."

(Liala, dal libro "Passione Lontana")


C'erano volte in cui invidiava i bambini. Specialmente i suoi.

Correvano, giocavano, ridevano. Bastava un nonnulla per farli contenti, benché la sua posizione li consentisse di accontentarli in tutto. Volevano un gioco nuovo? Lui glielo comprava. Volevano un pony? Ecco che avevano il miglior equino di tutta la Germania. Volevano un vestito o delle scarpe nuove? Erano affidati ai migliori sarti tedeschi. Per il suo sangue puro, per il buon nome della sua famiglia, era questo ed altro! Era così che gli avevano insegnato a stare al mondo lui ed era così che educava i suoi figli.

"A testa alta, Ilse, Karl, sempre." Ripeteva loro con tono grave, militaresco, specialmente quando disubbidivano ad un suo ordine o facevano i capricci per qualcosa, tipo lo studio trascurato. Ma bastava un'occhiata truce del loro padre per mettere a tacere lagne inutili. Non stava bene per gente dal sangue puro come il loro, perdere tempo a frignare. Era giusto e severo come padre. Ma non poteva fare altrimenti. Ilse e Karl erano i suoi eredi, la garanzia di tramandare il suo sangue nelle generazioni future. Un futuro di militari d'alto rango.

Ma se Brandolf Wagner avesse chiuso i suoi glaciali occhi azzurri per qualche istante, non ci avrebbe trovato che il caos più totale. Non avrebbe ricordato che il giorno del funerale di sua figlia, morta prematuramente a cinque anni per colpa di un medico incompetente dal sangue ebreo che aveva trovato la sua fine, in una fossa scavata da lui stesso, in un bosco vicino Berlino.

E Franka, la sua adorabile e fedele moglie, che la depressione -al seguito dell'evento- l'aveva consumata a poco a poco, fino a togliersi la vita con le ultime forze rimaste. Le uniche donne della sua vita non erano altro che ricordi sbiaditi e fotografie in bianco e nero che aveva strappato in seguito ad una collera improvvisa.

"Vedi, Bran, non sempre la vita va come deve andare." Gli aveva detto una sera Franka, con tono dolce, come si fa con i bambini capricciosi. Perché nell'alto dei suoi venticinque anni, Brandolf Wagner poteva apparire così. Cinico, freddo, spietato, terribilmente ambizioso. Così tanto nell'aver pietrificato il proprio dolore a suo vantaggio, creandosi una carriera militare di tutto rispetto.

Al seguito del funerale della piccola Ilse, aveva ordinato che Karl fosse inserito in una scuola privata, delle più severe. In modo che fosse pronto, quando sarebbe stato il momento, ad entrare in quella militare. Il suo ultimo erede e anche la sua ultima speranza.

I frammenti del suo dolore vennero nuovamente sepolti negli abissi della sua mente, lasciando che fosse come l'acqua ghiacciata che si riversava in quel momento sul pavimento. Li lasciò scivolare via, almeno per qualche ora.

Nella semi oscurità di una vecchia casa abbandonata, in Loison, Brandolf assisteva al risveglio movimentato della falsa infermiera che aveva catturato nel centro ospedaliero di Riverdale. Poteva congratularsi con sé stesso, si disse, se la carriera militare fosse naufragata per un motivo o un altro, avrebbe comunque avuto una speranza nel mondo del teatro come attore.

Quante gocce nel mio mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora