Mrs. Putnam era stata, per l'ennesima volta, esagerata nell'organizzare il banchetto nuziale. Del resto, quella caratteristica particolare, era ben nota a tutti i componenti della famiglia. Più guardava il soggiorno, però, e più pensava che sua madre stavolta aveva dannatamente esagerato, chiamando addirittura dei musicisti che intrattenessero gli ospiti con dei balli. Forse l'unico ad essere d'accordo con la linea di pensiero della figlia, era proprio mr. Putnam, che durante il pranzo aveva guardato Amelia scrollando le spalle.
Va bene. Pensò infine la bionda. Del resto, ad un matrimonio si balla e ci si diverte. Cosa che, di certo, non stava facendo lei.
Da quando aveva lasciato la chiesa con suo marito, un velo di angoscia aveva iniziato a soffocarla, tanto che più volte si era toccata il collo per vedere se ci fosse un gingillo che le ostruiva il respiro. Ma niente. Sentiva solo la sua pelle liscia e priva di ogni decoro. Suo marito. Le faceva ancora strano pensare Cameron Mendel con quell'appellativo, eppure era così. Aveva giurato di amarlo sempre e comunque, sebbene sapesse che lui non l'avrebbe fatto.
Da quando erano iniziati i festeggiamenti nella casa che l'aveva vista crescere e maturare, le si erano avvicinati alcuni soldati, presentandosi con i loro nomi difficili da ricordare e da i loro gradi esposti lucidati a dovere. Ci avrebbe messo un bel po' di tempo a memorizzare tutti quei visi, tutti quei nomi, e tutti quei titoli. In qualità di moglie di un militare doveva. Far fare delle pessime figure al marito non era propriamente consigliato nella guida delle mogli perfette.
Per una mezz'ora aveva trovato rifugio nelle chiacchiere di Jennifer Kelly, della sua amica Carrie Evans, e della cognata Raissa. Quest'ultima se l'era messa sottobraccio, girando il tavolo imbandito di carne e leccornie varie cucinate dalle sei del mattino da parte delle domestiche.
"Allora, mia cara, com'è essere sposate?" Le chiese la russa, regalandole il primo sorriso sincero e amichevole della giornata.
"Strano. Come il fatto che stasera dormirò in un letto che non è il mio." Incuteva tenerezza, il visino pallido di Amelia, animato da cipria e un leggero velo di trucco sugli occhi.
Raissa le strinse una mano. "Non preoccuparti. Vedrai che dopo stanotte non vorrai più lasciare il tuo nuovo marito. Non hai visto quante amiche di tua madre gli hanno messo gli occhi addosso?" Le fece notare la donna, indicando un punto accanto alla porta d'ingresso.
Amelia lo costatò da sé, anche se ci avrebbe creduto senza ottenere una ulteriore conferma visiva. Cameron, impeccabile nella sua divisa da gala, era indubbiamente affascinante e faceva sospirare ogni donna nubile o maritata presente in quella stanza. Intento a parlare con altri militari, forse, non se ne accorgeva neppure o semplicemente faceva finta di niente, salutando le fugaci ammiratrici con un cenno del capo in segno di saluto.
"È affascinante." Riconobbe Amelia, senza scomporsi e senza staccare lo sguardo dalle sue larghe spalle.
Raissa seguì lo sguardo della bionda, prima di lanciare a quest'ultima uno sguardo d'intesa. "Buon cielo, Amelia! Sei sua moglie! Puoi anche esprimerti in altri termini."
"Non ne conosco." Ammise lei, ingenuamente sincera. Fortunatamente, in suo soccorso, giunse mr. Putnam.
"Raissa, mi perdoni se ti porto via mia figlia? Vorrei fare un ballo con lei."
La russa lasciò il braccio della cognata, lasciandole un bacio sulla guancia e consegnandola a mr. Putnam. "Certo che no, Signore. A più tardi." Disse, allontanandosi per andare a cercare il suo di accompagnatore, che sembrava sparito nel nulla.
Tra le pareti blu della hall, Raissa spiccava con il suo abito rosso con una veletta di pizzo nero sulla gonna, sulle maniche e sul bordo del seno sul corpetto. Cercò con lo sguardo Leonard, senza mai riuscire a identificarlo veramente. Con tutti quei militari vestiti con la stessa divisa da gala era alquanto difficile. Sulla soglia della cucina, dove le domestiche facevano sopra e sotto per riempire calici vuoti con ogni tipo di liquore e vassoi con l'ennesimo pasto abbondante, sentì la voce di Leonard. Muovendosi a passo deciso verso quella direzione, si rese conto che c'era qualcun altro. Un militare.
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Quante gocce nel mio mare
Ficción históricaNew York, anno 1915. In una Riverdale pacifica e lontana dal caos della guerra, Amelia Putnam vive appieno i suoi sedici anni e si prepara a compierne diciassette tra pochi giorni. Ma solo il giorno dopo il suo compleanno, il 7 Maggio, il destino è...