Con il fiato dei nemici sul collo, pensare di riposarsi in quel letto, era una pazzia. Samuel Putnam aveva passato così tanto tempo nelle vesti di fantasma che, ritrovarsi in quelle di persona viva e sotto copertura, li sembrava strano. Strano, sì. Era come un novello soldato semplice alle prime armi. Attizzava le orecchie al minimo rumore, faceva attenzione a non dare troppo nell'occhio quando camminava nei corridoi della villa militare e aveva riposato per pochissimo tempo, forse due ore scarse.
La sua mente era troppo concentrata a ciò che accadeva fuori dalla villa, nelle aperte campagne che circondavano Spincourt. Cameron era riuscito a trovare sua sorella e a metterla al sicuro? Fino a quando non avrebbe visto il cognato varcare la soglia degli alloggi non poteva dirlo con certezza. Aveva un tremendo nodo allo stomaco che gli impediva di mangiare una qualsiasi pietanza che servivano all'orario dei pasti. Fortunatamente, però, in quelle occasioni, poche persone gli si erano avvicinati per chiedergli chi era e da dove veniva. E tutti loro sembravano soddisfatti delle sue risposte brevi e concise. "Sono Götz Hoffman, vengo da Berlino e sono un vecchio amico di Cameron Vom Mendelson." E beveva altra birra per soffocare inutili domande e frasi aggiunte che lo avrebbero solo tratto in una trappola mortale.
Samuel aprì gli occhi di scatto, avvertendo un rumore sopra la sua testa, oltre le travi, provenienti quindi dal secondo piano. Non era la prima volta. Da quando Cameron l'aveva lasciato solo, nel tardo pomeriggio di ieri, aveva più volte sentito qualcosa proveniente da sopra le scale. Aveva notato che, ad orari giusti, una domestica dall'aria aggraziata saliva le scale con in mano un vassoio colmo di cibo e acqua. Sicuramente si trattava di qualche prigioniero... o prigioniera di guerra. Come ex marines conosceva bene il codice militaresco che si attivava in guerra. Una sorta di leggi messe su da chi è al comando per far sentire e vedere agli altri chi era il migliore. A giudicare dalle urla femminili che avevano seguito quei rumori, alla poverina era toccata la legge più crudele di tutte. A volte, secondo il suo parere di uomo che aveva fatto della guerra il suo pane quotidiano, era meglio la morte a trattamenti del genere.
Provò a richiudere le palpebre, stirando le gambe sul letto degli alloggi, cercando di allontanarsi con la mente da quelle urla che, come a torturarlo internamente, gli riportavano alla memoria l'immagine del viso di Raissa. Strinse i pugni sulle coperte che puzzavano di formaggio andato a male.
Maledizione! Imprecò, lasciandosi andare ad un sospiro. "Ma quanto tempo ci vuole?" Chiese al nulla, sottovoce, rivolgendosi con la mente a Cameron e a quando sarebbe tornato lì per mettere in atto il loro piano.
Qualcosa, però, alle prime ore del mattino, fece tremare la terra. In senso letterale. Al suono di cannone, Samuel si destò del tutto e, con un gesto fulmineo, si infilò la giacca. Avvertì dei passi nella villa farsi sempre più insistenti, correre a destra e sinistra e riversandosi in strada con urla e canti in lingua tedesca.
La battaglia era appena cominciata.
Tenendo sempre un basso profilo, Samuel uscì dagli alloggi per verificare con i propri occhi cosa stesse succedendo. Quando vide scendere dalle scale anche Wagner, Sam capì che il loro più grande timore si stava avverando. Con una battaglia in corso sarebbe stato complicato farlo fuori.
"Oh, signor Hoffman!" Lo salutò, con una punta d'ironia, l'uomo.
"Kommandant!" Rispose Sam, battendo i tacchi degli stivali sul legno della villa.
"Riposo, soldato." Li intimò il tedesco, trattenendo una risata per il colorito pallido del nuovo sottoposto. Sembrava intimorito dai colpi di cannone.
"Che cosa accade, Signore?"
Brandolf fece ricadere le braccia lungo i fianchi, sospirando con un fare teatrale ben palese. "Tu cosa ne dici, Hoffman? Siamo in guerra e, finalmente, dopo giorni di clima non proprio promettente, possiamo fare la prima mossa. Abbiamo sparato un primo cannone in direzione di Verdun." Spiegò lui, tenendo ben saldo lo sguardo sul viso del nuovo sottoposto. Non sembrava particolarmente stupito.
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Quante gocce nel mio mare
Ficción históricaNew York, anno 1915. In una Riverdale pacifica e lontana dal caos della guerra, Amelia Putnam vive appieno i suoi sedici anni e si prepara a compierne diciassette tra pochi giorni. Ma solo il giorno dopo il suo compleanno, il 7 Maggio, il destino è...