Non metteva più piede lì da troppo tempo. Leonard aveva fermato la macchina proprio davanti alla porta di Jerome Avenue e, sbirciando al suo interno, poteva intravvedere già le prime lapidi e mausolei. Inevitabilmente, un peso iniziò a gravare sul suo cuore e le sue emozioni che, per tutta la durata del suo addestramento, erano state come congelate da severi sensi del dovere.
La neve caduta nei giorni scorsi aveva coperto i vari tratti di giardino, le statue decorative e le lapidi esposte al sole. Mentre entrava all'interno del cimitero, Leonard riusciva a sentire il suono procurato dai suoi passi, dai suoi pesanti stivali della divisa di servizio. Il colore senape era l'unica tonalità che spiccava con tutto quel bianco candido posato a terra. Salvo poi la barba incolta, ruvida e spessa, di una tonalità ancora più scura come la radice dei capelli. L'unica cosa che chiedeva, una volta a casa, era proprio il bisogno di farsi un bagno e darsi una sistemata. Ma prima doveva rendere omaggio ad una persona che meritava il più dovuto rispetto.
Il Woodlawn Cimitery era abbastanza famoso, non solo per la sontuosità del luogo, ma anche per i numerosi monumenti al suo interno. E poco lontano dal Reisinger Monument, un cerchio di colonne in marmo bianco che tendeva a sparire con tutta quella neve, esattamente sotto il White Oak Tree, una delle due querce all'interno del cimitero, c'era la tomba di suo fratello Samuel. Suo padre aveva deciso di far impiantare una lapide a sé, avvolta da una corona di fiori rossi e, inciso sul marmo, due date con il nome completo in alto. In bella vista, vi era anche inciso il grado di brigadiere generale che Sam ricopriva nell'esercito e quello con la quale era morto.
Leonard provò un senso di vergogna, ammirando quel nome sulla lapide che altro non era una lastra di marmo senza un vero cadavere sottoterra. Le lacrime di amici e parenti si riversavano nel terreno, ma senza arrivare veramente al defunto. Senza contare che, dopo la cerimonia commemorativa, non aveva mai veramente pensato di andarlo a trovare. I suoi demoni non glielo avrebbero consentito.
"Eccomi qui, fratello!" Esclamò sorridente, allargando le braccia al nulla. L'entusiasmo andò via via dissolvendosi, con le parole che fece uscire dalla bocca poco dopo. "Hai visto come mi sono conciato? Secondo te sono ridicolo o meritevole di portare questa divisa?" Parlava in modo fluido e con tono elevato, come se Sam potesse davvero sentirlo. "Mi dispiace non essere venuto spesso, ma so che nostra madre ti porta anche i miei di saluti." Si chinò all'altezza della lapide, reggendosi sulle ginocchia piegate. La vergogna stava lasciando spazio ai ricordi lontani della loro infanzia e adolescenza perduta. "Non sai come mi manchi, Sam. Ogni giorno. Oggi avrei bisogno di un tuo consiglio, di un tuo aiuto e forse anche di un cazzotto in pieno viso perché, credimi, me lo meriterei tutto." Deglutì, passandosi una mano tra i capelli impregnati dal freddo.
Si chiese cosa avrebbe detto suo fratello se veramente fosse stato lì. Cosa avrebbe detto del suo avvicinamento non proprio innocente nei confronti di Raissa? Sicuramente sarebbe partita una lite, magari qualche cazzottata tra fratelli e si sarebbe risolto tutto. Leonard avrebbe voluto avere quella opzione, avrebbe voluto avere l'opportunità di scegliere. Magari soffocare l'attrazione che provava per quella donna sarebbe stato più semplice, quasi obbligatorio, e ci sarebbe riuscito per il bene della sua famiglia, per restare tutti uniti.
Leonard spazzò via, con una mano, un po' di neve dalla lapide. "Non pretendo il tuo perdono. Vorrei solo chiederti di star vicino alla donna che hai amato e che io sto amando. Soltanto questo ti chiedo. E se ti avanza un po' di tempo, guardami le spalle." Concluse, rialzandosi da terra per terminare quel breve saluto. Iniziava a sentire il respiro venirgli meno, le mani diventare sempre più fredde per via della neve e gli occhi sempre più lucidi.
Un'altra importante prova l'attendeva a casa.
Lanciando un ultimo sguardo carico di rispetto alla tomba di suo fratello, Leonard tornò sui suoi passi per uscire da quel luogo sacro. Quando riattraversò le sue impronte nella neve, intravvide delle altre. Più piccole.
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Quante gocce nel mio mare
Historical FictionNew York, anno 1915. In una Riverdale pacifica e lontana dal caos della guerra, Amelia Putnam vive appieno i suoi sedici anni e si prepara a compierne diciassette tra pochi giorni. Ma solo il giorno dopo il suo compleanno, il 7 Maggio, il destino è...