Capitolo 24

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Quando pioveva, Golden Falls, tendeva ad assumere delle sfumature tetre, di un grigio anche più cupo di quello del cielo. Poteva essere il paradiso in terra, di giorno, ma di notte quella villa si trasformava. Anche un semplice sonno tranquillo poteva rivelarsi agitato, confuso, un vero incubo. Così era una semplice dimora, così era la vita.

Dopo il ricevimento dei Putnam in onore dei novelli sposi, ora nella loro dimora a Staten Island, Leonard e Raissa si erano dileguati tra le mura di Golden Falls per un adeguato ultimo saluto. Sarebbe partito quella sera per la base militare di Riverdale e, l'indomani all'alba, per la Francia. Avevano fatto l'amore, entrambi con bisogno, passione, ma anche dolore. Si erano graffiati e morsi nella speranza di ritrovare quei segni, quando si sarebbero rivisti. Se ciò era accaduto, significava che non era passato molto tempo.

Raissa non ci credeva. Dopo che se ne era andato, aveva sentito il suo cuore pesare come un macigno nella gabbia toracica. Troppo bene conosceva quella sensazione e, per un secondo, aveva sperato sul serio di non riviverla mai più. Anni dopo, si trovava ancora al punto di partenza. Ancora ad attendere il ritorno dell'uomo che amava, ancora ad avere sonni inquieti, ancora a piangere, ancora a pregare.

La sua prima notte da sola ed era già tormentata da cadaveri, pozze di sangue, urla, e mitragliatrici che sparavano all'impazzata. Era semplice, quindi, che si potesse materializzare il bel viso di Leonard in mezzo a quello di emeriti sconosciuti, sporco di sangue e con gli occhi sbarrati.

Quando un fulmine, in lontananza, squarciò il cielo notturno delle campagne di Riverdale, Raissa si svegliò di soprassalto con un urlo, realizzando di essere nel suo letto e non in un campo di battaglia, circondata da morti. Con assoluta calma, cercò di riprendere fiato, grondante di sudore e con il cuore che batteva a mille. Poggiò la testa alla testiera del letto, passandosi una mano sul viso spossato.

Era solo un incubo. Soltanto un incubo. Si ripeteva, più che altro per convincersi che sarebbe andato tutto bene, l'incontrario di ciò che aveva visto.

Allungò una mano verso il comodino, cercando alla cieca la brocca d'acqua, avvertendo la gola secca e la sua insopportabile sensazione. La trovò vuota. Sospirò, non avendo nessuna voglia di alzarsi e né tantomeno di scendere le scale. Avvertiva ancora il sonno avere la meglio sulla ragione ma sapeva che non sarebbe riuscita a riaddormentarsi facilmente, senza prima aver bevuto dell'acqua.

Con un gesto scansò le coperte, poggiando i piedi sul pavimento. Si diede qualche minuto per far abituare la pianta calda al freddo. Strabuzzò gli occhi, avvertendo un rumore di porte che si chiudevano al piano inferiore. Fuori dalla villa, intanto, continuava a piovere e a tuonare, di tanto in tanto.

"Elizabeth? Sei tu?" La moglie di Maurice aveva avvertito Leonard che sarebbe andata a trovarla solo il giorno seguente. Era impossibile che, in mezzo ad una tempesta, fosse giunta fino a lì.

Escludendo quell'ipotesi, strani pensieri si impossessarono della sua mente. Issandosi in posizione eretta, camminò fino fuori il corridoio. C'erano delle candele accese, per tutta la hall inferiore e anche nelle cucine. Respirò piano, guardandosi intorno alla ricerca di un'arma di difesa. Riuscì solo a trovarne una, accanto allo specchio del piano inferiore, proprio vicino alla porta delle cucine.

"Leonard?" Chiamò, ma come immaginava non ottenne alcuna risposta. Aveva ipotizzato, per un istante, che fosse tornato, che i marines non avevano bisogno dei suoi servigi. L'aveva esclusa quasi subito, però, pensando che se veramente si fosse trattato di lui, sarebbe corso al piano superiore e l'avrebbe salutata con un bacio, invece che farle prendere un infarto.

Impugnando con più insistenza un ferro che serviva per attizzare il fuoco e vestita solo di una vestaglia lunga color panna e con i ricami bianchi, Raissa si avvicinò alla soglia delle cucine. Poche candele accese e una figura maschile, seduto al tavolo che dava le spalle alla porta. Beveva del whisky direttamente dalla bottiglia. Un altro fulmine illuminò la stanza, accompagnato da un tuono, in modo che Raissa potesse studiare di spalle quella figura. Non sembrava un ladro. Un ladro non vestiva di camicia bianca, bretelle nere e pantaloni dello stesso colore.

Quante gocce nel mio mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora