Golden Falls sembrava nascondersi in mezzo alla neve. Circondata da ventidue pini alti e spogli, era ben visibile al pubblico. Ci si poteva accedere tramite un vialetto di breccia, separato da un sentiero da un alto cancello nero che sapeva di vernice fresca e con a lato una targhetta d'argento che recitava il nome della dimora. Vedendola dopo tanto tempo, Leonard si disse che gli operai che aveva assunto avevano fatto un buon lavoro. Quelle mura, che rappresentavano parte della sua infanzia, richiamavano vecchi e felici ricordi.
Dalla lunga balconata della camera da letto, quella padronale, si poteva ammirare la bellezza del panorama della penisola. Specialmente in primavera e in estate, si poteva godere dello scorrere dell'acqua di Hunter Island. Golden Falls, infatti, era una piccola perla nascosta nel cuore di Pelham Bay Park. Nome nato per la bellezza delle acque che, all'imbrunire nelle belle stagioni, tendevano ad assumere una tonalità d'oro sporco.
Un pozzo antico in mattoni grigi dava il caldo benvenuto ai suoi ospiti.
Prima di proseguire, Leonard si voltò verso Raissa. L'espressione della russa era sempre più sorpresa, passo dopo passo. Ancora confusa da ciò che stava succedendo, continuava a ripetersi a chi appartenesse quella graziosa e sofisticata dimora. La mano dell'uomo non aveva lasciato quella della donna un solo istante, da quando si erano fermati all'entrata del lungo sentiero. E per far sì che Raissa tornasse al presente, Leonard la strinse con maggiore forza. Per una frazione di secondo, i loro sguardi, si incontrarono. Luminosi e ridenti, i loro sorrisi erano in perfetta armonia con l'ambiente che li circondava.
Dentro di sé, Leonard recuperò una secchiata di coraggio, di almeno cinque litri, e si fermò davanti alla porta d'ingresso, in mezzo a due colonne lisce e così bianche che sembravano sparire in tutto il manto nevoso che circondava loro e quella casa.
"Hai con te la chiave?" Le chiese l'uomo, con una nonchalance che non faceva che aumentare l'ansia nel cuore della donna.
Con un gesto abbastanza svelto, Raissa recuperò la piccola chiave dorata all'interno del piccolo scrigno di legno. In quell'istante si accorse di stare tremando, ma non per il freddo. Deglutì, tendendo a mezz'aria la chiave e guardando dubbiosa Leonard. "Perché mi hai portata qui?"
"Noto con piacere che, in tutto questo tempo, tu non abbia mai smesso di farti troppe domande." Le rispose divertito, prendendole la chiave e infilandola nella toppa. Bastarono due giri, prima di spalancare la porta e cogliendo i primi particolari della hall.
Il pavimento era di un legno lucido e scuro, quasi tutto coperto da un tappeto borgogna. Una scala curvata, dai gradini in marmo bianco, era davanti a loro. Un arco, verso la loro destra, dava accesso ad una lunga sala grande arredata con un grande tavolo e sei sedie della stessa fattura. C'erano quadri che rappresentavano paesaggi, cavalli sulla sabbia e ritratti di donne ben vestite. Tutti incorniciati da una luminosa e nuova cornice d'oro.
"Continuo a non capire." Commentò Raissa, cercando di riprendere un respiro regolare. Sentiva un gran calore per tutto il corpo da rendere il freddo di quelle mura quasi superfluo.
Leonard chiuse la porta d'ingresso, raggiungendola al centro della hall. "Questa è casa tua."
"Come?" Dire che fosse sorpresa era poco. Raissa sbarrò gli occhi, stupita da tale cosa. Non avrebbe mai pensato ad un regalo di così tanto valore.
Leonard era estremamente divertito dalla sua reazione. Era certo che quel regalo l'avrebbe stupita, in tutto e per tutto. Ed ora avrebbe dovuto spiegarle ogni cosa. "Vedi, questa villa era di mia zia Evelyn, quando viveva qui nel Bronx. Quando si trasferì nel centro di New York, decise di venderla a mio padre. E lui aveva deciso di donarla a te e Sam come regalo di nozze. Quando poi lui è..." Si bloccò, verificando se il proseguire delle sue parole l'avrebbe gettata nel turbamento di vecchie ferite. "Morto, pensò bene di interrompere i lavori di ristrutturazione. Circa un mese fa ho ingaggiato alcuni operai che mi avevano garantito la conclusione della villa per Gennaio e quindi... eccola qui!" Terminò, allargando le braccia per indicare le mura ben dipinte.
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Quante gocce nel mio mare
Ficción históricaNew York, anno 1915. In una Riverdale pacifica e lontana dal caos della guerra, Amelia Putnam vive appieno i suoi sedici anni e si prepara a compierne diciassette tra pochi giorni. Ma solo il giorno dopo il suo compleanno, il 7 Maggio, il destino è...