Senon era stata interamente bombardata e conquistata dai tedeschi, lo scorso Settembre. Non c'era da stupirsi, quindi, se ci si ritrovava dinanzi a quello che era molto simile ad un paese fantasma. Le famiglie che avevano potuto abbandonare la città avevano raggiunto quelle vicine, probabilmente quelle vicine a Verdun, in cerca di aiuto all'esercito francese. Alcune abitazioni, così come le chiese, erano state buttate giù dalle bombe. Pareti distrutte, colonne che reggevano il nulla, montagne di mattoni ammassate tra loro, mosche e ratti che bacchettavano con i corpi delle persone che non erano riusciti a salvarsi.
Il buio aveva iniziato ad avvolgere le rovine di Senon quando, Cameron ed Amelia, giunsero finalmente nell'unica abitazione che sembrava ancora reggersi in piedi. Di riparo vero e proprio rimaneva solo il piano terra, giacché le scale di legno erano crollate. Non c'era una sedia stabile, un divano, neanche qualcosa da mangiare o da bere. Ma Cameron era riuscito a ritrovare la borsa preparata dalla moglie, che Elmira aveva calciato lontano, quando era giunto nel luogo dov'era appostato il velivolo. Era stato allora, da come le raccontò in seguito, che con la sua assenza aveva notato che qualcosa non andava nel verso giusto. Aveva raccolto lo zaino e aveva seguito le orme nel fango, riconoscendo subito quelle di un paio di stivali militari. Era giunto al lago proprio nel momento in cui aveva visto Elmira spingere Amelia nell'acqua. Così Cameron aveva sparato alla schiena della tedesca, lasciandola cadere a peso morto nel fango. Nessuno l'avrebbe mai incolpato della vicenda, vivendo con il fiato dei francesi sul collo.
Aveva provato rimorso? Affatto. Dal momento in cui aveva visto Amelia, con le mani legate, cadere in acqua, il suo cuore aveva perso un battito. Anche quando si era gettato nel lago ghiacciato, ogni secondo che passava e non riusciva a riportarla in superficie, aveva creduto di averla persa per sempre. Era stato troppo sollevato per essere arrabbiato quando, le aveva sentito dire di amarlo, di essere pronta a buttarsi nel fuoco della guerra insieme a lui, pur di stargli vicino. Per la prima volta scopriva di ammirarla per quel coraggio, la vedeva notevolmente cambiata. Più donna e meno ragazzina. Anche nel corpo, quando la spogliò davanti ad un fuoco che aveva acceso per fare l'amore, vide quelle forme più piene, sode.
Cameron non riuscì a controllarsi, baciando ogni centimetro di quel corpo ancora bagnato. Voleva sentirla sua, voleva sentirla ancora tra le sue braccia, come nella loro prima notte di nozze. La scaldò in gran parte con l'uso del proprio corpo, entrando dentro di lei e lasciando la guerra fuori da quella abitazione mezza distrutta. Si dimenticò del piano, per godersi un attimo di puro piacere con sua moglie. Rammentò a sé stesso quanto fosse bello poter godere delle sue carezze, della sua bocca, anche in un clima tetro come quello che si respirava ad ogni angolo della Francia. In quel momento, Cameron sentì di non aver bisogno di nient'latro che di Amelia. Ed era lo stesso pensiero che attraversava la testolina di quest'ultima, che aveva rischiato la sua vita pur di ricongiungersi al marito.
Lo scoprì ancora più passionale delle prime volte e lei più indispettita. Graffiava la sua schiena, mordeva una sua spalla, e si lasciava andare a pesanti gemiti e sospiri che inondavano la stanza, riscaldandola sia con il fuoco del camino, sia con il fuoco dei loro corpi uniti. Cameron sembrò particolarmente compiaciuto di quel trattamento, delle sue iniziative, specialmente quando se la ritrovò sopra, cavalcandolo come un'amazzone.
"Niente male per una principiante." Le sussurrò ad un orecchio con fare malizioso, sentendola fremere su di lui.
Amelia gli sfoderò uno dei suoi sorrisi impertinenti. "Ah, sta zitto!" Esclamò con il fiato corto, volgendo la testa all'indietro nel momento in cui sentì qualcosa di caldo, come un'inondazione, un fiume, riempirla completamente.
Cameron strinse le labbra, sentendo il suo piacere liberarsi dentro sua moglie. Stettero così ancora per un po', esattamente come la prima notte di nozze. L'abbracciò, baciandole le labbra secche e ansimanti. Come una bambina, sentì Amelia muoversi e rannicchiarsi contro di lui, riprendendo un respiro regolare e beandosi di quegli istanti passanti in sua compagnia. Sembrava nascondersi da qualcosa, forse da un tempo tiranno che, presto o tardi, gli avrebbe divisi nuovamente.
STAI LEGGENDO
Quante gocce nel mio mare
Historical FictionNew York, anno 1915. In una Riverdale pacifica e lontana dal caos della guerra, Amelia Putnam vive appieno i suoi sedici anni e si prepara a compierne diciassette tra pochi giorni. Ma solo il giorno dopo il suo compleanno, il 7 Maggio, il destino è...