CAPITOLO 25 - Diversi

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Sam aprì gli occhi. Era sul letto di Lilith e stringeva tra le mani il suo diario. Non ricordava né come né quando si fosse addormentato.

Affondò il viso nel cuscino di lei. Strinse le lenzuola tra le mani.

"Sveglia! È mattina!".

Samael sentì delle grida provenire dal piano inferiore.

Amon dava il suo fastidioso "buongiorno", battendo sul fondo di una pentola con un cucchiaio di legno.

Caim e Dagon balzarono dal divano, spaventati.

- Che succede, Caim?!

- Amon è impazzito!

Samael scese dal letto e raggiunse gli amici in salotto.

"Ma devi per forza farci prendere un infarto per svegliarci, Amon?!".

Si grattò la testa, assonnato.

- Chiedo perdono, Signore...

- Non importa... Ma non farlo mai più.

- Certo... Ho preparato la colazione!

Amon corse in cucina e tornò con un vassoio pieno di dolci e toast, con al centro una brocca colma di succo d'arancia.

"Servitevi pure!", disse.

Sam prese un toast. Sospirò.

- Compagni...ormai siamo umani a tutti gli effetti, non credete?

Indicò il toast.

Dagon intervenne.

- Il fatto che mangiamo come gli umani non implica che siamo come loro, non crede?

- Forse hai ragione... Ma il fatto che io abbia perso le mie facoltà demoniache...sì, lo implica. Ed è evidente che voi state prendendo la mia stessa strada, ragazzi. Non dovete farvi influenzare da me...

Caim li interruppe.

- Vi sbagliate. Non abbiamo perso le nostre capacità. Le abbiamo solo messe da parte, oscurate in un angolo. Dobbiamo soltanto impegnarci per tornare a controllarle.

Samael annuì.

- Ora come ora siamo deboli. Ma non possiamo arrenderci. Se c'è un modo per ritrovare la nostra forza, allora proveremo, fino alla fine.

Amon sorrise.

- Ha ragione, Signore! Ma prima, amici, finite di fare colazione.

Gli altri lo fissavano confusi mentre lui, con la classe di un nobiluomo, spartiva dolcetti e toast ai suoi compagni e versava loro del succo d'arancia.

"Tu, Amon, sei il più umano di tutti", disse Caim, rassegnato, ma anche un po' divertito, dandogli una pacca sulla spalla.

Intanto, anche per Lilith si era fatto giorno.

Aveva passato la notte seduta in un angolo e aveva dormito pochissimo.

Uno spiffero d'aria attirò la sua attenzione.

"Buongiorno, bambolina...".

Alastor era apparso davanti a lei.

- Dormito bene?

- Secondo te?!

- Non dovresti rivolgerti a me con questo tono! Potrei ucciderti subito!

- Ma non lo farai, scommetto...

- Vuoi vedere?!

Alastor avvicinò la mano al collo di lei. Stava per toccarla, ma si pietrificò: notò il segno dei lacci delle scarpe. I suoi occhi si fecero ancora più inquietanti.

La sposa del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora