CAPITOLO 30 - Tensione

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Alastor camminava avanti e indietro nella Sala del Trono. Era parecchio scocciato. Il suo fedele generale lo seguiva con lo sguardo, tenendo le mani dietro la schiena.

- Oh, Abigor...sono estremamente stufo di quella ragazzina... Non riesco più a sopportarla! Ha anche avuto il coraggio di scappare!

- Signore, porti pazienza...

- La mia pazienza ha un limite... Sono davvero tentato ad ucciderla subito...

- Si ricordi che lei le serve...

- Lo so... Non vedo l'ora che questa buffonata finisca. Avrò il mio trono, Abigor.

- Certo, Signore. Ma perché non si svaga un po'...?

- Svagarmi?!

- Può fare una camminata... Magari può andare a perlustrare il "terreno di battaglia"...se ci sarà una battaglia...

- La battaglia ci sarà, indipendentemente dal comportamento di Lucifero. Devo annientarlo.

- E allora vada a dare un'occhiata...

- Dopo tutto...perché no?!

Alastor sparì.

Nel frattempo, Sam e i suoi compagni si allenavano.

Raphael osservava tutti con lo sguardo attento di un maestro.

- Dagon, devi migliorare i riflessi. E ricorda, quella è una spada, non un'ascia...

- Lo terrò a mente, Raphael.

Mentre correggeva la tecnica del demone, l'Arcangelo scorse una figura da lontano. Impallidì.

"M-ma quello...quello è Alastor!".

Il nemico passeggiava amabilmente osservando il luogo.

Sam sobbalzò. "Dobbiamo andarcene subito!".

Michael scosse il capo.

- Non possiamo andar via. Alastor ci percepirebbe. Siamo in trappola, Lucifero.

- Ma che dici, Michael?! Abbiamo la barriera.

- Alastor è molto potente. Potrebbe riuscire a percepirla...

- Allora che si fa?!

- Si spera che non si accorga di noi.

Tutti si riunirono intorno a Samael.

"Non muovetevi e non fiatate", sussurrò Michael, muovendo le labbra il meno possibile.

Il gruppo stava immobile, teso e nel silenzio più assoluto.

Tutti osservavano Alastor gironzolare a pochi metri dalla barriera, sperando che se ne andasse senza accorgersi di nulla.

Amon non riuscì a resistere. "Non ce la faccio...", sussurrò.

La risposta che ricevette fu un "Shhhhh" collettivo provenire da tutti i membri del gruppo.

Alastor si voltò verso di loro. Aveva sentito qualcosa.

Si avvicinava con l'aria di un velociraptor pronto a balzare a sorpresa sulla preda. Seguiva il suo istinto. Feroce.

Amon era sconvolto. "Eccolo...eccolo...", sussurrava, tremando.

"Vuoi stare zitto?!", bisbigliò Caim.

Alastor si avvicinava sempre di più, facendo aumentare la tensione del gruppo.

Voltava il capo a destra e a sinistra, con aria minacciosa.

Era a pochi passi dalla barriera.

Poi a pochi centimetri.

I ragazzi si pietrificarono.

Nithaiah portò la mano sulla sua coscia destra. Iniziò ad alzare la lunga gonna.

Caim capì cosa stava per fare e la fermò, afferrandole la mano.

Alastor stava per sfiorare la barriera, spinto dal suo istinto.

Il gruppo aveva perso ogni speranza. Era ora di lasciare spazio alla rassegnazione.

"Non siamo pronti per affrontarlo...e gli altri angeli arriveranno domani...", bisbigliò Michael.

"Silenzio", sussurrò Amon.

Michael e gli altri si voltarono verso di lui, guardandolo con aria di disappunto.

L'agitazione saliva.

Ma, ad un tratto, Alastor si fermò. Gli sarebbe bastato un altro millimetro per toccare la barriera e accorgersi di loro.

Stette immobile per cinque secondi, poi lanciò uno sguardo agghiacciante avanti a lui, come per mandare un messaggio di sfida.

Si voltò e tornò indietro, con il sollievo di Samael e dei suoi compagni.


Sottocapitolo: CRESCERE

Si fece sera. Sam si sdraiò sul letto, poggiò la testa sul cuscino di Lili e aprì il diario.

Rieccoci. Oggi ho compiuto 14 anni. Ho obbligato i miei genitori a non festeggiare nulla. Ho dovuto insistere ma alla fine hanno acconsentito.

Ho pensato ad una cosa molto importante. Vedi, diario, il tempo passa. Passa per tutti. Ormai ci conosciamo da un anno. È volato così in fretta. E io sono di un anno più grande. Allora ho pensato che sarò sempre più grande, e questo mi spaventa. Perché finché sei piccolo, certe cose della vita non ti toccano. Ti senti come un vulcano in esplosione e tutto ciò che hai intorno ti attira e ti incuriosisce. Hai voglia di scoprire tutte le bellezze del Mondo, da bambino, e ti affascinano anche le cose più semplici. I bambini si accontentano di poco, non hanno malizia, non conoscono il risentimento.

Guardano con gli occhi del cuore.

La mia infanzia era bella proprio perché incosciente. Incosciente del male. Per me la vita era un gioco, un'esplorazione. Ero una piccola esploratrice felice. Sì, felice. Finché non ho dovuto fare i conti con il tempo e con la consapevolezza di crescere. Di per sé non è brutto crescere, no. Ma io ne ho sempre avuto paura. E ora più che mai.

Perché devo aprire gli occhi e vedere cose che non voglio vedere, sentire cose che non voglio sentire. E il punto è che i grandi non possono chiudere gli occhi, non possono tapparsi le orecchie.

E devono vedere e sentire tutto.

Per molti è difficile.

Per me è difficile.

Ti chiedi se voglio tornare bambina? È questo il bello: la mia risposta è NO. Penserai che sono pazza, visto che da quello che ti ho detto poco fa si presume che io sogni una regressione all'infanzia. Sì, la sogno, ma questo non vuol dire che, se potessi scegliere, la sceglierei. Il fatto è che la vita è fatta anche di cose che i bambini non sentono ma che i grandi devono sentire. Se tornassi bambina perderei la consapevolezza delle cose. E non posso permettermelo. E da una parte, neanche lo voglio.

Ti sembrerò masochista, visto che la mia vita è un orrore. Ma è comunque la mia vita. E in qualche modo dovrò pur prenderne le redini, no? Magari sperando che qualcosa cambi...in meglio.

Sam sorrise, chiudendo il diario. Era sempre più orgoglioso di lei.

La sposa del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora