CAPITOLO 3 - Una visita inaspettata

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Satana fece un sorrisetto soddisfatto quando improvvisamente sentì che il momento era arrivato. Finalmente avrebbe avuto compagnia femminile anche in "casa" e questo lo esaltava parecchio, visto che all'Inferno era per lo più circondato da orde di demoni e anime in pena.

"Tra poco sarai mia". Agì, come se fosse a conoscenza di tutto ciò che c'era da fare.

Uno strano istinto lo guidò a St. Louis, nel Missouri. Piombò davanti alla porta d'ingresso di una modesta villetta in stile country, circondata da un giardinetto pieno di nani di terracotta e attraversato da un vialetto in pietre e mattoncini.

"Ma chi è, Biancaneve?!" , si disse, fissando i nanetti.

Suonò il campanello. Nessuno aprì. Bussò tre volte e sentì il rumore di passi svelti provenire dall'interno della casa. A seguire il rumore del catenaccio tolto, il portone si spalancò.

La mascella di Lilith penzolò all'istante, i suoi occhi si sgranarono, rimase immobile. Stava sognando? Davanti a sé aveva un giovane uomo vestito in maniera elegante ma retrò, prestante di fisico, alto, moro, con una leggerissima barbetta sexy a contornargli il viso e dei profondi e coinvolgenti occhi azzurro ghiaccio, in cui perdersi. Capelli neri più del nero della notte, taglio corto ma non troppo e ciocche mosse e un po' ribelli.

Lilith si stava sciogliendo davanti a quella figura celestiale e stava letteralmente cominciando a sbavare. Poi si riprese e si accorse che il suo ospite aveva stampato in faccia un sorriso esageratamente soddisfatto.

La ragazza inclinò il capo a mo' d'interrogativo, senza spiccicare parola. Lui fece un leggero inchino in modalità feudalesimo.

"Buondì, fanciulla. Mi presento: il mio nome è Samael e sono venuto qui per averti in sposa".

Lilith pensò di essere una vera sfigata perché, per una volta che un bel ragazzo bussava alla sua porta, si rivelava immediatamente un cretino. "Ecco, il sogno è durato davvero poco", mormorò, delusa e amareggiata.

"I tuoi sogni stanno per cominciare, donzella!".

Satana indicò se stesso e fece un gesto col braccio e la mano per indicarsi dalla testa ai piedi. Era molto sicuro di sé. Troppo. La ragazza fece un passetto indietro.

"Scusa, ma chi diavolo sei tu?! Apro la porta e mi trovo davanti un pazzo che mi fa una pseudo proposta di matrimonio! Ma hai tralasciato un piccolo dettaglio: io non ti conosco".

"Ben detto, 'Diavolo'! Ebbene, io conosco te, Lilith. Quel nome l' ho scelto io".

Samael sorrise, strizzò l'occhio e mosse sensualmente un sopracciglio.

"No, quel nome lo hanno scelto i miei genitori, pazzo psicopatico; e se entro dieci secondi non porti via di qui il tuo sexy e sodo posteriore, ti mando via io a calci, perché sono già fuori di testa di mio e non mi servono matti a domicilio, grazie".

Lilith fece un'occhiataccia a Samael, che si tirò indietro di tre passi, alzando le mani.

"Ok, ok, sei una puledra da ammaestrare... Beh, mi piacciono le sfide...".

Dopo aver sentito quella frase, Lilith sbatté violentemente la porta in faccia al Diavolo in persona.

"Ok, ricominciamo da capo. E' evidente che la ragazza ha un bel caratterino", pensò il conquistador fallito.

Fece un respiro profondo e suonò di nuovo il campanello.

Lilith aprì scocciata e si trovò davanti lo stesso uomo che però adesso era vestito da motociclista, avvolto da pelle nera e borchie dalla testa ai piedi.

La sposa del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora