Prologue.

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Prologue. 

 - Ehi quattro occhi! - pronunciò una voce squillante. Harry ignorò quelle parole, nonostante sapesse benissimo che erano rivolte a lui. 

Continuò a camminare a testa bassa, mordendosi il labbro inferiore per la paura. 

- Non ti conviene ignorarmi, sfigato! - continuava lo stesso qualcuno che aveva iniziato quella conversazione. Harry sapeva bene che era meglio fermarsi ed ascoltarlo perché con lui non si scherzava. 

Louis Tomlinson era un ragazzo di vent’anni. Per la sua età, avrebbe già dovuto trovarsi al college, ma due bocciature lo avevano bloccato ancora all'ultimo anno di liceo. Era un ragazzo robusto che tuttavia non vantava una grande altezza. I suoi capelli erano tinti di un rosso scuro, ma che non era spento. I suoi occhi erano grandi e azzurri: Harry si chiedeva spesso perché la natura avesse destinato degli occhi così angelici a un ragazzo che non aveva neanche l'idea di essere un angelo. Il suo corpo era ricoperto di tatuaggi, di tutti i tipi e di tutte le grandezze. Due orecchini neri bucavano i suoi lobi, mentre un anello nero attraversava una narice. 

Tutti lo conoscevano alla Lincoln High School e di certo non aveva quella notorietà per gli anni passati lì dentro. Quando arrivavi nella scuola dovevi sperare di essergli simpatico: solo così avresti vissuto gli anni seguenti tranquillamente e senza problemi; se invece, per qualche motivo, non gli andavi a genio, la tua vita non sarebbe stata semplice. 

Sfortunatamente Harry rientrava in quest'ultima categoria di persone e, da quando mise piede in quell'edificio, la sua esistenza fu a dir poco travagliata: era stato preso di mira da Louis e il suo gruppo e ogni giorno subiva bullismo da loro. Gli interventi del preside e dei professori non erano serviti a nulla. 

- Lo vedi che allora capisci? - disse Louis, spingendo il ragazzo con le spalle contro gli armadietti. Nei corridoi non c'era nessuno dato che le lezioni erano già terminate da tempo. 

- Che vuoi, Louis? - sibilò Harry con voce rotta a causa del braccio di Louis premuto sul suo collo a bloccargli il respiro. 

- Dammi i tuoi soldi! - 

- Non li ho con me oggi... - 

- Non ci credo! I figli di papà come te ne hanno sempre le tasche piene! - 

- È la verità! - 

- Allora sarà un problema perché non potrai ricomprare questi... - 

- Louis, cosa...? -. Il più grande afferrò gli occhiali di Harry, li scaraventò a terra. La caduta frantumò le lenti, mentre un calcio violento fece a pezzi la montatura nera. Harry si inchinò per raccogliere ciò che ne rimaneva. Sentiva già le lacrime pungergli gli occhi: non era la prima volta che Louis distruggeva qualcosa di suo, ma sopportava quei soprusi da ormai cinque anni e ne era davvero stanco! 

Il ragazzo dai capelli rossi afferrò la chioma nera di Harry, alzando così il suo volto con forza e - Domani voglio i soldi, Styles! - ordinò. Poi scomparve, mentre Harry cominciava a piangere. 

Harry Styles aveva diciott’anni. Sognava di diventare regista e, fin da bambino, si era impegnato per realizzare questo progetto. A scuola aveva sempre avuto i voti migliori e fu gran parte merito dei genitori, che gli fecero sempre frequentare gli istituti migliori. La sua famiglia era molto ricca ed era questo uno dei motivi per cui Louis Tomlinson lo odiava: lui credeva che Harry avesse tutto e che non dovesse mai faticare per ottenere qualcosa. Credeva che gli bastasse schioccare le dita per avere ciò di cui aveva bisogno. Era convinto vivesse una vita perfetta e così pensò bene di movimentargliela un po' con qualche dispetto e qualche molestia. Due volte a settimana gli chiedeva dei soldi ed Harry era costretto a darglieli: era il suo denaro per il pranzo e consisteva in circa quindici sterline, a volte venti. 

Quel giorno però Harry aveva già mangiato dato che si era fermato a scuola più degli altri e così Louis era rimasto senza niente. 

- Harry! Che succede? -. I passi veloci di due ragazzi si avvicinarono. Erano Niall Horan e Liam Payne, i suoi due migliori amici. A differenza sua, loro erano del tutto ignorati da Louis, più o meno. 

- È stato Tomlinson? - sbottò Niall. Anche lui era un ragazzo di diciott’anni. I suoi capelli tinti di biondo, accompagnati ai suoi occhi celesti, lo facevano apparire come il classico principe azzurro delle favole. 

Harry annuì alle parole dell'amico e si asciugò una lacrima che stava scendendo dai suoi enormi occhi verdi. 

- Deve smetterla, cavolo! - intervenne Liam. Anche lui era dello stesso millesimo di Niall, 1994. Era un ragazzo alto e magro. I suoi occhi erano marroni e soltanto guardandoli potevi capire quanto dolce fosse quel ragazzo. I capelli castani, invece, erano rasati ai lati della testa e soltanto sopra erano leggermente più lunghi. 

- È inutile: sapete com’è fatto... - rispose Harry. 

- Non è giusto che tu subisca tutto questo! - 

- Liam, lo subisco da parecchio tempo ormai. Tra poco sarà tutto finito e non lo vedrò più - 

- E se le cose peggiorassero? - 

- Non credo possano andare peggio di così... -. 

I tre ragazzi uscirono dall'edificio e raggiunsero ognuno la propria bicicletta per tornare a casa. Nonostante Harry avesse una famiglia milionaria, la madre continuava a mandarlo a scuola con quel vecchio veicolo: lei non voleva che il figlio godesse di lussi esagerati e superflui. 

Dopo circa tre isolati, Harry fu a casa. Parcheggiò la bicicletta nel suo giardino e si diresse verso la porta. 

- Dove sono i tuoi occhiali, tesoro? - domandò Anne, sua madre, appena il figlio entrò nell'abitazione. 

- Mi si sono rotti... ehm... facendo educazione fisica... - la sua voce era insicura e se sperava di convincere la madre in quel modo, si sbagliava di grosso. 

- È stato quel Tomlinson, vero? - 

- È stato un incidente, mamma - 

- Non credo che qualcosa di casuale possa ridurre degli occhiali in questa maniera! Cosa è successo, piccolo? - 

- Ciò che succede dal primo giorno di liceo - 

- Devo assolutamente fare qualcosa, sebbene ogni tentativo sembri essere un buco nell’acqua con quel ragazzo - 

- Non fare niente! Non voglio che ti accada nulla: con Louis non si può mai sapere - 

- Se mi dici così, non me ne starò più tranquilla, lo sai - 

- Mamma, gli ho tenuto testa a lungo: posso farlo ancora. Fidati di me! - 

- Io mi fido di te, ma... - 

- Grazie, mamma! -. Harry baciò la madre sulla fronte e andò nella sua camera, troncando il discorso. 

Quando entrò nella sua stanza, aprì il comodino accanto al suo letto e indossò un altro paio di occhiali: Anne aveva fatto aggiustare anche quelli. Fatto ciò, aprì lo zaino e cominciò a studiare. 

Prese il libro di musica e lo aprì all'argomento "Jazz". Iniziò a leggere, quando un nome attirò la sua attenzione: Louis Armstrong, uno dei più famosi trombettisti e cantanti americani del genere. 

Non c'era via d'uscita: Louis Tomlinson era destinato a rimanere nei suoi pensieri.

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora