35. Pain.

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La nuova attrice per lo spettacolo teatrale si chiamava Emily e non era stato molto semplice sceglierla, soprattutto perché Harry non era di certo in vena di dare consigli. La scelta era stata fatta da Hemmings e Justin alla fine e il riccio non aveva dimostrato esserne infastidito: in fondo lui non aveva proprio la testa per impegnarsi in una decisione così importante.  

Aveva passato il Sabato pomeriggio, la Domenica e il Lunedì – giorno in cui la commissione teatrale si era riunita per scegliere l’attrice – a pensare a Louis e a quello che era successo tra loro. Erano tre giorni che non si sentivano, calcolando che era Martedì e forse era arrivato il momento di parlare.  

Harry era ancora molto arrabbiato, ma allo stesso tempo non riusciva a fare a meno di Louis. Aveva bisogno del suo sorriso, delle sue carezze, dei suoi abbracci, dei suoi baci; aveva necessità di essere toccato da lui e di fare l’amore con lui.  

Quei tre giorni erano stati duri da superare e il pensiero di doverne affrontare tanti altri alla stessa maniera lo uccideva.  

Così, quando quel pomeriggio arrivò in teatro e lo vide già sul palco intento a mangiarsi un panino tutto da solo, capì che era arrivato il momento di affrontare il problema. Silenziosamente e a testa bassa si avvicinò e siccome non riusciva neanche a dire un “Ciao” per iniziare, decise che un colpo di tosse sarebbe stato utile per attirare l’attenzione.  

Louis immediatamente si accorse di lui, sentendo la sua presenza, e divenne rosso e nervoso. Harry si stava avvicinando e gli sembrava, se possibile, ancora più bello dell’ultima volta in cui lo aveva visto. Sentì il cuore battere, ma allo stesso tempo desiderò che non battesse; desiderò di non amare Harry perché avrebbe fatto meno male il tradimento che gli aveva recato se non avesse provato nulla per lui.  

Dunque rimase in silenzio e smise di mangiare. Fissava le ginocchia ora, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Negli occhi di Harry avrebbe visto tutto ciò che aveva perso in una notte e si sarebbe sentito uno schifo ancora di più.  

- Louis, penso dovremmo parlare – iniziò Harry.  

- Lo penso anche io – e alzò la testa, lasciando che un fascio di luce lo colpisse in pieno volto.  

E fu allora che Harry la notò: una piccola, viola, quasi sbiadita macchia sul collo di Louis. Appariva come un segno, un livido lasciato da una bocca…  

In quel momento Harry comprese e l’espressione del suo volto divenne seria, triste e amareggiata. Per la prima volta Louis incontrò i suoi occhi ed eccolo, lo sguardo deluso, quello che non avrebbe mai voluto vedere perché, be’, Harry aveva capito.  

Senza aggiungere altro, si girò e a passi lunghi se ne andò dal teatro.  

- Ti prego, Harry, fermati! – disse, dopo averlo raggiunto e afferrato per un braccio.  

- Non provare a toccarmi! Mi fai schifo, Louis! – e si liberò dalla presa con le lacrime agli occhi.  

- Harry, non ha significato nulla, te lo giuro! – pianse.  

- Non ti credo! Ci hai messo poco a rimpiazzarmi e farti subito un altro. E poi tu sei quello che diceva di amarmi! Com’era: “come fai a mettere in dubbio il mio amore per te?” – citò.  

- Ero ubriaco e non so che cosa mi sia preso –.  

- Adesso cerchi anche delle scuse? Sei davvero così squallido che non riesci neanche ad assumerti la responsabilità delle tue azioni? –.  

- Harry, ascoltami – e lo sfiorò di nuovo.  

- TI HO DETTO CHE NON DEVI TOCCARMI! – urlò istericamente, mettendosi le mani nei capelli fino a tirarseli. – Dimmi solo chi -.  

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora