6. Sorry.

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Erano passati due giorni da ciò che era successo nell'aula di biologia e di Louis neanche l'ombra: era come se non fosse mai esistito.  

Era il cambio dell'ora. Harry si diresse verso il suo armadietto per cambiare i libri. Aprì lo sportello e cadde sui suoi piedi un foglietto. Lo raccolse e notò che c'era scritto qualcosa:  

"Ore 18:00. Retro del Lincoln. - L."  

Non ebbe dubbi che quella "L" stesse per "Louis": il ragazzo gli aveva appena dato un appuntamento e forse lo aveva fatto per raccontargli tutto.  

A questo punto Harry si chiedeva se avesse ancora senso sapere la verità. Perché aspettare tanto? Non avrebbe potuto dire tutto subito? Inoltre, che certezze aveva Harry che Louis volesse incontrarlo per rivelargli il suo segreto? Non voleva più fare la parte dello stupido e non voleva più essere una pedina, mossa in un gioco in cui il solo vincitore e stratega era Louis.  

Quindi chiuse l'armadietto, prese i libri e gettò il biglietto nel cestino dei rifiuti nella classe accanto. Il foglio di carta era sul fondo di quella busta di plastica nera e con quello, Harry aveva buttato anche l'invito di Louis.  

Fu una decisione presa forse troppo velocemente, ma non sarebbe tornato indietro. Per giorni aveva provato a parlare con lui ed era sempre stato ignorato: una volta aveva rischiato anche di essere aggredito ancora! Ora non voleva correre da Louis, come un cagnolino che scatta agli ordini e ai comodi del padrone. Sapeva che il segreto di Louis riguardava la rappresentazione: questo era l'unico motivo che lo faceva sentire insicuro della sua decisione ma, qualsiasi cosa fosse, l'avrebbe affrontata.  

*

Louis era seduto al tavolino del bar della scuola mentre girava con un cucchiaino quello che, a suo parere, era il peggior caffè della storia. Si chiedeva perché il preside non avesse ancora sostituito quel barista: quando le cose vanno male, bisogna cambiarle.  

"A quest'ora avrà già trovato il biglietto..." pensava Louis tra sé e sé. Sperava con tutte le sue forze che Harry si sarebbe presentato all'incontro: gli avrebbe detto la verità e dato ciò che gli doveva dare. Il suo segreto riguardava lo spettacolo e sapeva bene che Harry avrebbe fatto qualunque cosa per prevenire qualsiasi disgrazia che riguardasse l'argomento: per questo avrebbe sicuramente raggiunto alle sei del pomeriggio il posto indicato.  

Qualcosa però, nel suo cuore, gli diceva che non sarebbe stato così semplice: Harry era orgoglioso e sicuramente si era sentito preso in giro da lui; difficilmente avrebbe corso il rischio di esserlo ancora. Si passò le mani tra i capelli: si chiedeva perché avesse scelto di fare le cose così di nascosto. Non poteva semplicemente essere esplicito fin dall'inizio senza tanti sotterfugi? Poi si ricordò che era stata tutta colpa del messaggio di Zayn: se lui non avesse scritto ad Harry quel pomeriggio, Louis non avrebbe mai avuto il bisogno di scappare da lui e di tenere celata ogni cosa. O meglio: avrebbe sicuramente taciuto tutto, ma l'avrebbe fatto senza che Harry sapesse che gli stava nascondendo qualcosa: avrebbe svelato il mistero al momento giusto.  

La collera verso Zayn stava ritornando ma il ragazzo - fortunatamente per lui - adesso si trovava chissà dove.  

- Louis Tomlinson - disse una voce, interrompendo i suoi pensieri. Era il professor Hemmings. - Dobbiamo vedere alcune cose... -. Louis capì e si alzò, seguendo l'uomo. Entrambi andarono in un'aula e rimasero lì per tutta la mattinata. Ciò che fecero, lo seppero soltanto le pareti.  

*

- Che si fa oggi? - domandò Niall.  

- Potete venire da me - propose Liam.  

- Io devo studiare - annunciò Harry.  

- Perché studi tanto se già sai tutto? - continuò Niall.  

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora