33. Slave.

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Dedicated to Giselle_du


La Warwick, agli occhi di Louis, sembrava il palazzo di una qualche famiglia ricca: era immensa, imponente, monumentale, e Louis si sentiva profondamente piccolo rispetto a ciò che aveva davanti. Un muro di siepe circondava l’edificio e si apriva per fare spazio ad un vialetto che conduceva all’ingresso. L’intera struttura era color marrone acceso, quasi ciliegio; il tetto invece era di un marrone più scuro, leggermente sbiadito. A predominare sulla facciata di quella struttura rettangolare, c’erano tre colonne con tante finestre bianche e quella che stava al centro disponeva della porta di accesso.  

Louis entrò nel cortile e notò una grande quantità di verde data dagli alberi e dal prato; improvvisamente si sentì a casa in tutto quel verde.  Rimase a guardare quella scuola ancora un po’ e iniziò a deglutire. Non riusciva a credere che il prossimo anno probabilmente sarebbe andato a studiare lì.  

Mai avrebbe immaginato di ritrovarsi in quel posto con una domanda di ammissione compilata nella borsa. A dire il vero mai aveva pensato di avere un futuro. Ora invece sembrava tutto così chiaro, progettato e definito: voleva diventare professore di musica e sapeva esattamente cosa fare.  

Da sempre Louis aveva avuto dei sogni come ogni persona, ma mai aveva preso in mano la situazione e aveva fatto ordine per provare a realizzarli. Aveva lasciato il tutto avvolto in una nebbia lontana e allo stesso tempo presente e impenetrabile, sempre pronta a ricordargli che non avrebbe mai potuto superarla e che non sarebbe mai riuscito a superarla per uscirne salvo.  

Adesso invece era riuscito a scoprire cosa si nascondeva dietro quella nebbia e gli sembrava tutto troppo bello per perderlo di nuovo, per lasciarsi confondere ancora.  

Quindi, dopo aver preso un respiro profondo, tenendo salda la sua borsa a tracolla, entrò camminando deciso nelle sue vecchie scarpe.  Subito notò tante persone che andavano e venivano, che camminavano da una parte all’altra dei corridoi. Tutti erano perfettamente vestiti con abiti nuovi e di marca, degni dell’ambiente lussuoso in cui studiavano.  
Inutile dire che si sentì profondamente inadeguato. Lui, con i jeans che si era comprato all’età di diciotto anni, con un giacchetto jeans regalato dalla zia per il diciassettesimo compleanno e con una maglietta unisex che spesso prestava anche alle sorelle.  

Decise si ignorare tutti gli sguardi che si erano posati su di lui; sguardi che tuttavia non sembravano essere di disprezzo o intenti a snobbarlo. Louis aveva l’impressione che lì dentro nessuno lo stesse giudicando e questo lo tranquillizzò, perché era molto difficile poter trovare qualcuno che non si fermasse alla prima impressione.  

Timidamente chiese informazione ad un ragazzo su dove fosse l’ufficio del preside e dopo che ebbe ricevuto indicazione ringraziò gentilmente.  Louis, dopo aver più volte sbagliato strada per la grandezza dell’edificio nonostante le informazioni ricevute, giunse davanti ad una grande porta in noce impreziosita ai lati da finte colonne bianche in stile ionico. Ora che le guardava meglio, Louis aveva parecchi dubbi se quelle fossero finte o se fossero in marmo vero.  

Bussò piano e la voce di una donna gli diede il permesso di entrare.  
- Salve. Che cosa posso fare per lei? – domandò questa. Wow, era la prima che qualcuno dava del lei a Louis.  
- Ehm, veramente sto cercando il principale Abbey –.  
- Ha un appuntamento? –.  
- No, sono qui per consegnare la mia domanda di iscrizione –.  
- Oh, allora va pure – e indicò un ufficio posizionato dietro una grande vetrata.  
- La ringrazio – concluse Louis procedendo. 

Qui si trovò a bussare ancora e rimase in attesa fino a quando un uomo al telefono non gli mimò di entrare.  
Un comune ufficio di presidenza si aprì agli occhi di Louis: le solite librerie, i soliti fascicoli, la solita macchina fotocopiatrice, il solito computer. Ciò che differenziava quell’ambiente era un grande divano in pelle marrone, perfettamente in tinta con i mobili in noce presenti lì.  

La cosa più bella però, secondo Louis, era la finestra: posizionata esattamente dietro la scrivania, alle spalle dell’uomo, si affacciava sul cortile e la luce che filtrava dal vetro investiva chiunque entrasse completamente dando calore. Il contrasto tra la luminosità di quell’aula e l’oscurità di quella del preside Moran fu immediato e impossibile da ignorare. 

Quando il preside mise giù la cornetta del telefono, considerò Louis.  
- Ciao, ragazzo. Cosa posso fare per te? – esordì con un sorriso.  
- Sono qui per consegnare la mia domanda di iscrizione. Mi chiamo Louis Tomlinson – e porse la mano.  
- Molto piacere, Louis. Io sono Robin Abbey, il preside della scuola. Fammi vedere questa domanda… -.  

Louis iniziò a frugare nella borsa così nervosamente che il signor Abbey fu costretto ad intimargli un – Con calma! – per tranquillizzarlo.  
Louis allora diede il foglio all’uomo e questo cominciò a leggerlo.  
- Professore di musica, eh? –.  
- Esatto –.  
- Quali sono le tue esperienze in materia? Come ben sai per essere ammessi bisogna essere ad un certo livello di preparazione: ma tranquillo perché non è qualcosa di così inaccessibile –.  
- A dire il vero ho scritto i brani musicali per lo spettacolo teatrale della mia scuola –.  
- Sei un compositore? –.  
- Non proprio, ma ci provo -. Entrambi risero. – Inoltre, come mi ha consigliato il professor Hemmings, sto frequentando un corso di musica in modo da poter fare un progetto –.  
- Oh, il caro vecchio Hemmings: siamo molto amici noi due. Comunque ti ha dato un buon consiglio. Credo ti abbia detto che dovrai almeno iniziare un progetto per poterlo poi presentare a Giugno. Poi, una volta che la commissione della Warwick avrà valutato il tuo lavoro, deciderà se ammetterti o no. Ovviamente se porterai più progetti sarà meglio così potremo dare un giudizio più corretto –.  
- Okay, va bene –.  
- Perfetto. Volevi qualche informazione riguardo la scuola? –.  
- Vorrei sapere in cosa consiste questo progetto –.  
- In genere i nostri aspiranti alunni portano delle composizioni personali, ma può essere qualsiasi tipo di cosa riguardante la musica. Per esempio, coloro che vogliono intraprendere la carriera di insegnate, portano dei documenti che attestano il fatto di aver dato già delle lezioni a qualcuno o il fatto di aver offerto un metodo di insegnamento –.  
- Le ripetizioni possono valere per la documentazione? –.  
- Certamente, purché siano verificate –.  
- Okay, grazie mille – e si alzò, dando di nuovo la mano all’uomo.  
- È stato un piacere, Louis -.  

Louis allora uscì e si avviò verso l’uscita ringraziando nuovamente la signorina di prima. Lasciò il preside che guardava le carte che gli aveva portato e di certo non sarebbe stato felice se avesse visto gli occhi spalancati e l’espressione scioccata dell’uomo mentre leggeva la sua fedina scolastica.  

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora