28. Red.

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Rosso. Rosso sul lavandino. Rosso sul rubinetto. Rosso sulla parete coperta di piastrelle. Rosso sul pavimento. Rosso sul bianco. Rosso ovunque.  
Louis si gettò a terra, afferrando il corpo di Niall, anche lui coperto di rosso. Il biondo si lasciò cadere sul petto dell’altro con occhi socchiusi. Louis lo tenne stretto tra le braccia e provò a scuoterlo leggermente, come per rianimarlo.  
- Cosa hai fatto, Niall?! – urlò Louis con le lacrime agli occhi.  
- Ciò che avrei dovuto fare tempo fa e che hai sempre voluto che facessi. Salutami Harry e Liam e dì loro che mi dispiace – e chiuse gli occhi, mentre il sangue continuava a sgorgare infinito dai suoi polsi.  

Louis lo adagiò delicatamente sul pavimento, poggiando la testa del ragazzo sulle sue gambe.  
- Aiuto! Qualcuno mi aiuti! – gridò con tutta la voce che aveva.  
Si sfilò la maglietta che aveva e cominciò a strapparla, ricavandone due strisce.  
- Per favore! Che qualcuno mi aiuti! – continuò più forte di prima.  
Prese una pezzo di stoffa e lo strinse attorno ad un polso per fermare l’emorragia. Poi fece la stessa cosa con l’altro.  
- Sono qui! Sono qui! – comunicò quando sentì dei passi avvicinarsi. Allora riprese di nuovo il corpo di Niall tra sé.  

La porta si aprì ed entrò un professore di cui Louis non ricordava il nome. Dietro di lui si affrettarono altri docenti tra cui Hemmings e tanti alunni. Questo si affrettò subito verso Louis.  
- Cosa è successo, Louis? – chiese l’uomo, mentre un altro mandava a chiamare il preside, che a sua volta avrebbe chiamato un’ambulanza.  
- Non lo so, professore. Stavamo facendo lezione e Niall è scappato in bagno. Ho visto che aveva preso qualcosa e quando capii che si trattava di un temperino, mi sono affrettato in bagno. Sono arrivato e l’ho trovato così – rispose Louis con voce tremante.  
- Ti ha detto qualcosa? –.  
- N-no – mentì Louis scosso.  

Hemmings mandò via tutte le persone che erano sopraggiunte e che avevano assunto facce sorprese, addolorate e confuse. Erano impossibili da decifrare perché effettivamente nessuno riusciva a comprendere la situazione.  
- Torna in classe, Louis – invitò Hemmings.  
- Assolutamente no – decise Louis. – Non lo lascio – e avvolse Niall più forte, occupandosi di stringere di più la stoffa intorno ai suoi tagli.  

*

L’ambulanza arrivò al Lincoln dopo circa un quarto d’ora, minuti in cui Louis non aveva fatto altro che imprecare per l’attesa dato che le condizioni di Niall peggioravano. Da quando il ragazzo gli era crollato sul petto, non lo aveva più lasciato. Spesso si inchinava per sentire il suo battito e quando lo trovava, debole, leggero e affaticato come il vento in una giornata afosa, si sentiva sollevato, più fresco e più bene perché era segno che almeno continuava a vivere. 

I medici andarono in fretta al piano terra – dove intanto era stato trasportato Niall - e caricarono il ragazzo sulla barella, legandolo con cinte per impedire che cadesse.  

Nel cortile della scuola erano riuniti tutti gli studenti della scuola, tra cui Harry e Liam.  
- Lasciateci passare! – urlavano i due ragazzi.  
- Fateli venire – comunicò Maura, piangendo e tenendo salda la mano sporca di sangue del figlio.  
I due ragazzi raggiunsero la vettura e salirono al suo interno diretti verso l’ospedale. Louis rimase lì, fermo, immobile. Non gli sembrava il momento di seguire Niall soprattutto se era presente la sua famiglia che lo conosceva molto bene.  

Così guardò l’ambulanza allontanarsi, tenendo fissi gli occhi in quelli di Harry che non avevano smesso neanche un attimo di guardarlo.  
Tutto in quella circostanza sembrava un addio perché molte cose sarebbero cambiate da quel giorno, andate via per non tornare mai più.  

*

Le sedie dell’ospedale dovrebbero vincere il premio come “Oggetto Più Scomodo Di Sempre”. Completamente in plastica, qualsiasi posizione si assumesse, sembrava recare solo disagio invece che comodità.  

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora