34. Nothing.

2.2K 100 25
                                    

Quel Sabato Louis era sdraiato sul suo letto a fissare il soffitto da circa due ore. Forse cercava un modo per risolvere le cose in quel bianco oppure semplicemente sperava di perdersi in tutto quell’intonaco fino ad avere un mal di testa, sentendosi poi costretto a mettersi a dormire per dimenticare il resto.  

Peccato che neanche il sonno lo aiutasse: nei suoi sogni sentiva la voce di Zayn che si dichiarava con un “ti amo” e allora subito si svegliava e mandava all’aria le sue ore di riposo.  
Cosa poteva fare per evitare di far soffrire tutti?  

Chi più lo preoccupava era Liam che aveva scoperto i sentimenti di Zayn e che sicuramente adesso stava male per questa storia. Louis si chiedeva se sapesse la causa di quel rifiuto. Per un attimo sperò con tutto il cuore che non ne fosse a conoscenza, ma se così era, significava che Louis sarebbe stato costretto ad inventarsi un sacco di bugie.  

Louis aveva spronato Liam a provarci con Zayn e si era persino offerto di aiutarlo. Come poteva ora andare lì e dire: “Scusa, Liam, ma la verità è che Zayn è stato sempre innamorato di me”. Liam si sarebbe arrabbiato giustamente e sarebbe andato su tutte le furie; avrebbe iniziato a considerarlo una persona ipocrita che lo aveva illuso e avrebbe interrotto la loro amicizia perché si sarebbe sentito ingannato e preso in giro da tutti. E Louis teneva molto al rapporto che stava instaurando con Liam.  

Inevitabilmente lo avrebbe raccontato ad Harry una volta che questo avrebbe notato il repentino allontanamento tra lui e Liam e come avrebbe reagito Harry? Avrebbe attaccato Zayn, molto probabilmente, visto che questo si era mostrato suo amico quando in realtà era segretamente innamorato del suo ragazzo. E Louis non voleva che Zayn venisse attaccato: erano amici e gli sarebbe dispiaciuto in fondo.  

E poi c’era Niall. Senza dubbio avrebbe saputo tutto e sarebbe stato semplice per lui iniziare a vedere Louis come un potenziale traditore di Harry, ergo qualcuno che lo avrebbe fatto soffrire. Di conseguenza lo avrebbe tenuto di nuovo a distanza e così non solo Louis non avrebbe più potuto stare con Harry, ma sarebbe ripreso l’astio tra lui e Niall proprio ora che le cose si stavano mettendo bene.  

Niall e Louis infatti stavano provando ad avere una relazione civile: quando si vedevano parlavano, scherzavano e spesso si ritrovavano ad essere d’accordo in merito a qualcosa. Avevano instaurato un equilibrio positivo e ciò era buono per Niall perché più il ragazzo stava lontano da sentimenti di odio, più restava in salute.  

Se Niall avesse ricominciato ad essere violento con Louis, avrebbe ripreso inevitabilmente a stare male e Louis non poteva assolutamente permetterlo.  

Be’, la situazione era critica, molto critica. Louis si sentiva come un militare costretto a camminare su un terreno cosparso di mine antiuomo: qualsiasi passo è un’incognita e si vive con la paura di saltare in aria da un momento all’altro; non sono ammessi passi falsi. Ma allora come si fa a capire dove sia corretto passare?  

Il suo cellulare vibrò e lesse:  
“Amore, sto arrivando. Se mi farai aspettare solo un minuto, togliendo così tempo prezioso al nostro appuntamento, non ti bacerò per una settimana.  
- H xx”. 
 

Per la prima volta Louis non fu contento di ricevere un messaggio da Harry. Desiderava che si fosse dimenticato per qualche ragione della loro uscita perché tutto ciò che Louis voleva era poter stare da solo e riflettere su ciò che doveva fare. Oltretutto, doveva parlare ad Harry di ciò che era successo con Zayn?  

Qualcuno ha detto che la sincerità è alla base di ogni rapporto di fiducia. E Louis non poteva tradire quella di Harry.  

*



Harry quel giorno scelse un posto diverso per portare Louis a pranzo fuori. Non decise per la solita pizzeria o la consueta rosticceria; scelse un locale riservato al centro di Londra. Era qualcosa di speciale, un luogo dove non erano mai stati e dove neanche Harry aveva mai mangiato.  
- Perché mi hai portato qui? – domandò Louis con un largo sorriso sul volto.  
- Questo è il ristorante dove si dice che la principessa Diana abbia dato il suo primo bacio. È un luogo importante –.  
- Harry, che cavolata stai dicendo? – rise Louis.  
- Hey! Come ti permetti? Non mi credi? –.  
- No, per niente –.  
- Okay, va bene, è una bugia. Però può essere il luogo in cui ho baciato te e, credimi, diventerebbe della stessa importanza – e attirò Louis a sé iniziando a baciarlo per saziare la voglia che aveva avuto in tutti quei giorni.  
- I tuoi tentativi per guadagnare baci sono così tristi! – diede un pizzicotto al naso del più piccolo.  
- Come al solito, ti ricordo che sei tu quello romantico nella coppia – e gli baciò il naso di rimando.  

Il pranzo fu ottimo e la gioia non mancò. Era così bello per entrambi essere seduti l’uno di fronte all’altro e guardarsi, avere la certezza di essere insieme. Non dovevano fare grandi cose quando uscivano: anche stare stesi su un divano andava bene. L’essenziale era che avessero alcuni minuti solo per loro.  

Dopo aver finito il pranzo e dopo che Harry pagò il conto, decisero di andare a fare una passeggiata per Londra. Era assai meraviglioso poter camminare mano nella mano senza avere paura degli sguardi della gente e sentendosi così più forti di ogni pregiudizio. Era la vera e propria sensazione che si ha quando ci si sente liberi e pronti per volare più in alto di qualsiasi ostacolo.  

Camminarono abbondantemente fino a quando non giunsero davanti alla casa di Harry. Erano le cinque quando entrarono.  
Un Niall sorridente e tranquillo arrivò ad accogliere Harry e riserbò persino un sorriso a Louis. Poi saltò in braccio ad Harry e questo lo afferrò facendogli fare un piccolo giro come se fosse un bambino, il suo bambino.  

Quando Niall tornò a terra sembrava la persona più felice del mondo, talmente felice che diede persino un abbraccio a Louis con tanto di pacca sulla schiena. Louis subito ritenne che quello fosse l’effetto suscitato da Harry, ma quando Niall prese Louis sotto braccio e lo guidò verso il soggiorno, cambiò idea.  

Spensierati e contenti, tutti e tre si sedettero sul divano perché avevano davvero bisogno di passare un pomeriggio tranquillo, liberi da tutti gli impegni. Inoltre Anne e Gemma non erano a casa quel pomeriggio e quindi Harry aveva già in mente molti modi per divertirsi.  
- Vado a prendere un pacchetto di patatine e qualcosa da bere – esordì Niall.  
- Sempre a pensare al cibo, eh? – scherzò Harry.  
- Se non ci fossi io a fare gli onori di casa, a quest’ora nessuno metterebbe più piede qui, Harold -.  

Harry roteò gli occhi a cielo e si accoccolò sul petto di Louis mentre questo prendeva a giocare con alcuni riccioli.  
Stava per chiudere occhi e per bearsi fino in fondo di quel momento, quando il suo cellulare squillò:  
- Pronto? – disse Harry.  
“Ciao, Harry! Sono Justin!” . 
- Ciao, Justin! – e tornò dritto. – Cosa posso fare per te? –.  
”Hai da fare questo pomeriggio?”.  
- In realtà sono appena tornato a casa… Comunque dimmi tutto… -.  
”Be’, credo che dovrai riuscire perché Hemmings ci vuole in teatro alle sei per la seconda sezione di audizioni” . 
- Che cosa? –. Il tono alto della sua voce fece sobbalzare Louis. – Ma è Sabato e inoltre avevo altri programmi oggi! – e guardò il ragazzo accanto a sé.  
”Anche io, Harry, ma Hemmings ha detto che conta su di te e che oggi dobbiamo assolutamente finire di ascoltare tutti”.  
- Non puoi coprirmi? –.  
”Negativo: Hemmings ha detto che non è disposto a giustificare una tua assenza per nessun motivo. Ha anche detto che se ti avessi coperto, avrebbe poi chiamato tua madre per sapere la verità. Quell’uomo è diabolico certe volte! Ha bisogno di te insomma”.  
- Okay, arrivo – e attaccò dopo aver sbuffato.  

Harry in fretta si alzò e andò a prendere il suo cappotto. Non voleva uscire, non quel pomeriggio. Aveva promesso a Louis che si sarebbero visti e voleva per una volta pensare a se stesso, dimenticarsi per qualche ora di tutti i suoi doveri. Era decisamente furioso e stanco per il fatto che tutti pretendessero sempre il cento per cento da lui.  
- Cosa succede? – domandò Louis.  
- Devo andare… -.  
- Come, scusa? – la voce era alterata.  
- Louis, non ti ci mettere anche tu, okay? – e si infilò il copri abito.  
- No, ora mi spieghi invece – e lo raggiunse davanti alla porta.  
- Hemmings vuole che vada a scuola per le audizioni dello spettacolo –.  
- E non potevi disdire, dire che avevi altro da fare? –.  
- Louis, si tratta del mio futuro: quello spettacolo è tutto, lo sai. Lui conta su di me –.  
- Ed io cosa sono per te? –.  
- Louis, qui nessuno si sta divertendo, okay? Credi sia semplice per me portare avanti tutto questo? –.  
- Giusto, come al solito si parla sempre di te. Ti sei mai chiesto come mi sto sentendo io in questo periodo? Ho provato a starti vicino per il fatto di Peggy e mi hai allontanato. Oggi avevamo deciso di stare insieme, invece adesso scappi –.  
- Non mi vado a divertire! Vado a risolvere un problema per poter essere felice e per poter realizzare i miei sogni –.  
- E alla mia felicità non pensi? –.  
- Sì che ci penso, ed è proprio per questo che devo andare. Se riuscirò ad andare al Clifford e a laurearmi, poi ti verrò a prendere e potremo andare via insieme. Io scriverò sceneggiature e tu musiche per i miei spettacoli –.  
- Vedo che hai già deciso tutto insomma –.  
- Cosa non ti va bene, esattamente? Credevo ti bastasse il fatto che io fossi felice. Hai sempre detto che vuoi la mia felicità, no? –.  
- Harry, ma ti senti? Con te non si parla altro che di teatro, di spettacoli, di futuro. La tua vita è così dannatamente programmata. Perché non puoi fermarti per cinque secondi e vivere il momento? –.  
- Perché non posso –.  
- O forse perché non vuoi! Forse perché sei così ambizioso che a volte rimani accecato da te stesso –.  
- Louis, non posso credere che tu stia dicendo queste cose –.  
- E io non posso credere che tu abbia già deciso per me e per il mio futuro –.  
- Pensavo che per te andasse bene semplicemente stare con me –.  
- Voglio stare con te ma non per questo devo essere costretto a seguirti come un cagnolino –.  
- Nessuno ti impedirà di fare ciò che vuoi –.  
- E invece sì perché tutto ciò che vorrei è stare con te, ma dopo questo dannatissimo liceo, tu andrai via e per noi non ci sarà più possibilità. Non capisci che ho una tremenda paura di perderti? Non voglio che tu parta –.  
- Se mi amassi veramente, vorresti solo il mio bene –.  
- Come, scusa? Se ti amassi veramente? Ora siamo arrivati a questo punto, a mettere in dubbio i miei sentimenti per te? È ridicolo tutto questo –.  
- Lo so perfettamente e tu sei il primo che si sta comportando in modo ridicolo –.  
- Non posso credere di stare litigando con te –.  
- Non posso crederlo neanche io –.  
- E quindi ora cosa pensi di fare? –.  
- Come hai detto, anche tu hai un futuro, no? Be’, prego, la strada è quella: vai pure incontro al tuo futuro, Louis – e aprì la porta. Louis, allora, con le lacrime agli occhi uscì da quella casa e non avrebbe mai immaginato che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci avrebbe messo piede.  

Harry quindi sbatté violentemente la porta e scivolò a terra, strusciando le spalle sull’infisso. Strinse gli occhi e diede delle testate, per poi nascondere la faccia nelle braccia appoggiate alle ginocchia che ora stringeva al petto.  
Dopo qualche secondo arrivò Niall, il quale aveva deciso di non intervenire vista la lite che era scoppiata.  
- Cosa è successo, Harry? Perché avete litigato? –.  

Harry si prese qualche minuto per calmarsi e cominciò a raccontare. Si era comportato male con Louis e probabilmente era stato troppo egoista, ma sperava di avere un minimo di comprensione almeno da lui che era il suo ragazzo. Si augurava di essere capito, mentre così non era.  

Harry non ce la faceva più: tutti che lo spremevano, tutti che avevano bisogno di lui, tutti che lo volevano in quattordici posti diversi contemporaneamente. Harry doveva esserci per tutti, punto. Perché Harry non poteva deludere nessuno, giusto? Harry era infallibile. Harry era l’alunno modello. Harry era il regista perfetto. Harry era la persona più saggia su questo pianeta. Harry era fondamentale. Senza Harry sarebbe andato tutto a rotoli.  

Ma qualcuno, in tutti quei giorni, si era preso il disturbo di domandare come Harry stesse? Ad ogni cosa, Harry rispondeva con un “sì”, mostrandosi disponibile. Mai una volta però qualcuno gli avesse chiesto “Stai bene?”, perché in quel caso per la prima volta la sua risposta sarebbe stata “no”.  

Ed ora aveva anche litigato con Louis. Perché questo non riusciva a capire che tutto quello che Harry stava facendo, lo stava facendo anche per lui? Stava cercando di farcela per entrambi. Non tollerava la reazione di Louis e più ci pensava, più si innervosiva.  
- Harry, sai che opinione ho di Louis, ma penso che tu abbia sbagliato un po’ – provò Niall.  
- Io ho sbagliato? E lui, che non è disposto a capirmi e pensa solo ai suoi stupidi appuntamenti? –.  
- Harry, come puoi chiamarli “stupidi”? Sono anche i tuoi appuntamenti, gli unici momenti che hai per stare con lui –.  
- Lo so, ma vorrei essere compreso e invece lui pensa solo a sé e non va oltre –.  
- Okay, ora stai sragionando –.  
- Perché lo difendi così tanto? Ti ricordo che lo odiavi fino a qualche settimana fa. Solo perché ti ha detto due paroline dolci e perché ti ha salvato la vita donandoti il sangue, adesso lo veneri? –.  
- Non lo venero e… come scusa? Cosa ha fatto? Cosa c’entra lui con il sangue? -.  

In quel momento Harry realizzò di aver fatto un guaio, un grosso guaio. Bene: ora dopo aver bisticciato con il suo ragazzo, avrebbe litigato anche con il suo migliore amico. 
Dunque fece l’unica cosa che riusciva a fare: uscì di casa e scappò, lasciando Niall ancora inginocchiato e con il volto confuso.  

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora