31. Drunk.

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Quel pomeriggio, dopo le prove dello spettacolo, Harry decise di andare a ritirare i costumi che aveva lasciato da cucire a Stephanie parecchi mesi prima. Gli abiti in realtà erano già pronti da tempo, ma con tutte le cose che erano accadute, non aveva avuto modo di andarli a ritirare.  

- Ti va di accompagnarmi dalla signora Stephanie, Niall? – chiese Harry.  

- Okay, Haz, ma non ti permetterò di schiavizzarmi obbligandomi a portarli – rispose a tono.  

Il riccio roteò gli occhi e si affrettò ad uscire dalla scuola insieme al suo migliore amico.  

Da quando Niall si era trasferito da lui, la situazione era leggermente migliorata per entrambi. Tuttavia Harry aveva il grande bisogno di fargli domande su quello che era accaduto: voleva sentire dalla sua bocca le sue ragioni, ma ogni volta che stava per affrontare il discorso, rimaneva in silenzio per paura di riaprire vecchie ferite.  

Di una cosa era certo: Niall stava ancora soffrendo e non stava assolutamente bene. Ciò che aveva passato si stava cicatrizzando sulla sua pelle, ma non nella sua anima. Harry sapeva quanto in quel momento Niall si stesse pentendo del suo gesto e riusciva a coglierne la delusione in tutti quei sospiri pesanti che emetteva.  

In quei giorni inoltre c’erano stati degli sviluppi perché Maura aveva fissato un appuntamento con Spencer, la terapista di Niall. Quest’ultimo, riguardo questo impegno, non era eccitato né scontento; se ne era fatto una ragione perché sapeva che quella era l’unica strada da percorrere per provare a stare meglio. Non avrebbe potuto fare altrimenti.  

Harry davvero avrebbe voluto essere nella testa di Niall per provare a capire tutto ciò che le parole non riuscivano a spiegare e non volevano spiegare. In un momento come quello, ogni cosa poteva essere controproducente: una frase, un’affermazione, un nome… Tutto avrebbe potuto solo peggiorare di più le cose.  

Ma quando Niall disse: - Cos’è questa storia che Louis farà l’università? -. Harry capì che forse Niall era pronto a fare fronte alla situazione e che quel silenzio di circostanza creato per evitare ogni discorso, poteva essere eliminato. 

- Vuole frequentare la Warwick per specializzarsi in musica – spiegò.  

- Ciò significa che me lo ritroverò ancora tra i piedi finito il liceo… -.  

- Cosa ti aspettavi? –.  

- Che andasse al polo nord a vivere con i pinguini – rise.  

- Dovremo continuare a subircelo entrambi invece – e sorrise.  

Harry si era permesso di fare questa battuta perché aveva come la sensazione che Niall non volesse realmente un’emigrazione da parte di Louis. Secondo lui, infatti, il biondo aveva capito la maggior parte dei fatti che erano accaduti in quell’ospedale durante la sua convalescenza. E, per quanto suonasse assurdo, forse stava tentando di superare il suo rancore verso Louis.  

A dire il vero non sapeva se si fossero parlati in quella stanza ma, a prescindere da questo, qualcosa tra loro era cambiato da quando Louis trovò Niall steso a terra in una pozza di sangue nel bagno della scuola.  

E la vana possibilità che le cose potessero finalmente migliorare tra loro, lo rendeva felice perché entrambi per lui erano alcune delle persone più importanti della sua vita e vederle in lite lo feriva.  

- Sai che se ti facesse del male, me la pagherebbe, vero? –.  

- Non me ne farà –.  

- Come fai ad esserne così sicuro? Come fai a fidarti così tanto? -. Facendo queste domande, sembrava come se Niall volesse apprendere da Harry un modo per provare a fidarsi Louis, per potergli dare la possibilità di essere visto con occhi diversi, cosa che ancora non riusciva a fare.  

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora