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- Penso che dovresti cambiarti i vestiti: sono tutti sporchi - propose Harry, staccandosi dalla bocca di Louis, colto dal bisogno di respirare.  
- Ciò significherebbe smettere di baciarti per qualche minuto - sentenziò Louis, afferrando il corpo del più piccolo più saldamente.  
- Se non ti cambi adesso, non potrai più farlo per il resto della serata! -.  
- Da quando fai i ricatti, piccoletto? - scherzò, spingendo il ragazzo fino a farlo sdraiare sulla schiena: ora era completamente sopra di lui. - Inoltre sappiamo entrambi che non resisteresti... - sussurrò al suo orecchio, mordendo dolcemente il morbido lobo.  
- Hai ragione, sai? Infatti sarai tu ad astenerti... -. Harry rivoltò il ragazzo, invertendo le posizioni. Prese le mani di Louis e le bloccò con la sua sopra la testa del ragazzo.  

Cominciò poi a lasciare baci sulla bocca del più grande. Ne lasciò una scia lungo la sua mascella, dietro l'orecchio, dedicandosi poi al collo. Louis gemeva e desiderava soltanto liberarsi da quella presa per poter toccare il ragazzo. Harry continuò: ogni tocco metteva in difficoltà la resistenza di Louis ed era come una tortura il non poter premere le mani sul corpo di Harry. Si dimenava per sfuggire a quella morsa e ciò dava più divertimento ad Harry, che non faceva altro che aumentare la passione di quei baci, ormai impossibili da contare.  
- Okay, basta! Mi arrendo. Cambierò i miei abiti! - mormorò, ridendo. Harry si sollevò dal corpo del ragazzo e andò a prendere gli indumenti puliti. Li porse a Louis e lui li cambiò. Harry si girò.  
- Che c'è? Guarda che non mi vergogno a spogliarmi davanti agli altri... - rispose Louis. Harry notò una punta di amarezza nelle sue parole e gli fu impossibile non cogliere l'allusione a quanto era successo quella sera.  

Harry tornò a guardare il ragazzo timidamente. Sotto la sua maglietta rivelò un fisico in carne con un petto che accennava dei lievi muscoli, decisamente più marcati sulle braccia tatuate. Sotto al collo aveva un tatuaggio, una scritta che diceva "it is what it is": Harry la trovò bellissima ed estremamente sexy sulla pelle ambrata del ragazzo. Le gambe erano robuste, magre e corte. La sua struttura era piccola e non sembrava quella di un ventenne. Indossò una maglietta di Harry, di colore bianco: gli arrivava a metà delle cosce. Come pantaloni, si infilò una tuta grigia lunga e larga. Si sistemò al meglio in quei vestiti, facendo adattare il tessuto alle sue forme. Harry era molto più alto e più grande fisicamente di Louis, e i suoi indumenti erano sproporzionati per il ragazzo.  

Harry era completamente affascinato da Louis: lo trovava bello in ogni suo difetto, compresa la pancetta che aveva. Lo fissava e lo scrutava: con gli occhi trovò dei segni rossi sulla schiena. Non ebbe bisogno di molta immaginazione per capire come e chi glieli avesse fatti; strinse i pugni.  
- Come sto? - domandò Louis, atteggiandosi da modello.  
- Sei bellissimo - affermò Harry. - Vieni qui... - e indicò un punto sul pavimento. Louis si sedette e guardò Harry mentre il ragazzo accendeva la luce.  

Il riccio prese il recipiente con l'acqua, che aveva portato insieme al resto, e lo porse a Louis.  
- Lavati le mani e il viso. Purtroppo qui non c'è il bagno. Potrei portarti dentro casa, ma sarebbe un rischio... - disse Harry. Louis sorrise e cominciò a sciacquarsi. L'acqua limpida si colorò di nero, mentre le mani di Louis tornavano rosee. Poi si pulì il volto: anche questo assunse di nuovo il suo colore naturale, mentre tutto lo sporco rimaneva sul fondo di quella bacinella.  

Harry la portò fuori dalla casetta e poi tornò dentro.  
- Vuoi vedere un po' di televisione? - chiese Harry. Louis accennò un "no". Così Harry si distese a terra, aprendo una trapunta sopra di sé.  
- Sai, dovresti venire qui, almeno che tu non voglia congelare... -. Louis si avvicinò ad Harry e si mise sotto la coperta accanto a lui con imbarazzo. Il riccio spense le luci e calò il buio.  
Louis aveva lo sguardo rivoltò verso il soffitto e guardava oltre il lucernario della casetta. Si vedevano le stelle. Erano milioni: dei piccoli puntini luminosi che brillavano in quel blu infinito.  

Il ragazzo pensò a quante volte un navigante potesse aver trovato la salvezza seguendo i raggi di quelle piccole luci. Non c'era niente ad indicare la strada al comandante: eppure in cielo, in quello scuro che non aveva confini, aveva trovato la sua guida. Louis pensava che tutti dovrebbero avere una stella nella loro vita che indichi loro il cammino, un punto di riferimento a cui affidarsi quando ci si sente persi. Louis pensava a quanti uomini erano morti perché non avevano avuto un faro da seguire. Louis non voleva morire, non voleva perdersi. Non voleva più affogare nei suoi problemi ed essere sconfitto dalle sue paure. Voleva vincere quella tempesta, la sua tempesta, così come l'avevano vinta tanti altri marinai. Gli serviva però una stella ed era sempre più convinto di averla trovata in Harry. Così, come quei marinai avrebbero smesso di vivere senza la loro stella, cadendo in balia delle onde, lui avrebbe smesso di essere salvo senza Harry.  

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora