12. Again.

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Il giorno seguente non c'era nessuna traccia di Jeremy Irwin: la punizione del preside era andata in porto e il ragazzo era fuori da quella scuola, e di conseguenza fuori dalla vita di Harry, di Louis e di tutti coloro che avevano dei problemi con lui. Per questo, tutti erano sollevati per il provvedimento del signor Moran; tutti, tranne Louis. Il ragazzo infatti temeva che Jeremy potesse tornare in qualsiasi momento e restituirgli le botte che gli aveva dato lui con tanto di interessi. Jeremy era vendicativo e soprattutto non sopportava di essere tradito: Louis era convito che Jeremy considerasse un tradimento ciò che gli aveva fatto. 

Louis considerava ciò che stava per fare Jeremy ad Harry come la cosa più spregevole di tutte: nessuno in questo mondo merita quel tipo di molestie.  

Louis era seduto sul muretto, fuori dal cancello della scuola, ed era intento a fumare una sigaretta, mentre accanto a lui giaceva una lattina di birra vuota, che aveva abbandonato qualche secondo prima. Un nuvola di fumo prendeva una forma astratta davanti alla sua faccia, mentre l'odore di nicotina cominciava ad impregnare il suo corpo.  

Abbassò lo sguardo per buttare la cenere e quando lo rialzò trovò di fronte a lui il volto di una donna.  

Una signora dai capelli neri, di bassa statura e dalla corporatura esile venne verso di lui, mentre in mano stringeva una borsetta. Incontrò i suoi occhi: erano verdi e profondi. La loro espressione era dolce e si assottigliarono appena quando sulla faccia comparve un sorriso. Era lo stesso sguardo, lo stesso colore; aveva già visto quegli occhi e li aveva sufficientemente osservati e amati da impararne ogni singolo dettaglio per poi riconoscerli tra mille. Erano gli stessi occhi che aveva... Harry.  

- Ciao, Louis - salutò la donna con timidezza.  

- Salve, signora Styles - rispose Louis, diventando nervoso e mettendosi in piedi, mentre gettava la sua cicca per terra.  

- Stai pure comodo -. Louis distese i suoi nervi e tornò sul muretto, mentre vicino a lui si sedeva Anne. Rimasero in silenzio per un po'. Louis era imbarazzato, immensamente imbarazzato: era seduto accanto alla madre del ragazzo che aveva tormento per anni e a cui aveva tentato di strappare e distruggere ogni cosa, e il motivo per cui fosse lì non lo rendeva più tranquillo. Voleva rimproverarlo? Voleva prendere provvedimenti? Aveva scoperto che vedeva Harry e per questo voleva mettere fine a tutto?  

- Grazie - proferì la donna in maniera decisa, interrompendo così quel flusso di coscienza che stava nascendo nella testa di Louis.  

- Come scusi? - domandò lui.  

- Ieri non ho avuto modo di parlarti e quindi adesso sono qui per farlo. So ciò che c'è tra te ed Harry... -. Louis si irrigidì. - Se ti dicessi che mi ha fatto piacere scoprirlo, ti direi una grande bugia. Tuttavia è solo grazie a te se adesso lui sta bene. Mi sembra assurdo parlare con te della salute di Harry, tu che hai fatto sempre ogni cosa per farlo stare male. Eppure, come sei stato la sua peggiore malattia, sei stato anche la sua migliore cura, decisamente una salvezza. Quindi grazie, Louis! -.  

- Mi dispiace per tutto ciò che ho fatto -.  

- Qualche tempo fa non avrei mai creduto alle tue parole, ma adesso non mi è impossibile apprezzarle. Harry ti è molto grato per ciò che hai fatto per lui e anche io te ne sono per averlo aiutato. Ciò non significa che ho dimenticato il passato; ciò vuol dire che ho la voglia di pensare a un nuovo presente in cui sarò capace di accettare anche la tua presenza -.  

- La ringrazio, signora Styles, ma non credo ci potrà mai essere possibilità per me ed Harry -.  

- A te non appartiene il potere di decidere certe cose. Alcuni avvenimenti succedono e basta, e sarà il destino a parlare riguardo voi -. Anne diede un'occhiata all'orologio. - Ora si è fatto tardi: devo andare. Inoltre credo che sia arrivato anche per te il momento di entrare dentro per la detenzione. Arrivederci, Louis -.  

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora