13. Destiny.

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Il giorno seguente Harry e Louis si diedero appuntamento fuori dal cancello della scuola: come avevano deciso la sera prima, sarebbero usciti insieme per conoscersi meglio. Era ciò che volevano entrambi e credevano che fosse la maniera giusta per ricominciare. In fondo non sapevano nulla l'uno dell'altro se non lo stretto necessario che si sa tra due compagni di scuola.  

Harry invece voleva scavare nella vita di Louis, capirne i problemi e scoprire ogni lato del suo carattere. In quel poco tempo che erano stati insieme aveva capito che in Louis esistevano due personalità, completamente opposte: una dolce, buona e affettuosa, quella che a lui piaceva; un’altra, che invece viveva in lui come un fantasma, pronto a spaventare la parte buona, ad indebolirla, fino a condizionarla.  

Era lo spettro di qualcosa che aveva fatto stare male Louis; una sofferenza primordiale nata per chissà quale motivo e coltivata da qualche causa. Harry voleva fare in modo che questa presenza oscura sparisse dalla mente di Louis e lo lasciasse vivere. Il ragazzo che lo aveva salvato da Jeremy, che aveva riscritto i pezzi per la sceneggiatura e che lo aveva consolato nel bagno era quello che lui voleva venisse fuori e sapeva che l'unica medicina per spronarlo era l'amore, la mancanza più grande in assoluto che caratterizzava l'esistenza di Louis. E, per aiutarlo, sarebbe stato disposto a superare la sua paura di amarlo, perché volere bene ad una persona come Louis non sarebbe stato per niente difficile.  

Stava seduto su un muretto, quando vide Louis che gli veniva incontro: era vestito dei suoi soliti jeans consumati e coperto dalla sua giacchetta di jeans che sembrava fin troppo inappropriata in quanto a calore visto il freddo di Londra. Harry si alzò e gli andò incontro abbracciandolo. Louis gli lasciò un bacio sulla guancia e insieme cominciarono a camminare.  

Decisero di recarsi in una caffetteria per prendere un po' di cioccolata calda. Optarono per lo Starbucks della zona e lo raggiunsero.  
Quando entrarono, Louis scelse il posto, mentre Harry si recava al banco per fare le ordinazioni. Louis si sentiva a disagio perché sapeva di non essere nelle condizioni di poter offrire neanche un caffè ad Harry e si chiedeva se sarebbe stato così anche nelle prossime uscite, in caso ci fossero state. Non voleva apparire come una persona che si approfitta della disponibilità degli altri. Si domandava cosa avrebbe potuto offrire ad Harry.  

Si stava quasi perdendo nel caos della sua mente, quando vide Harry avvicinarsi al tavolino con un sorriso sul volto. Quell'espressione sorridente squarciò la cupa confusione dei suoi pensieri e ne fece nascere soltanto uno: voleva stare con Harry perché solo quando era con lui si sentiva libero da ogni brutto ricordo e forte per iniziare una vita sana, magari proprio accanto a lui.  
- Facciamo quattro passi? - propose Harry.  
- Mi dai lo scontrino? -. Harry guardò titubante Louis e poi gli lasciò il foglietto di carta, senza capire perché lo volesse. Louis lo piegò e lo mise nei suoi pantaloni. Poi si alzò e insieme uscirono da lì, sorseggiando la loro bevanda calda.  

*



Entrarono in un parco e cominciarono a percorrere i sentieri. Alcuni scoiattoli camminavano da una parte all'altra di quei prati, raccattando qualcosa da mangiare da alcuni passanti generosi. I bambini guardavano interessati quei piccoli e graziosi animaletti e ridevano nel vedere in che maniera buffa si muovevano. Intanto alcune papere e cigni nuotavano nel laghetto, mentre mangiucchiavano molliche di pane. Molte persone camminavano vicine, esattamente come Harry e Louis.  

Non c'era molto movimento: erano le cinque del pomeriggio e a quell'ora l'aria cominciava a diventare gelida e la luce a sparire dal cielo per fare spazio al buio.  
- Forse ci hanno messo troppo zucchero... - commentò Harry.  
- Per me è perfetta: mi piacciono le cose dolci e soprattutto non sono in condizioni di fare lo schizzinoso. Mi capita raramente di bere qualcosa del genere -.  
- Vuoi dire che non bevi mai le cioccolate calde? -.  
- Raramente: mia madre compra il cioccolato difficilmente, solo nelle occasioni speciali come un compleanno o qualche festività, e quando lo compra lo fa bere soprattutto alle mie sorelle: questi sono i vantaggi di essere più piccoli - e fece spallucce, mentre sorrideva debolmente guardando il liquido marrone nel suo bicchiere di cartone. Harry sorrise a sua volta.  
- Prendi la mia: vedo che ti piace molto e soprattutto per me c'è troppo zucchero, come ti ho detto -.  
- Non voglio che te ne privi per me - disse Louis. Ma prima che riuscisse a dire altro si ritrovò con il bicchiere pieno di altra cioccolata, appena versata da Harry. - Sei sempre così severo, Haz? -.  
- Sì, se si tratta di far star meglio qualcuno -.  
- Quindi vuoi che io stia bene? - rise Louis, eccitandosi come un bambino.  
- Certo che lo voglio - confermò Harry, stringendolo a sé e dandogli un bacio su naso.  

I due ragazzi si sedettero su una panchina e cominciarono a parlare: calcio, playstation, scuola, hobby, musica. I classici discorsi da adolescenti. Harry riusciva a vedere che adesso Louis era veramente a suo agio e amava la maniera con cui parlava della sua vita. Nonostante non avesse nulla, ironizzava sulla sua povertà. Harry pensò che fosse un modo per esorcizzare la brutta situazione e non la trovò una maniera assurda. Louis si godeva le piccole cose della vita ed era sempre stato abituato a vivere ciò che gli capitava a trecentosessanta gradi: le persone come lui non hanno nulla di sicuro. Un giorno potrebbero avere la tavola piena di cibo, e il giorno dopo patire la fame. Per questo assaporava ogni istante positivo nella sua quotidianità.  

- Parlami della tua famiglia, se ti va... - disse Harry.  
Louis aveva quattro sorelle, di cui due gemelle. Si chiamavano Felicitè, Charlotte, Phoebe e Daisy. Sua madre aveva avuto un lavoro fino a qualche tempo prima, ma fu licenziata. Adesso guadagnava facendo la baby-sitter ogni tanto, oppure facendo la donna delle pulizie in qualche abitazione. Niente di fisso, però. Suo padre non si faceva mai sentire: gli mandava un assegno di mantenimento una volta all'anno e compariva soltanto durante le festività di Natale o i compleanni: ovviamente le sue apparizioni si limitavano ad una telefonata di cinque minuti massimo, quando aveva tempo... L'ultima volta che Louis lo vide, fu quando lo portò nell'istituto di rieducazione: da quel giorno sparì.  
- Hai mai pensato di fare qualche lavoretto per aiutare tua madre? -. Louis annuì. In effetti aveva provato a lavorare come cameriere, o come commesso, ma perdeva quasi subito il posto a causa del suo ritardo sul posto di lavoro o di alcuni errori compiuti mentre svolgeva l'impiego. Così aveva deciso di guadagnare facendo scommesse o giocando d'azzardo.  
- Posso farti un'altra domanda, Louis? -.  
- Sei volte -.  
- Come scusa? -.  
- Mi sono prostituito sei volte, se è questo che volevi chiedermi -. Harry abbassò lo sguardo: era esattamente quella la sua richiesta.  
- Ed ogni volta era stato Jeremy a spingerti a farlo? -.  
Louis guardò in alto e prese un respiro profondo. - A volte no: in alcuni casi ho scelto io di farlo, senza il suo esplicito consiglio -. Harry rabbrividì. Non giudicò Louis: adesso che lo stava conoscendo e che stava iniziando a sapere di più sulla sua famiglia, riusciva a capire davvero perché lo facesse e riusciva anche a leggere nei suoi occhi il disprezzo e la delusione per se stesso. La situazione di Louis era un dramma e lui era la persona che sentiva di più la pressione: le sue sorelle erano più piccole ed erano sempre protette dalla madre, che a sua volta si aspettava più collaborazione dal figlio maggiore.  
- Ora parlami di te... - continuò Louis.  
Harry aveva una sorella più grande di nome Gemma. Praticamente era la madre ad occuparsi di loro perché il padre era sempre in viaggio per lavoro: infatti quattro anni prima si era trasferito in America e tornava a Londra solo per le festività. Anne invece faceva l'avvocato ed era questo uno dei motivi per cui la famiglia Styles era così ricca: nella capitale inglese era molto nota per la sua bravura nello gestire le cause e molte persone si rivolgevano a lei anche perché non era molto cara nei prezzi.  
- Ti piace la musica? - interrogò Harry.  
- Certamente. Il mio mito è Robbie Williams: amo la sua voce e le canzoni che fa -.  
- Sì, Robbie è un grande! A me piacciono molto i Beatles e i Ramones -.  
- Già, i Beatles hanno fatto la storia della musica! -.  
- Allora, senti: domani, dato che è sabato, vorrei andare al negozio di dischi per comprare qualcosa. Ti andrebbe di venire con me? -. Gli occhi di Louis si illuminarono, ma un momento dopo si incupì in volto: avrebbe tanto voluto comprare album musicali con Harry e magari anche ascoltarli insieme, ma come poteva spendere acquistarli?  
- Louis, - la mano di Harry scivolò sulla gamba del ragazzo. - non devi essere a disagio, okay? Io non pretendo nulla da te e se pensi che sarà difficile entrare in un negozio, non fa niente. Possiamo fare altro, come... -.  
- Va bene, Harry - decise Louis, interrompendolo. - Andiamoci. Mi basta stare con te - e sorrise. Harry aprì le braccia e lo strinse in un abbraccio consolatorio. Riusciva a capire perfettamente il disagio di Louis e voleva fare qualcosa per aiutare la sua famiglia. Per tanto capì che era giunto il momento che Louis trovasse un lavoro.  
- Posso farti un'ultimissima domanda? - mormorò Harry tra i capelli del ragazzo, lasciando un bacio sulla sua testa. Gli parve quasi si sentire Louis sbuffare: anche se quest'ultimo si stava aprendo, Harry sapeva perfettamente quanto per lui fosse difficile e forse sbagliava a pretendere di sapere così tante cose in un giorno.  
- Dimmi... -.  
- Quando eri con Jeremy e Stan, in questi giorni, c-cosa avete fatto? - balbettò. Sentì Louis irrigidirsi tra le sue braccia per quelle domande e poté immaginare la mascella del ragazzo serrata e la fronte corrugata probabilmente per i ricordi che il nome 'Jeremy' portò nella sua mente.  
- Non voglio parlare di lui, Harry! - concluse e aumentò la stretta intorno al corpo di Harry, come per tenerlo più al sicuro e non lasciarlo andare. Harry prese a massaggiare la schiena del ragazzo e sorrise: non riusciva a capire cosa avesse Louis da temere. Lui non se ne sarebbe mai andato. Il suo posto adesso era accanto a lui ed era contento di questo. 
 

Detention (First Book).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora