Capitolo 5.

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<< Ehi dove stai andando signorina? >> mi disse calcando il "signorina" e raggiungendomi.

Mi girai arrabbiata, facendolo quasi sbattere su di me, mentre lui mi fissò aggrottando le sopracciglia.

<< Tu! >> gli dissi puntandogli il medio sul petto, stando attenta a non sfiorarlo << Devi stare al tuo posto, smettila di parlarmi così, di guardarmi così e non azzardarti ad accompagnarmi, non mi frega niente di niente di avere un passaggio, a maggior ragione da
te! >> conclusi adirata, sotto il suo sguardo accigliato.

Poi, nonostante fossi arrabbiata lui incominciò a ridacchiare facendomi sbattere le palpebre confusa.

<< Davvero, non mi aspettavo di rivederti >> commentò, mentre la mia voglia di prenderlo a schiaffi aumentò.

<< A chi lo dici! >> dissi io, rincominciando a camminare, sperando non mi parlasse più.

<< E davvero questa cosa ti ha infastidita così tanto? >> mi chiese lui raggiungendomi e facendomi sbuffare, per poi continuare a parlare << Ho comunque promesso a Jake e a tua madre che ti avrei accompagnata, fatti dare un passaggio e ognuno continuerà la propria vita >> concluse lui, mentre io mi girai ancora piena di rabbia.

<< Io non mi farò accompagnare da te, puoi scordartelo brutto cafone e Risucchia soldi che non sei altro! >> continuai io, sfogando letteralmente l'ira repressa durante la cena.

<< Risucchia soldi? Ti sei presa anche la briga di darmi un soprannome? >> sorrise probabilmente divertito, stando al mio passo.

<< No! Mi è uscito ora >> mentii
prontamente << E comunque smettila d'inseguirmi! >> mi lamentai.

<< Non ti sto inseguendo, ti sto accompagnando, è diverso >> continuò lui, con quell'atteggiamento che mi stava facendo imbestialire, costringendomi così a fermarmi e a guardarlo.

Non mi piacevano i tipi come lui, quelli abituati ad aver tutto.
Era evidente che fosse uno di quegli stronzi, egocentrici e cafoni che tanto detestavo e che tutti invece amavano senza una spiegabile ragione.

<< Ma io non voglio farmi accompagnare da
te! >> continuai ancora, sbracciandomi e riprendendo a camminare.

<< Sai quante donne vorrebbero farsi accompagnare a casa da me? >> disse lui ammiccando, senza smetterla di camminarmi affianco.

<< Buon per loro allora, visto che sei bello ne troverai un'altra più propensa rispetto
a me >> gli risposi, senza girarmi a fissargli il volto furbo che aveva.

<< Anche tu mi trovi bello, allora >> disse lui, mentre io aprii la bocca contraria e cercando di ribaltare la conversazione in una farsa per spaventarlo.

<< Ci stai provando con me? >> me ne uscii io con il fine di minacciarlo << In tal caso, a Jake farebbe cosí tanto piacere che ti prenderebbe a pugni, quando appunto saprà che mi stai molestando >> gli dissi io, mentre lui alzò il sopracciglio scoppiando a ridere.

<< Ma non ti ho neanche toccata! >> si difese poi, senza smettere di ridere.

<< Ci mancava soltanto che mi costringessi a salire in macchina con te >> commentai.

<< Non mi permetterei mai di toccare la sorellina di Jake, di cui non sapevo l'esistenza, contro la sua volontà >> m'informò, come se me ne importasse qualcosa.

<< Menomale che non sapevi della mia esistenza >> dissi io secca, mentre lui scosse la testa.

<< Ora purtroppo per te lo so >> confermò i miei pensieri << Senti perché non ritorniamo indietro così ti accompagno cinque minuti in macchina senza dovermi costringere a inseguirti come un maniaco? >> mi chiese poi.

Mi fermai a guardarlo, fissai ogni parte del suo volto e mi soffermai sui suoi occhi, valutando quella proposta niente male ma che decisi di ignorare troppo orgogliosa.
Ripresi a camminare, capendo che lui intanto mi avrebbe accompagnata a piedi, pur di mantenere la parola a mia madre e a Jake.

<< Ma non mi stavi mica accompagnando? >> lo provocai dopo, mentre lui scosse la testa.

<< Non si direbbe, ma sei testarda come mia nipote di cinque anni >> disse invece lui, mentre io feci spallucce.

<< Non hai già fatto abbastanza supposizioni da quando mi hai vista per la prima volta? >> gli chiesi ancora provocatoria, pensando a tutti gli anedotti che mi aveva attribuito.

<< Non ne ho fatte invece >> si difese lui, sotto il mio sguardo accigliato.

<< Fammi pensare.. >> borbottai io grattandomi il mento
teatralmente << Stramba ragazzina disagiata! Oh.. fresca di patente stavo per
dimenticarmi >> conclusi con un'occhiataccia.

<< D'accordo avremo modo di conoscerci meglio e senza che tu mi voglia strozzare >> disse lui, mentre io scossi la testa.

<< Non credo proprio che noi due ci conosceremo! >> gli risposi io, mentre lui corruciò la fronte.

<< È quasi impossibile visto che sei la sorellina di Jake >> commentò lui.

<< Guarda che prima che sapeste della mia esistenza non ci eravamo mai conosciuti o addirittura visti, io e voi amici di Jake, e poi smettila di chiamarmi "sorellina di Jake" perché non sono così tanto più piccola di te >> gli feci notare, mentre lui mi fece un altro di quei sorrisetti.

<< Lo sei abbastanza da sporcarti di sugo il maglioncino >> mi disse indicandomi con il dito la macchiolina di sugo che avevo sulla zona del petto del mio dolcevita nero.

<< Cosa? Ma quando mi sono sporcata.. >> mi presi il dolcevita, guardando la macchiolina.

<< Magari mentre mi fissavi male.. >> propose, mentre ci eravamo fermati ancora.

Mi stava distraendo e già avevo bevuto un bel po' di vino, se poi lui continuava a parlarmi e a inseguirmi, la situazione diventava sempre più complicata.

<< Come biasimarmi >> mi difesi alla sua battuta, sfregandomi il volto << Senti, siamo quasi arrivati, puoi anche lasciarmi qui, intanto dirò a Jake e a mia madre che mi hai accompagnata fino a casa, non preoccuparti >> lo guardai, mentre i suoi occhi sembravano essere ancora più splendenti di notte.

<< Ormai ti accompagno, intanto come dici tu manca poco >> mi rispose lui, mentre io non riuscii a spiegarmi perché volesse così tanto accompagnarmi fino a sotto casa.

Passarono dei minuti di silenzio, finché non raggiungemmo il condominio in cui vivevo passandoci affianco dove c'erano le scale antincendio, dove spesso mi sedevo la mattina a bere il caffè.

<< Guarda, siamo arrivati >> sibilai indicando con il dito il palazzo dov'era situato il mio
appartamento << Puoi anche stare tranquillo adesso, non mi rapirerà nessuno per
due metri >> lo rassicurai, mentre lui mi fece un flebile sorriso.

<< Anche perché dopo due minuti se ne pentirebbero >> commentò ironico, mentre io gli tirai un'occhiataccia.

<< Senti chi parla, il simpaticone di turno >> commentai a mia volta, mentre lui mi fece un sorriso divertito << Comunque, è arrivato il momento di salutarci, mi ha fatto molto ma molto piacere conoscerti e se ti sto dando la mano è perché sono educata, o altrimenti andrai a dire che oltre a stramba, disagiata, fresca di patente, sono anche maleducata! >> dissi sarcasticamente porgendogli la mano, mentre lui non smise di guardarmi divertito stringendomela.

<< La stai anche stringendo di meno rispetto a prima, ti stai proprio impegnando >> mi disse riferendosi alla stretta della mia "presentazione", mentre io alzai gli occhi.

<< Si, abbastanza e me ne sto pentendo >> dissi mentre continuammo a
stringercela << D'accordo, buonanotte! >> finí salutandolo per poi sottrarre la mia mano, convincendomi che poteva bastare.

<< Buonanotte anche a te >> mi disse lui, lasciandomi con un ultimo sorriso, che mi destabilizzò per un nano secondo.

Scusa se ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora