Capitolo 33.

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Ero pronta.
Lavata, truccata, vestita, profumata e con il piccolo trolley davanti alla porta del mio appartamento.

Dovevo partire per Woodstock insieme a Jess, Robbie e Terence.

Proprio quest'ultimo era l'unica persona che non avrei voluto vedere.
Ieri sera ci eravamo baciati, e durante la notte insonne avevo provato a credere che fosse stato un sogno, o semplicemente un inciampare e attaccare le labbra all'altro, ma pulendo il lavabo freneticamente come un'isterica mi ero resa conto che se fossi inciampata "casualmente" di certo non era possibile e spiegabile come fossi finita a scompigliargli i capelli e a limonarlo senza sosta.

Come, con che faccia, nei giorni seguenti, dopo Woodstock, sarei andata da Jake a stare con lui, a parlare con lui, dopo aver infranto il nostro patto, come se niente fosse mai successo.
Non era da me non mantenere le promesse, e non era da me tenere nascosto un qualcosa che era successo a Jake, per di più mentirgli spudoratamente.

Ma dall'altra parte come potevo dirgli che avevo baciato il suo migliore amico?
Mi avrebbe sputato in faccia, disconosciuta come sorella, o per come era fatto non mi avrebbe parlato più.

<< Sono nella merda! >> dissi a Puzzolo che mi fissava sdraiato sul divano, guardandomi girovagare per il mio monolocale.

Mi coprii la faccia con le mani cercando di ragionare.

Non potevo dirglielo a Jake, a nessuno, doveva essere un segreto, un piccolo errore da cestinare.
Io e Terence eravamo brilli, avevamo bevuto, non sapevamo cosa stava succedendo, era stata una piccola cretinata, dovevo solo far finta di niente e comportarmi come se nulla fosse successo.

Un clacson mi fece risvegliare dai miei pensieri e un urlo mi fece affacciare alla finestra.

<< Bastarda buongiorno! Scendi! Che si
parte! >> urlò Jess, affacciata dal finestrino dell'auto.

Scossi la testa e dopo aver controllato di aver preso le cose essenziali, salutai il mio adorato cane che sarebbe stato accudito da Jake che sarebbe arrivato più tardi.
Quando arrivai giù, misi il mio trolley nel bagaglio di fianco agli altri e alla scatola con dentro le tazzine di zia Lily che avrei dovuto portarle e aprii la porta posteriore dove vidi Jess sorridere da vera stronza.

<< Sembri un burattino.. >> commentò disprezzante verso la mia sciarpa ed il mio cappello.

<< Ciao anche a te e scusami se ci sono meno venti gradi fuori! >> le risposi chiudendo la portiera.

<< Allora, pronti per partire? >> chiese Robbie dal posto in avanti che affiancava Terence che avrebbe guidato.

<< Certo tesoro >> gli disse Jess felice, mentre Terence partí.

Lo guardai dallo specchietto retrovisore mentre fissava la strada concentrato e distolsi lo sguardo per paura che mi beccasse.

<< Ti vedo strana.. >> pronunciò Jess a bassa voce, mentre Robbie accese la radio.

<< Cos'ho che non va? >> le domandai preoccupata che si potesse notare quanto fossi scossa.

<< Non lo so.. hai una faccia >> mi guardò meglio lei << È successo qualcosa per
caso? >> mi chiese senza darmi tregua.

<< No, sono un po' stanca, ho dormito poco stanotte >> chiusi la faccenda io sotto il suo sguardo eloquente.

E dopotutto non era totalmente una bugia, avevo passato la notte a pulire la cucina, anzi a lucidarla, a cercare di riaddormentarmi, a leggere giornali per cacciare via il senso di colpa per quel che avevo fatto, a rigirarmi sul letto e a parlare con Puzzolo che cercava di dormire e di scappare da me.

<< D'accordo >> concluse lei, senza continuare << Quanto ci mettiamo ad arrivare più o meno? >> chiese poi a Robbie e a Terence sporgendosi in avanti.

<< Non iniziare Jess, sei insopportabile in macchina >> la rimproverò Robbie, mentre lei gli prese una ciocca di capelli e la tirò, sotto un suo grugnito.

<< Un'oretta circa >> gli rispose Terence, e sentii per la prima volta la sua voce da quando ero entrata in macchina, roca, leggera ma nemmeno.

E come un flashback mi venne in mente lui che mi prese la testa e che mi baciò con passione e dolcezza mischiati assieme.
Stavo impazzendo e non ero ancora decisamente in me, cercai di mettermi più comoda sul sedile e guardai fuori dal vetro.
E ogni volta che qualcosa mi sfrecciava davanti pensavo al bacio, alle sue labbra morbide, alle sue mani sui miei fianchi, al desiderio.

Mi girai per cercare di conversare con qualcuno ma Jess si era già rannicchiata e aveva chiuso gli occhi per rilassarsi, siccome l'auto le dava il mal di stomaco sin da quando era piccola, e Robbie aveva fatto la medesima cosa forse perché annoiato.
Sbuffai e guardai ancora fuori strizzando gli occhi per mettere a fuoco la neve che aveva imbiancato tutta la città.

Il viaggio passò davvero lentamente, e l'ora mi sembrò un anno intero, tra i sospiri di Robbie e Jess e l'uomo che aveva parlato incessante per tutto il tempo alla radio, un emicrania si era impossessato di me.

Lessi il cartello con scritto "Woodstock" e tirai una gomitata a Jess che si risvegliò di soprassalto.

<< Eh? Che ore sono? >> mi chiese scombussolata con tutti i capelli arruffati.

<< Le dieci del mattino >> le dissi io, guardandola scocciata.

<< Siamo arrivati? >> domandò guardandosi attorno, mentre Robbie si era già alzato e Terence continuava a guidare.

Terence non aveva spiccicato una sola parola dopo aver risposto a Jess, per tutto il viaggio era stato in silenzio, non si era mosso di un centimetro se non per cambiare le marce o per appoggiare il braccio al bracciolo mentre l'altra teneva il volante.
Era stato frustrante per una come me che abitualmente conversava tutto il tempo, ma dopotutto nemmeno io gli avrei mai parlato, non dopo quello che era successo.

<< Sì >> affermai io, girandomi per guardare fuori dalla finestra << Ho la via dove dovete lasciarmi comunque >> gli dissi per poi cercare il bigliettino che mi aveva lasciato mia madre dove c'era scritto su la via.

<< No ma che dici? >> mi chiese Jess.

<< Devo andare da mia zia, è per questo che sono venuta qui.. >> cercai di spiegarle mentre lei mi prese il biglietto e se lo mise in tasca.

<< Certo che no, ci andrai domani >> sibilò lei mentre io la guardai non capendo.

<< Vieni a stare da noi, tanto in casa mia abbiamo due stanze per gli ospiti, e intanto io e Jess rimaniamo nella mia >> mi disse anche Robbie, mentre una parte di me stava già andando in defibrillazione.

<< Tranquilli io vado da mia zia a dormire, riuscirò a sopravvivere per una notte.. >> balbettai e mi strozzai al solo pensiero.

<< Perfavore non dire cazzate, ti conosco e so per certo che l'ultima cosa che vorresti fare é andare a dormire da tua zia, come ho già detto prima glie le porti domani le tazzine e la saluterai con calma senza dover avere paura che durante la notte venga a benedirti >> mi disse lei gesticolando e zittendomi.

<< Dovresti venire alla cena di stasera >> si aggiunse anche Terence, facendomi sbattere le palpebre dalla sorpresa del suo invito.

<< Già mi stavo dimenticando, sei la benvenuta, alle nostre famiglia farà
piacere >> concluse Robbie.

Guardai Terence di nuovo dallo specchietto retrovisore e quando anche lui finalmente spostò gli occhi, per un secondo i nostri sguardi s'incrociarono e un brivido mi percorse tutto il corpo facendomi arrivare in mente tutti i flashback che durante il viaggio avevo cercato di evitare.

Avrei conosciuto la famiglia di Terence.

Scusa se ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora