Entrai in bagno e raggiunsi Terence che era seduto al bordo della vasca.
Trattenni un sorriso mordendomi le labbra e li mostrai la bottiglia di grappa.<< Che cosa vuoi fare con quella? >> mi chiese, con un tono di voce eloquente, indicando la mia bottiglia di grappa.
<< Quando mi facevo male, mio nonno prendeva questa e me la metteva
sulle ferite >> gli spiegai avvicinandomi e appoggiando la bottiglia affianco a lui.Presi un bel pezzo di carta igienica e mi sedetti davanti a Terence, che scrutava attento la bottiglia di grappa, come se fosse una mitragliatrice.
<< Vuoi dirmi che metterai della grappa sul taglio che ho sulla fronte? >> mi domandò accigliandosi e facendo un'impercettibile smorfia.
<< Esattamente >> acconsentì io, muovendo la testa su e giù, mentre invece lui la scosse.
<< Ma non hai che ne so.. dell'acqua ossigenata? >> si guardò attorno lui, come un bambino impaurito, facendomi sorridere.
<< Mio nonno lo faceva quando avevo cinque anni, non fare il bambinone, non brucerà
tanto >> gli dissi, mentendogli.La grappa bruciava, era pur sempre alcool, ma questo preferì non dirglielo, anche se lui molto probabilmente lo sapeva già, anche perché mi fissò male.
<< Tu sei impazzita >> brontolò lui, mettendo le mani avanti, mentre inzuppavo la carta igienica senza ascoltarlo.
<< Stai zitto >> lo intimai io avvicinandomi alla sua faccia.
Feci per mettere la carta impregnata di grappa sulla ferita ma lui mi bloccò, fissandomi negli occhi e facendomi rabbrividire.
<< Fai con calma >> mi supplicò sottovoce, mentre io provai in tutti i modi a non diventare rossa come un pomodoro.
Deglutì a disagio, quella vicinanza mi metteva soggezione. Da lí potevo notare ogni particolare del suo viso, dai suoi occhi meravigliosi, di un colore così strano: marroncino misto a del verde scuro, con delle pagliuzze dorate, che non avevo mai visto prima d'ora, a un accenno di barba, che lo rendeva più mascolino e attraente.
Annuì e spostai lo sguardo sulla ferita, pulí pian pianino il sangue che prima era sgorgato e poi con una delicatezza immane misi la carta sopra, sentendolo digrignare i denti. Cercai di fare il più piano possibile disinfettando il taglio.
<< Il tuo cane mi odia >> sussurrò poi lui, rompendo il silenzio e sfiorando l'intimità che si era creata. Si sentiva da qui la canzone The time of my life di Dirty Dancing.
<< Fa un po' fatica a fidarsi delle persone, un po' come tutti >> gli spiegai a bassa voce, come se qualcuno ci potesse sentire.
Annuí muovendo la testa e quando cercai di togliere il sangue secco fece una smorfia.
<< Ahi >> borbottò, appoggiando la sua mano al mio polso. Lo fissai negli occhi e lui ricambiò lo sguardo, come se non li avesse mai tolti dal mio viso << E tu? >> mi chiese, spostai l'attenzione ancora sul taglio.
<< Io cosa? >> gli domandai facendo finta di non capire.
<< Tu ti fidi delle persone? >> mi fissò ancora ed io lo guardai un attimo sospirando cautamente.
<< Mi pento di essermene fidata di alcune >> ammisi, mordicchiandomi una guancia.
Chi nella vita non si era mai pentito di essersi fidato di qualcuno?
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Scusa se ti amo
ChickLit[COMPLETA] Catherine Boulevard a ventitré anni è in uno stato confusionario della sua vita. Vive in un piccolo appartamento nella cinquantaduesima strada a New York insieme a Puzzolo, il suo magnifico Golden Retriever che l'aiuta nei momenti di ango...