Capitolo 6.

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Ero sdraiata sul divano di Jess.
Fissavo insistentemente lo schermo del cellulare che mi stava facendo imbestialire, dato che aveva deciso di bloccarsi proprio mentre giocavo a CandyCrush così iniziai a sbatterlo contro il divano urlando come una pazza visto che stamani mi ero svegliata con la luna storta e di certo il ciclo non era stato il benvenuto.

<< Che diavolo stai facendo al mio povero divano? >> mi chiese Robbie, il fidanzato di Jess.

<< Non sto facendo niente al tuo divano Rob! È questo stupido cellulare inutile che non funziona mai! >> sbraitai sbattendolo sul tavolo, sperando ricominciasse a funzionare.

Lo odiavo come il mestruo.

<< D'accordo, io devo assolutamente andare a lavoro adesso, dillo a Jess già che ci sei, dato che è in bagno da ben tre ore >> si affrettò a dirmi, mentre io mi voltai dalla sua parte.

<< Aspetta Robbie! Quando sarà aggiustata la mia macchina? >> gli chiesi.

Non che mi servisse, ma era comunque un mezzo di trasporto d'aiuto per fare molte cose.

<< Devo ancora sistemare delle cose Cath, ma non ci vorrà molto tranquilla, cercherò di finire il prima possibile con il tuo catorcio >> rise, prendendomi in giro.

<< Andiamo.. perchè tutti dite cosí? Non è un catorcio! La mia auto è meravigliosa >> sbuffai esasperata mentre lui continuò a ridere.

Dopo un ultimo saluto se ne andò e proprio in quel momento arrivò Jess, mentre parlava al cellulare con qualcuno.

<< Ecco adesso te la passo, parla con lei, comunque per me va bene >> disse porgendomi il cellulare.

"Chi è?" le mimai con le labbra non sapendo con chi stesse parlando.

<< È Katie >> mi rispose lei, con nonchalance e passandomi il cellulare.

<< Ciao Katie, come mai rompi le palle anche mentre dovresti studiare? >> la salutai io ridacchiando, mentre la sentí sbuffare.

<< Non ce la faccio più! Il prossimo sabato dovrò dare l'esame che tu darai a marzo! Ti rendi conto? Non è assolutamente corretto, non dormo decentemente da ormai due settimane per questo stupido esame! Io sto morendo Cath! Troverete il mio scheletro tra i libri, non voglio che la mia fine sia questa! Non posso morire cosí >> iniziò a parlare a vanvera senza lasciarmi nemmeno il tempo di dirle qualcosa.

<< Se morirai potrò prenderti le Louboutin nere? >> le domandai visto che amavo con tutta me stessa quelle scarpe.

<< Stai scherzando spero? Certo che no! Le voglio avere addosso anche dentro la tomba >> mi rispose mentre io spostai il cuscino da dietro la schiena che mi stava dando fastidio.

<< Saresti egoista anche da morta >> la rimbeccai per niente stupita da quella risposta.

<< Comunque come ho detto a Jess, sta notte voglio sbronzarmi come una quattordicenne irresponsabile, e voi due stronzette mi accompagnerete, quindi Cath ci vediamo nel tuo appartamento verso le otto! Mi dovrai aiutare a far sparire queste occhiaie con il potere del correttore e del tuo fondotinta >> urlò super estasiata, mentre io sbattei le palpebre.

<< Proprio oggi che mi è venuto il ciclo? Ho un mal di pancia indescrivibile per questo sono qui da Jess! >> dissi svelando la verità della visita da parte mia, a casa di Jess.

<< Davvero? che sfruttatrice senza scrupoli che sei! >> disse Jess mettendo le mani sui fianchi con uno sguardo truce.

<< No è solo per far calmare Katie! >> mi giustificai mentre Katie subito rincominciò a parlare.

<< Allora perfetto! Ci vediamo sta sera bellissima, mettiti un Tampax e non rompere che voglio bere >> concluse lei per poi attaccare senza lasciarmi obbiettare.

<< Cosa mi metterò? >> chiese Jess al soffitto come se questo potesse parlarle da un momento all'altro.

<< Sicuramente il soffitto non ti aiuterà Jess! Comunque io adesso devo andare a casa, devo sistemare il mio appartamento e giocare un po' con il mio povero cane che poverino è da un po' di giorni che non lo sto calcolando >> dissi alzandomi e andando a prendere la mia tracolla ed i miei occhiali da sole.

<< Ci vediamo tutte a casa tua giusto? >> mi chiese accompagnandomi all'uscita.

<< Si, da me alle otto >> biascicai leggendo un messaggio della mia compagnia telefonica.

<< Cerca di non spaccarti la faccia scendendo le scale a furia di guardare quel cellulare >> mi ammonì lei, mentre io le feci un cenno.

<< Va bene mamma >> le dissi senza nemmeno guardarla.

M'incamminai per le stradi di Broadway e alzai la mano per prendere un Taxi.
Un volta salita gli dissi la via di casa mia, e dopo un po' di tempo arrivammo e mi lasciò davanti al mio appartamento, lo pagai e scesi dal Taxi dirigendomi verso il portone.

Feci le scale con il fiatone, rendendomi conto che se non avessi voluto diventare un involtino primavera avrei dovuto fare un po' di palestra in più.
Una volta arrivata sul pianerottolo, davanti alla mia porta d'ingresso, sgranai gli occhi senza parole.
La porta era aperta e dei rumori all'interno, mi terrorizzarono non poco e delle voci maschili riecheggiavano da dentro.

Qualcuno mi stava derubando?

Non avevo nemmeno i soldi per comprarmi un nuovo set di bicchieri e qualcuno aveva deciso di derubarmi.

<< Prendila! >> disse una voce, facendomi sobbalzare e mettere la mano sulla bocca per non cacciare un urlo.

<< Muoviti! muoviti! >> un altro ladro, presumibilmente cercò di mettere fretta agli altri ladri, facendomi mancare il respiro e guardarmi attorno in cerca di un'idea.

<< Corri cazzo! Più veloce! >> sentii ancora, mentre mi allontanai impercettibilmente dalla porta d'ingresso.

Aprii la mia borsa in fretta e furia, con l'unica intenzione di chiamare mio fratello Jake, poiché era un poliziotto e poiché poteva beccare in flagrante quei ladri.

Nella cinquantaduesima strada, c'erano state molte rapine, saccheggi, come del resto in tutta New York.
Ma non avrei mai immaginato che sarebbero venuti nel mio appartamento, dove non tenevo assolutamente niente.

Chiamai mio fratello, allontanandomi ancora di più dalla porta d'ingresso spaventata e con il fiato corto.

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.

Fino a quando sentii la suoneria da dentro il mio appartamento.
Mi girai confusa, con ancora il cellulare in mano e lentamente aprii la mia porta di casa sotto gli sguardi di cinque uomini intenti a guardare una partita di Football, a bere birra e a mangiare patatine.

Poi lo vidi, era seduto sul divano di casa mia, insieme a mio fratello Jake e a Dan e Robert, sempre se così si chiamavano, e non appena mi vide, mi fece un sorrisetto lasciandomi ancora più spiazzata e senza parole.

Che cosa ci faceva Mrs. Risucchia soldi a casa mia? E gli altri?

<< Ma che diavolo... >> dissi, rimanendo sulla soglia sotto i loro sguardi, mentre mio fratello si alzò con un sorrisone venendomi in contro.

Scusa se ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora