Capitolo 44.

16.8K 507 26
                                        






Non avevo dormito tutta la notte.
Dopo la litigata con Terence avevo cercato di calmarmi in tutti i modi possibili, ma non ci ero riuscita minimamente.

Ero stata tutta la notte a rigirarmi tra le coperte, abbracciando il cuscino e immaginando che fosse lui e piangendo come una forsennata.
Avevo fissato il soffitto bianco della mia stanza, gran parte del tempo, mentre Puzzolo aveva russato fino alla mattina, aggiungendo un input al mio mal di testa.

Mi ero alzata dal letto a pezzi, con gli occhi gonfi e il cuore distrutto.
Potevo confermare di aver rovinato tutto, di aver perso Terence e i suoi bellissimi occhi color cioccolato che tanto mi piacevano.

E poi il sole, dopo la nottata di temporale, era così fastidioso nonostante indossassi gli occhiali, e quel caffè non era riuscito a darmi nemmeno un po' di energia, mentre a fatica camminavo verso l'entrata dell'ospedale.
Buttai il bicchiere di carta dentro al cestino all'entrata del Mount Sinai Medical Center e misi piede all'interno sbuffando e aggiustandomi la borsa a tracolla.

Ero per davvero uno schifo e speravo con tutta me stessa che nessuno mi avrebbe chiesto del perché del mio aspetto, o altrimenti non avrei saputo rispondere.
Arrivai infondo al corridoio e vidi mio fratello seduto a leggere un giornale davanti alla porta della stanza di mamma.
Lo guardai attraverso gli occhiali e lui alzò lo sguardo vedendomi e alzando un sopracciglio.
Lo ignorai, come avevo fatto il giorno precedente ed entrai senza nemmeno bussare dentro la stanza.

Non appena l'aprí però, non vidi nessuno, il letto di mamma era sfatto e disordinato e di lei non c'era traccia.
Uscì alzando un sopracciglio e rimasi in piedi davanti a mio fratello, mentre lui continuò a leggere senza calcolarmi, di proposito.

Gli chiusi il giornale scontrosa e lui alzò lo sguardo mandandomi un'occhiataccia.

<< Che vuoi? >> mi chiese, mentre cercai di tenere sotto controllo la mia pazienza, esaurita da qualche notte a questa parte.

<< Dov'è mamma? >> gli domandai dura, mentre lui fece spallucce.

<< Non mi saluti, nemmeno mi guardi e m'ignori tutto il tempo, però quando mi devi chiedere informazioni mi parli? Non sei coerente >> disse lui canzonatorio, mentre io strinsi i denti inviperita.

<< Senti brutta testa d'idiota, ti sto parlando solo perché siamo in questa situazione dove nostra mamma è in ospedale, quindi mi vedo costretta a farlo, non di certo perché non riesco a vivere senza di te >> ringhiai, non trattenendomi affatto, mentre un'infermiera sbigottita dal mio tono mi sorpassò.

Mio fratello era la causa per il quale mi ero fatta tanti problemi, lui mi aveva mentito, mi aveva fatto credere che uscire con il suo migliore amico fosse il peggiore dei peccati, quando era il primo a farlo, soprattutto di nascosto.

<< Sei davvero così tanto arrabbiata? >> mi guardò lui, mentre io respirai guardandomi attorno.

Non volevo litigare, non quel giorno dove non riuscivo veramente a controllarmi.
Pensavo soltanto a una persona, che non mi voleva più ormai, e la mia mente non riusciva a cancellare l'immagine delle sue spalle larghe scomparire dal pianerottolo davanti al mio appartamento, dopo avermi spiattellato la verità in faccia.

Ero una fifona, che scappava da tutto e da tutti non appena la situazione mi metteva timore.

<< Dov'è mamma? >> gli chiesi ancora, scacciando via i pensieri.

<< È in giro per l'ospedale, sai com'è >> mi rispose lui, lanciandomi un'ultima occhiata eloquente notando le mie condizioni e rimettendosi a leggere quello stupido giornale.

Scusa se ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora