Capitolo 34.

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Dopo il viaggio Terence ci aveva lasciati a casa di Robbie, dove i suoi genitori, che avevo già conosciuto quando erano venuti nell'appartamento di Jess e Robbie l'anno scorso, ci accolsero con grandi sbracciate.
Erano molto simpatici, gentili e scherzosi; soprattutto il padre di Robbie, il signor Bryan, che riusciva a farti sentire particolarmente a tuo agio, anche la madre Romina era molto carina, mi aveva sistemato la stanza degli ospiti raccontandomi qualche aneddoto sulle volte in cui aveva lasciato dormire qua suo marito Bryan dopo averci bisticciato.

Jess non sembrava molto felice all'idea che avrebbe dovuto subirsi la mamma di Robbie, che con lei era alquanto punzecchiante a dire la verità, ma un sorriso le spuntava quando l'attenzione cadeva su di me, la nuova arrivata, e ci misi poco a capire il suo sporco gioco.

Avevo passato il pomeriggio nella stanza degli ospiti a rigirarmi i pollici, a giocare con il cellulare, a guardare foto vecchie sopra i mobiletti, insomma avevo cercato di cacciare tutti i pensieri in qualche modo.
Ma nel momento in cui avevo iniziato a prepararmi per la cena, una strana sensazione di angoscia aveva incominciato a logorarmi, e nel momento preciso nel quale eravamo entrati in macchina per andare a casa di Terence dove si sarebbe tenuta la cena, l'ansia mi pervase completamente.

Il signor Bryan, che era al volante svoltò a destra, entrando in un vialetto pieno di villette tutte uguali, come quelle che si vedono molto spesso nei film, si fermò poi poco più avanti, davanti a quella che doveva essere la casa della famiglia di Terence.
Scendemmo tutti dall'auto e rimasi dietro, per non dover essere la prima ad entrare.

La casa era piuttosto grande, come me l'ero immaginata, ormai avevo capito che Terence era di una famiglia agiata, lo avevo capito dall'auto, dal suo attico nel centro di New York in uno dei grattacieli più famosi.

Quando una donna aprí la porta, la guardai attentamente per captarne ogni particolare senza farmi beccare.
Salutò tutti con grande entusiasmo, e man mano che entravano puntò lo sguardo su di me facendomi ricordare un paio di occhi che già conoscevo, erano a dir poco uguali.

<< E tu sei la figlia tenuta nascosta di Bryan e Romina? >> mi sorrise lei, sotto le risate dei diretti interessati.

<< Cara Lucy lei è Catherine, una nostra amica, e no, che io sappia non è mia
sorella >> mi presentò Robbie, per poi entrare seguito da Jess.

<< Piacere Catherine >> le sorrisi io porgendole la mano che lei ricambiò con una stretta.

<< Lucy, tranquilla Terence ci aveva detto che saresti arrivata >> disse lei, facendomi accomodare gentilmente.

Era di media statura, con dei corti capelli scuri e degli occhi identici a quelli di Terence, e questo mi fece dedurre che fosse sua madre; era molto bella e dalla battuta di prima si presupponeva anche scherzosa.

Entrai, in quel salotto enorme, dove pareti alte rendevano la stanza accogliente, due divani bianchi circondavano un tavolino altrettanto bianco, e le pareti erano ricoperte di quadri e di foto.
Mi girai subito, e notai che si stavano alzando dal divano un signore e un ragazzo.

<< Chi si rivede! >> rise il signore in questione abbracciando Bryan che sorrise anche lui contento ricambiando la stretta.

<< Sono passate solo venti ore >> rise lui andandosi a sedere sul divano.

<< Non mi sei mancato per niente >> gli disse ridendo per poi salutare anche Romina.

<< Ciao Zio Cillian >> lo abbracciò Robbie.

<< Figliolo non ti vedevo da una vita! Tu e Terence non venite quasi mai >> gli fece notare il signor Cillian.

<< Abbiamo tanto lavoro e poco tempo a disposizione >> gli spiegó Robbie.

Scusa se ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora