Capitolo 29.

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Misi in forno la mia crostata di mele e pulii le mani sulla tuta piena di farina.
Incominciai a riordinare la cucina enorme dei miei genitori, misi le stoviglie sporche nella lavastoviglie e gli ingredienti nei loro ripiani.
Ero solita a venire un giorno prima della festa del ringraziamento, per preparare qualche dolce e restare noi quattro in famiglia prima del boom dei parenti del giorno dopo.

La situazione rispetto agli altri anni era leggermente strana, mia madre non mi guardava nemmeno da quanto era arrabbiata, mio fratello invece era a lavoro e non l'avevo ancora visto, e mio padre era sdraiato sul divano in salotto a guardare la televisione. Io come sempre ero in cucina, a cucinare sotto le note dei cd anni 90 di mia madre e ad aspettare che tutti i dolci che avevo preparato fossero come li volevo.

Mentre passavo lo straccio però, entrò mio padre con un sorriso nel vedermi.

<< Hai finito? >> mi domandò avvicinandosi al ripiano.

<< Si, sarai il primo che la proverà >> gli assicurai ridendo.

<< Lo spero per te >> rise sedendosi sullo sgabello.

<< Tranquillo papà >> gli misi una mano sulla spalla sporcandolo di farina mischiata a zucchero mentre lui la pulí mandandomi un'occhiataccia sotto le mie risate.

<< Tua madre é andata a fare la spesa, dopo andrà a prenderla Jake >> mi comunicò fissandomi, mentre io feci spallucce continuando a pulire.

<< Si può sapere perché è così arrabbiata con te? >> mi chiese alzando un sopracciglio.

<< Non te l'ha detto? >> gli domandai accigliata e quasi incredula, poiché sembrava l'avesse detto a tutto il mondo.

<< Ti pare ? >> mi guardò scettico ed io feci una risata isterica << È stressata da più di una settimana, o almeno più del solito >> fece un'altra pausa << E io so per certo che la causa sei tu, perché quando si tratta di te non fa mai il caffè con lo zucchero >> commentò, mentre io alzai lo sguardo spalancando la bocca.

<< Dici sul serio? >> gli chiesi rimanendo sbalordita.

<< Si, e lo sai che non mi piace il caffè
amaro >> asserì facendomi sghignazzare, per poi fissarmi un attimo << È successo
qualcosa? >> aggiunse, mentre io mi morsi un labbro.

<< Ahm.. >> brontolai guardandomi le dita e posando lo straccio << Nulla di che.. potrei averle detto che ho voglia di lasciare l'università e.. >> borbottai guardandolo meglio mentre lui alzò le sopracciglia fissandomi.

<< Aspetta >> mi bloccò, appoggiando le mani sul ripiano << Che cosa? >> mi chiese come se non avesse capito, mentre io pensai di essere seriamente nei guai.

<< No ascolta papà, mi rimangio tutto quanto davvero, la finisco promesso, l'avevo solo detto per.. >> incominciai difendendomi e chiarendo le mie intenzione, mentre lui scosse la testa arrabbiandosi e facendomi parlare a raffica sempre di più.

<< Catherine aspetta! >> mi fermò ancora aumentando il tono di voce, senza essere però cattivo.

Lo guardai con gli occhi da cagnolino bastonato aspettando quel che voleva dirmi, mentre lui riordinava nella testa quel che gli avevo appena detto.

<< Vorresti lasciare l'università? >> mi domandò corrugando le sopracciglia.

<< Non proprio cioè.. >> borbottai guardandomi le dita in difficoltà, non sapendo come spiegargli tutte le idee confuse che mi vorticavano per la testa.

Scusa se ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora