Tutto si mantenne calmo fino al giorno successivo, quando la situazione tornò a degenerare; e fu un vero peccato, siccome a casa ero riuscita a ritrovare un po' di pace con la mamma, nonostante ci fossimo sforzate di ignorarci pur di evitare di finire di nuovo a discutere della piega degli eventi recenti. Anche al lavoro andava tutto alla grande.
Virginia aveva pietà di me più che in qualsiasi altro periodo del nostro rapporto lavorativo, e il pomeriggio scorso, quando ero tornata a riprendere il mio turno, seppur triste e sfinita, mi aveva accolto con grande gentilezza, senza apparire mai contrariata o ingelosita per il fatto che quel galantuomo all'antica del suo filarino mi aveva portato a casa. Anzi, ne sembrava felice, ed era come se la sua buona azione fosse stata positiva anche per lei.
Piergiorgio, invece, non l'avevo più rivisto.
Ebbene, quando mi recai al lavoro, giungendo con qualche minuto d'anticipo, come mio solito, intravidi subito, mentre parcheggiavo, che davanti all'ingresso del locale si era posizionato uno dei miei peggiori nemici; il padre di Marco. Era seduto ad uno dei tavolini liberi.
Sbuffai, nervosa. Ero proprio stanca di quella messa in scena, e di quella famiglia... mi veniva davvero da scendere dall'auto e cominciare a gridargli contro come una forsennata.
Volevo liberarmi dai vincoli di quelle persone insistenti, che ai miei occhi apparivano sempre più come malate, ossessive ed opprimenti; era proprio vero che non tutto ciò che luccicava era oro, e non mi ero mai accorta, durante la mia lunga relazione con Marco, di quanto fosse insistente il suo genitore. Forse, perché non avevamo mai avuto problemi gravi come quella volta.
Mi lasciai alle spalle l'auto e mi avviai verso il mio calvario quotidiano, che aveva surclassato il lavoro, ed era il mio impegno con i problemi che la pausa da me voluta col mio fidanzato aveva provocato. Una reazione a catena, proprio.
Coprii la distanza che mi separava da L'angolo della bontà con rapidità, a passi svelti, tenendo lo sguardo a terra e cercando di non mostrare il mio volto che, in quel momento, doveva essere livido dal nervoso che stavo provando. Il mio doveva essere uno stupido tentativo di depistaggio, nella speranza che quello che ormai vedevo come un nemico stesse solo attendendo un caffè, ma naturalmente non era così.
"Isabella, per favore, potrei parlarti un attimo?", esordì infatti l'uomo, tossicchiando per attirare la mia attenzione mentre cercavo di avvicinarmi alla porta del locale.
Per un istante, mi baluginò per la mente di far finta di non aver udito nulla, ma poi compresi che, in fondo, avrei solo aggravato la situazione, siccome Valerio, come ben sapevo, non era un tipo che demordeva facilmente.
"Senta, mi spiace, ma io sono qui per lavorare...", partii anch'io in quinta, innervosita come non mai, ma il signor Benedetti mi prese dolcemente per una spalla, dopo essersi alzato in fretta e senza che io avessi avuto modo di evitare il contatto; e mi si avvicinò, in una sorta di viso contro viso.
Mi ritrovai proprio col suo volto a meno di un palmo dal mio, coi miei medesimi segni d'irrequietezza ben impressi sulla sua pelle ben rasata, che sembrava quella di un bambino, e il suo odore di dopobarba spalmato da poco stuzzicava improvvisamente le mie narici. Mi sentivo quasi in pericolo.
Valerio si affacciò poi per un attimo all'interno del locale, rivolgendo uno sguardo perentorio alla signora Virginia, già collocata dietro alla cassa, nella sua solita postazione quotidiana.
STAI LEGGENDO
Il Principe Azzurro arrivò a Mezzanotte
RomanceIsabella è una ragazza come tante altre, senza alcuna pretesa di troppo dalla vita. Tuttavia, da quando la relazione con il suo ragazzo è entrata in crisi, la felicità ha lasciato spazio alla più profonda tristezza. Quello che non sa è che, a volte...