Capitolo quarantotto

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Ho sempre pensato che la mia storia volevo scrivermela da sola, e così è stato.

Mia madre mi confermò l'appuntamento fissato presso la sede locale della banca al fine di poter sbloccare definitivamente l'eredità di mio padre, ora più che mai sempre più tangibile. A Piergiorgio raccontai la vicenda di Irina solo durante la notte, quando tra le sua braccia mi sentii più forte.

Non seppi in un primo momento se appoggiava le mie scelte oppure no, non si espresse. Si limitò ad ascoltarmi in silenzio, lasciandomi sospesa durante quasi tutto il corso di quella nottata.

Giunsi al mattino successivo senza aver chiuso occhio, e mentre cercavo di prepararmi per il lavoro squillò il mio cellulare, con la signora Virginia che mi comunicava tempestivamente che avrei dovuto presentarmi solo quel pomeriggio, poiché quel mattino avrebbe tentato di prendere servizio la nuova ragazza e voleva metterla alla prova.

Non fu un male, anzi, una piacevole sorpresa che il mio George aiutò ad amplificare.


Il mio compagno non aveva esitato un solo attimo a lasciar perdere il suo lavoro.

Testardo come un mulo, dopo un paio di telefonate a raffica mi fece salire sul suo fuoristrada. Destinazione? "Sorpresa" rispose a tutti i miei interrogativi iniziali, sorridendo bonariamente.

"Dio, George, mi metterai in imbarazzo... io di sorprese non te ne faccio mai..." mormorai, ancora abbastanza confusa da ciò che stava accadendo. Quella che era iniziata come una giornata ordinaria sembrava volersi tramutare in tutt'altro.

Udendo quelle mie parole, egli allungò la mano destra verso di me e sfiorò il mio ventre.

"Esiste forse una sorpresa più bella di questa?" chiese.

"Questo è solo il frutto dell'amore, non un regalo" mi venne spontaneo rispondere, non seppi mai se a torto o ragione.

"E allora anche ciò che sto facendo è frutto dell'amore, va bene?" chiese ancora, mettendomi a tacere con la sua solita capacità dialettica.

"Poi tanto ti sto portando qui vicino, non ti preoccupare, entro due ore saremo di nuovo a casa. Stai tranquilla" aggiunse.

"Oh, per me non è un problema. Basta che entro le quattordici mi presenti al bar".

Il fuoristrada imboccò lo stradone principale che tagliava in due il nostro borghetto.

Passammo di fronte al Mald'Est, il locale in cui Irene mi aveva tormentato per tre sere di fila. Mi allungai a guardarne l'insegna illuminata dal timido sole autunnale, pensando che in fondo erano passati solo pochi mesi. Una stagione e poco più. E quante cose erano cambiate, così in fretta.

"A proposito, Virginia sa che presto ti licenzierai, vero?" tornò a domandarmi con un tono leggermente indagatore.

"Ma certo" lo rassicurai subito, " adesso sta cercando di mettere alla prova alcune ragazze, infatti. Vedrai che non mi rimpiangerà".

Sogghignò.

"Chi non ti rimpiangerebbe?".

"Be', mi dispiace per te e per nostro figlio, che dovrete sopportarmi a lungo...". Trasportata dalla sua leggera ma profonda ironia, mi ritrovai a mia volta a sciogliermi un pochino.

Il Principe Azzurro arrivò a MezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora