Capitolo quattordici

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Dopo quel bacio, tra me e Piergiorgio calò un pesante sipario di silenzio.

Non solo c'eravamo dati entrambi alla fuga, dopo aver favorito quel fugace incontro tra le nostre rispettive labbra, ma stavamo attenti a non rivederci. O, almeno, da parte mia era così.

C'era un luogo dove non avrei potuto evitarlo, e cioè il mio posto di lavoro, ma lui non venne per diversi giorni, togliendomi il peso di dover tornare a guardarlo negli occhi.

In realtà, ci stavo tanto male lo stesso, siccome mi pareva di aver fatto un'azione stupida e pericolosa. Mi chiedevo cosa avessi fatto e quali sarebbero state le ripercussioni del mio gesto insensato... e non sapevo cosa rispondermi. Pensavo che Piergiorgio avesse una famiglia, o almeno un passato con cui fare i conti, da quel che avevo sentito dal suo amico della pensione, e credevo che la mia azione gli avesse solo complicato ulteriormente la vita.

Ma che ci potevo fare? Per me era stato così travolgente che non ero riuscita a trattenermi. E poi, lui stesso aveva favorito il bacio, non stando fermo e spostando, forse appositamente, il suo viso.

Era vero che non aveva fatto i salti di gioia quando le nostre labbra si erano castamente incontrate, ma non si era neppure ritratto disgustato.

Solo dopo qualche ora compresi che la sua reazione era stata la più completa neutralità, e non sapevo spiegarmene il motivo. Forse l'avevo solo colto di sorpresa. Se avessi atteso qualche attimo in più, invece di darmela a gambe come una pazza, magari avrei potuto constatare la sua reazione... ma la sua reazione a cosa, poi? Non ero convinta di essere attratta da lui. C'erano troppi aspetti che ci distanziavano l'un l'altra, e viceversa.

Ritenevo, a quel punto, di essere ancora confusa, e preferivo non pensarci, sperando di non rivederlo per un po', in modo di avere un po' di tempo a disposizione per chiarirmi le idee e capire come dovevo comportarmi con lui. E, soprattutto, se gli dovevo delle scuse per il mio atteggiamento esagerato.

Il resto era tutta acqua passata.

Andai a riprendere mia madre tre giorni dopo la sera del bacio.

All'inizio ero in ansia; egoisticamente, non tanto per lei, ma per me, siccome temevo di rincontrare Piergiorgio, cosa che non accadde.

Una sua cortese collega dimise la mamma, ed io la riportai a casa senza problemi. Notai solo una cosa; che lei era cambiata.

Mamma non era più la stessa signora che era prima di sentirsi male, in quella sfortunata notte di cinque giorni prima. In auto non mi parlò, anche se le feci delle domande tutte le mie parole s'infransero contro un muro di svogliato e demotivato silenzio.

Non capivo cosa avesse, d'altronde tutto il comparto medico mi aveva assicurato che era tutto a posto. Decisi di lasciarla stare, per un po'.

Una volta tornata a casa, non fece altro che andare a letto, di nuovo, ed io la lasciai scegliere, mentre ero sempre più preoccupata. Mi venne l'istinto di chiamare Piergiorgio e di chiedergli consiglio; il suo numero di cellulare l'avevo ancora nella mia borsa, e pareva un'attrazione allettante per le mie mani.

Non cedetti e proseguii nel mio silenzio. A quel punto neppure io avevo più nulla da dire.

Mia madre non si alzò prima che fosse sera inoltrata, ed io le avevo già preparato un'adeguata cenetta leggera, sperando fosse di suo gradimento.

Il Principe Azzurro arrivò a MezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora