A Milano avevo risolto. Non c'era più motivo affinché la mia permanenza dovesse protrarsi ulteriormente.
Passai quella prima notte in albergo abbracciata al mio George, e quando di tanto in tanto ci svegliavamo, tornavamo a fare l'amore. Il resto fu tutta tranquillità, coccole ed effusioni.
Quello fu sicuramente il periodo durante il quale ero più innamorata di lui, totalmente persa. L'alba aveva sempre fretta di far capolino nel cielo estivo, ma quel giorno, almeno da parte mia, non c'era fretta né ansia; non dovevo andare al lavoro e non avevo alcun impegno.
"Vai alle conferenze, oggi? O a qualche congresso?", chiesi a George, col suo viso a un palmo dal mio, appoggiato sul cuscino e con gli occhi socchiusi.
"Dovrei?", mi rispose. Sorrisi.
"In teoria".
"In pratica è tutta un'altra cosa. Sarà per un'altra volta, che ne dici? Tanto di ciance ne ho ascoltate un'infinità, durante il corso della mia carriera. Anche se me ne perdo qualcuna, fa lo stesso".
Era molto serio, ma sereno.
"Mi sono lasciata portare qui da te perché mi avevi garantito che avevi altro da fare, e che non era un disturbo. Se non andrai da nessuna parte, potrei sentirmi all'improvviso un peso", dissi, mimando un po' la sua serietà.
In realtà, avevo pronunciato quelle parole con un minimo di timore reverenziale, poiché se da un verso erano veritiere, dall'altro ero felice che lui passasse del tempo con me. Avrei voluto che quell'ennesimo momento di intimità fosse destinato a non finire mai, pur sapendo che ciò era solo un sogno.
George tuttavia prese davvero sul serio le mie parole, e scattò repentinamente. Le sue mani corsero verso il mio viso, e lo intrappolarono nella loro delicata ma inflessibile stretta, poi allungò il volto e tornò a baciarmi, con passione crescente.
"Io ti giuro che per me non sei un peso, e non lo sarai mai. Hai presente quello che ti ho detto ieri sera?", mi chiese, interrompendo per un attimo il contatto. Annuii, in maniera istintiva.
"Per te rovescerei il mondo. Ti vorrei donare ogni cosa, e strapparti di dosso ogni sofferenza. Vuoi capire che sono cotto di te? Non penso ad altro che a te, a volte mi sembra di impazzire, davvero", ammise, con enfasi crescente.
"Anche quando lavoro, la testa corre sempre verso di te, a chiedermi cosa stai facendo, come stai... tutte quelle domande idiote. Idiote, ma asfissianti. So che sono pazzo, tra di noi non avrebbe mai dovuto esserci nulla, però è andata così, e sono perso, vivo per te e a te donerei ogni cosa che c'è" proseguì, imperterrito.
A quel punto, con le lacrime agli occhi per l'emozione e la commozione, mi divincolai dalla sua stretta, e adagiai la mia testa al centro del suo petto, con fare affettuoso, sperando che mi abbracciasse immediatamente e che mi coccolasse un po'. Il mio tacito desiderio fu subito accontentato.
"Anche per me è la stessa cosa, George. Per questo... per questo vorrei farti una domanda", esordii.
Deglutii, poi, piano, nel tentativo di farmi forza, e di comprendere se quello che stavo per dire era qualcosa di corretto. Sapevo che stavo per arrivare a un punto dal quale non sarei più potuta tornare indietro, se mai me ne fossi pentita in qualche modo. Non potevo, tuttavia, continuare a trattenere la mia passione, e il legame sempre più saldo che mi univa a quell'uomo era sempre più resistente, giacché sapevo che lo amavo, e un amore così intenso non avrei potuto provarlo e riporlo nei confronti di altre persone.
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Il Principe Azzurro arrivò a Mezzanotte
RomanceIsabella è una ragazza come tante altre, senza alcuna pretesa di troppo dalla vita. Tuttavia, da quando la relazione con il suo ragazzo è entrata in crisi, la felicità ha lasciato spazio alla più profonda tristezza. Quello che non sa è che, a volte...