Capitolo trentadue

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Dopo l'ennesima notte trascorsa a fare l'amore e a coccolarci a vicenda, venne anche il giorno di rientrare.

Mi accinsi a lasciare l'albergo con il magone in gola, poiché mi ci ero trovata davvero benissimo, e il servizio era stato ottimo. In camera avevamo tutto quello di cui potevamo aver bisogno, e c'era stato sempre un stuolo di persone ben disponibili ad esaudire ogni nostra richiesta, ad ogni ora, naturalmente.

Non avevo idea di quanto fosse costato quel prestigioso pernottamento al mio George, ma siccome aveva pagato il conto quando io sistemavo i nostri ridotti bagagli, mi era rimasto il dubbio. Dubbio che, da parte sua, sembrava non aver alcuna intenzione di dissipare; non voleva proprio parlarne.

Sapevo che faceva così per non farmi sentire in colpa di tale spesa, ma io poi più di tanto non potevo fare, quindi mi decisi comunque a lasciare perdere, tanto, se era stato contento lui, lo ero stata anche io, seppur avessi ancora qualche rimorso a riguardo. D'altronde anche quel discorso era una metaforica pagina da girare, e quindi cercai di non pensarci più, soprattutto continuando a notare il muro che Piergiorgio aveva costruito attorno ad esso.

Fui allora costretta solo a ringraziarlo tanto, anzi, tantissimo.

"Io per te farei ogni cosa. E non preoccuparti per i soldi, è da tutta la vita che guadagno e che metto da parte, e adesso è giunto il momento di tirare fuori qualcosa dal portafoglio", mi disse, sincero e sorridente.

Ero impassibile di fronte alle sue parole, ma non potevo farci nulla.

Giunse in fretta il momento di lasciare l'albergo, e me ne andai con le lacrime agli occhi, commossa, naturalmente dopo aver salutato il personale che mi era stato più a cuore.

"Questo non è un addio, mia adorata. Torneremo presto, se ti sei trovata bene", mi promise subito George, notando la mia commozione.

"No...", mugugnai, ma lui mi interruppe.

"Io devo ancora capire quello che vuoi davvero, Isa. Sono qui che per te darei la vita, non vedi? Approfitta della situazione, qualche volta", esclamò, con fare amichevole e facendomi l'occhiolino.

"Non è questo che voglio! Io voglio ricambiare ciò che mi dai. La vita è un dare e un avere, non voglio starti letteralmente sul portafoglio, capisci?", provai a spiegarmi, un pochino disperata. Sembrava che non avesse mai intenzione di capire quel concetto che ormai stavo cercando di spiegargli da intere settimane, ma non dava corda alle mie parole, anzi, non ci badava proprio e faceva di testa sua, a riguardo.

Anche quella volta, infatti, scrollò il capo mentre mi ascoltava per l'ennesima volta.

"Ti ho detto che è solo questo che ti chiedo. Non ti chiederò mai nulla, né di darmi qualcosa, né di fare qualcosa per me o al posto mio... o di ricambiare ciò che ti dono e ti offro. L'unica mia richiesta è solo quella di accettare ogni regalo che ti faccio, e se voglio pagare qualcosa", ricominciò a sua volta a spiegarsi, "sei tu che non capisci il bisogno che ho dentro di me di fare qualcosa per te".

"Ma io non voglio questo, non lo voglio...", fu il mio turno di scrollare il capo, sconsolata.

"Sono fatto male, lo so. Se per te questo è un mio grave difetto, ti chiedo di sopportarlo, come accade per ogni coppia. Non mi sembra poi un difetto tanto grave, eh?", tornò a dirmi, amichevolmente.

Il Principe Azzurro arrivò a MezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora