Capitolo trentotto

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Giunsi sfinita al fine settimana. Davvero, nonostante il lavoro non fosse più tediante come lo era stato all'inizio, quando ancora la signora Virginia non riponeva alcuna fiducia in me e mi trattava malissimo, restava il fatto che, se da una parte ero in pace con la proprietaria del locale e mi trattava ormai quasi come se fossi una componente della sua famiglia, dall'altra ero riuscita a continuare ad attrarre tutto il nervosismo dei colleghi.

Non c'era quasi più nessuno di interessato a me. Non mi rivolgevano la parola, e si voltavano dall'altra parte quando incrociavano il mio sguardo. Immaginavo pensassero che fossi una privilegiata, siccome la signora trattava tutti con veemenza, mentre a me riservava un discretissimo riguardo.

Ogni giorno questo divario tra me e gli altri si acuiva, senza che potessi riuscire in qualche modo a colmarlo, neppure un minimo.

Mi generava dispiacere questa situazione, giacché c'era anche qualcuno dei miei colleghi con il quale ero anche riuscita ad andare d'accordo, durante i primi tempi, e in modo particolare con Ilenia. I nostri turni erano destinati a incrociarsi e a convivere per poco, ma era sempre stata simpatica e tra noi sembrava essersi instaurato un buon rapporto... o questo era quello che era accaduto prima che notasse che mi ero messa con Piergiorgio, e che ciò mandava in visibilio Virginia, sua grande amica.

Mi sforzai per il restante tempo di soffocare tutto questo dolore che brulicava nel mio cuore, non volendomi rattristare per cose alle quali pareva non esserci immediata soluzione, cercando solo di pensare al sabato. Esatto, perché quel giorno il mio George sarebbe passato a prendermi, e ci avrebbe atteso il nostro primo week-end al mare. Mare che mi mancava molto.

La fortuna fu che il tempo volò, e al di là del lavoro non ci furono altri attriti; con mia madre era tutto a posto, avevamo ancora un buon dialogo seppur non avessimo più sfiorato le tematiche più recenti su cui avevamo discusso, e con Piergiorgio andava a gonfie vele.

Non avevo ancora scelto nulla, come anche lui d'altronde si aspettava, e cercavo solo di restare serena, e basta.

Sabato mattina mi svegliai di buon ora.

George non aveva dormito da me, ormai era qualche sera che non lo faceva, poiché aveva scelto di affrontare il turno di notte presso la struttura ospedaliera privata presso la quale offriva il suo sapere, così com'era accaduto durante tutte le nottate successive alla nostra breve discussione a riguardo della residenza di coppia.

Comunque lo vedevo tutti i giorni, e sovente mi passava a prendere per portarmi al lavoro, sempre tranquillissimo. Non volevo neppure pensare che mi stesse in qualche modo evitando, non era da lui farlo.

Era sempre stato molto sincero con me, ed era quello che continuavo ad aspettarmi da parte sua, sapendo che, comunque, se ci fosse stato un problema me ne avrebbe parlato, come nelle volte precedenti.

Mi vestii adeguatamente, d'altronde erano giorni che, nello scarso tempo libero che avevo, mi sforzavo di provare costumi che ormai parevano appartenere a un'altra vita.

Avevo ventidue anni l'ultima volta che ero andata al mare, però avevo conservato i costumi che all'epoca mi ero comprata, e non essendo mai ingrassata, o cresciuta, mi stavano ancora bene. Non dovetti quindi finire ad andare a comprarli di nuovo, scegliendo di provare così.

Un bel bikini rosa poteva andare benissimo, infatti, nella speranza che Piergiorgio non lo ritenesse troppo seducente, appariscente o imbarazzante per la sua persona. Ecco, fui travolta dai dubbi, e tutto ciò solo una mezz'ora prima che egli mi passasse a prendere; non sapevo se come mi stavo preparando gli andasse a genio, sperando di non offendere la sua sensibilità, e senza sapere cosa aspettarmi.

Il Principe Azzurro arrivò a MezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora