Giunse la sera, e con essa il fatidico momento di fare ritorno a casa. In quella che avrei dovuto considerare la mia nuova dimora, e cioè quella del mio compagno.
Ancora dovevo abituarmi all'idea di non tornare più da mamma, ma sapevo che presto tutto sarebbe stato più semplice, ricordando quanto poco tempo avevo impiegato per smettere di pensare all'appartamento dove si era svolta la mia prima convivenza.
Quella sera non ero molto solare, ben consapevole che avrei dovuto parlare a George e chiarire per bene alcune cose che mi avevano infastidito. Tutto ciò disturbava anche il mio animo, poiché non volevo apparire come quella che voleva fare a tutti i costi la padrona a casa degli altri, però ero consapevole che dovevo rendere un po' mio quell'ambiente, in qualche modo.
Smisi di riflettere a riguardo, confidando nell'improvvisazione.
Giunsi alla villa di George che già si faceva buio, sintomo che ormai le giornate avevano iniziato irrimediabilmente ad accorciarsi, per andare verso quel settembre non più troppo distante.
Parcheggiai e deviai una Kira sempre troppo giocherellona, per poi trovare la porta già aperta dall'interno.
Varcai la soglia e già Piergiorgio mi veniva incontro, lungo il corridoio, raggiante come non mai.
"Buona sera", salutò, poi con galanteria mi baciò sulle guance.
"Anche a te, caro", gli dissi, ricambiando il suo sorriso e tornando più serena.
"E' pronta la cena, se ti va", aggiunse, prendendomi per mano.
"Che puntualità!", esclamai a voce bassa.
"Conosco a memoria il tuo orario di lavoro, è per questo che ho potuto organizzarmi al meglio", si spiegò, senza interrompere il contatto che ci univa, "anche se in realtà ha fatto tutto Irina, come al solito".
Al solo sentire nominare quella donna, il mio sorriso svanì. George, attento osservatore del mio viso, lo notò subito.
"C'è qualcosa che non va?", chiese con prontezza.
"No, no, è tutto a posto. Ceniamo pure", acconsentii, decidendo che non era il momento migliore per spiegare i miei dubbi. Inoltre, forse la prima impressione che mi ero fatta non era corretta, quindi era giusto tentare di provare di nuovo a sedere attorno a quella scomoda tavola.
Mano nella mano, entrammo in cucina, e la domestica ci attendeva con i piatti già pronti e lucidi.
"Buona sera, signori", salutò, "questa sera c'è la scelta tra arrosto di tacchino o quello di anatra con contorno di patate al forno. A seguire, verdure di stagione, poi dolce a scelta tra crostata e ciambella", enunciò senza perdere tempo, con voce squillante.
Io non dissi nulla; mi sembrava di essere al ristorante.
Mi sentivo fuori posto. Un pesce fuor d'acqua.
Che il mio amante fosse davvero abituato da sempre a quel modo di vivere? E pensare che mi era sembrato un tipo molto misurato e semplice, in ogni occasione.
"Io preferisco il tacchino, grazie. E tu, Isa?", mi interpellò il mio compagno con grande spontaneità, perfettamente a suo agio. Andò a scostare due sedie, l'una a fianco dell'altra.
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Il Principe Azzurro arrivò a Mezzanotte
RomanceIsabella è una ragazza come tante altre, senza alcuna pretesa di troppo dalla vita. Tuttavia, da quando la relazione con il suo ragazzo è entrata in crisi, la felicità ha lasciato spazio alla più profonda tristezza. Quello che non sa è che, a volte...