Entrammo in acqua assieme, quand'anche essa fosse già parecchio affollata. Attorno a noi, schiere di bambini sguazzavano nel basso paciugo della bassa marea, strana a quell'ora del giorno, con gli adulti che li osservavano e chiacchieravano tra loro.
Qualche passo più avanti, dove il mare non si accontentava delle caviglie e delle ginocchia, e si approssimava a sfiorare il basso ventre, l'acqua si fece più fredda, ma molto più limpida. Lì c'erano tanti ragazzi che si divertivano a giocavano a pallavolo, svagandosi. Molti di loro, osservandoli bene, mostravano più o meno la mia età.
Per qualche istante, mi domandai in modo spontaneo perché non fossi come loro. Che avesse avuto ragione Marco, quando mi rimproverava di essere una giovane che pensava troppo da adulta e che si era rovinata l'esistenza da sola, mettendo troppi paletti?
Cercai di deviare e di allontanare immediatamente quell'interrogativo, eppure esso mi rese triste. Infinitamente triste.
Mentre percepivo la frescura intensa dell'acqua che cominciava a lambirmi il girovita, continuai a guardare i ragazzi che si divertivano, con una innaturale attrazione, come se qualcosa dentro di me si fosse risvegliato all'improvviso. Qualcosa che avevo sempre cercato di reprimere negli ultimi anni.
Avvertivo che, da quel giorno, qualcosa in me sarebbe cambiato.
Mentre essi si svagavano e si divertivano, alcune giovani coppie giocavano assieme, o se ne restavano assorte a baciarsi, o a contemplarsi con amore. Io avevo giovamento da quella situazione così affollata, dove ciascuno pareva concentrato solo sui suoi interessi e pareva non degnare uno sguardo alla miriade di persone che erano tutt'attorno. Nessuno osservava me e il mio George, quella coppia così strana che stava avanzando sempre più, nel tacito tentativo di lasciarsi alle spalle la moltitudine della folla, per trovare uno spazio tranquillo che fosse interamente per noi.
Il mio innamorato mi strinse con più forza la mano, giacché ancora eravamo uniti, anche se avevo involontariamente allentato la stretta mentre osservavo i ragazzi, e mi riscosse all'improvviso dai miei pensieri.
"Sai nuotare, Isa?", mi chiese, con accortezza.
"Un po', un po' sì", lo rassicurai.
Piano, mi sentii pronta per provare ad immergermi, e reprimendo i brividi freddi che percuotevano il mio corpo, mi bagnai gradualmente, anche se con leggera fretta. Poi, senza attendere altro, mi immersi definitivamente, e provai a nuotare, cosa che mi riuscì di nuovo naturale nonostante fossero anni che non avevo più messo in pratica tale sequenza di gesti.
"Brava!", esclamò George, mentre mi osservava. Aveva parlato con soddisfazione, ed ero fiera di averlo colpito positivamente, così il sorriso tornò a risplendere sulle mie labbra non appena smisi di nuotare.
Mi avvicinai a lui di nuovo, restando però immersa; quel che non sapeva era che volevo tendergli un giocoso agguato. Piergiorgio osservò il mio avvicinamento con le sopracciglia aggrottate, a esprimere la sua perplessità.
"Mi sembri un coccodrillo", disse, infatti, ma solo un attimo prima che lo schizzassi.
"Ah!", quasi gridò, quando il suo petto fu centrato da un potente fiotto d'acqua salata.
"Ma che... ah! Avrei dovuto capirlo!", rise, all'improvviso, ed io con lui. Ci eravamo già spinti abbastanza avanti, e se la bassa marea ci aveva permesso di allontanarci più del dovuto dalla spiaggia, ciò ci aveva donato una maggior intimità, poiché il resto dei bagnanti era quasi totalmente ammassata in zone più vicine alla battigia. Davanti a noi, c'era solo il mare aperto.
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Il Principe Azzurro arrivò a Mezzanotte
Roman d'amourIsabella è una ragazza come tante altre, senza alcuna pretesa di troppo dalla vita. Tuttavia, da quando la relazione con il suo ragazzo è entrata in crisi, la felicità ha lasciato spazio alla più profonda tristezza. Quello che non sa è che, a volte...