Capitolo 8 Parte 3

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Passarono altri mesi, la Guerra ora era al centro di tutto.
Il nostro Paese al momento restava neutrale davanti alla strage che si stava compiendo in Europa.

La rete degli Assassini era stata ampliata in più parti del mondo.
Radio, ricetrasmittenti, telegrafi e tutti i macchinari possibili per le comunicazioni vennero adibite nella nostra Gilda.
Ero passato dai libri alle macchine in poco tempo, e questo mi aveva recato fastidio all'inizio.

Oltre la continua preoccupazione di noi tutti per gli eventi della Guerra, gli Assassini temevano sempre di più un complotto Templare dietro i moventi della Guerra, e quindi i maggiori indiziati erano i Nazisti Tedeschi, insieme ai Fascisti Italiani.

"Holly mi ha parlato del tuo attuale lavoro, Adam. Ti occupi di comunicazioni militari o cose del genere mi ha detto."
Ero in giro con Margareth un pomeriggio, durante il via vai dalla Gilda avevo rari momenti da trascorrere con Holly e gli altri.

"Si, più o meno do una mano con le apparecchiature. È dura ascoltare sempre brutte notizie da quelle radio." spiegai camminando.

"Che disgrazia, me ne parla spesso anche Edvard, quel pover uomo ha molti amici in Europa dove c'è la guerra." disse Margareth preoccupata.

"Edvard?" chiesi curioso.

"Si, è un signore di mezza età, se non erro russo o polacco. Abita di fronte casa mia ed é così una brava persona, si è trasferita da pochi mesi in America perché lavora in una fabbrica di trasporti." spiegò Margareth sorridente.

"Capisco, avrà avuto notizie dal suo paese immagino." dissi aprendo il cancello del condominio di Margareth.

"Si, se vi va passate a casa stasera per un caffè, ho parlato anche di te ed Holly ad Ed, è ansioso di conoscervi!" Margareth stava per salutarmi quando un uomo comparve dietro di me.

"Signora Margareth buonasera, siete in compagnia vedo."
Un alto e baffuto uomo di mezza età arrivò sorridente con una sacca sulla spalla.

"Edvard eccoti qui! Lui è Adam il futuro sposo di mia figlia!" disse Margareth indicandomi.

"Oh! Il famoso Adam! Piacere io sono Edvard, ho sentito molto parlare bene di te ragazzo mio!" disse Edvard dandomi una pacca sulla spalla.

"Beh, grazie mille signor Edvard," dissi impacciato.

Notai lo sguardo fisso con uno strano sorriso da parte di Evard verso di me.

"Stasera vi aspetto tutti per un caffè. Mi raccomando." disse Margareth ridendo.

Evard rimase per un istante ancora fisso a guardarmi e poi con una risata esclamò
"Ma certo! Non vedo l'ora miei cari!" fece per entrare e poi mi si parò davanti.

"Narodnaya Volya, Adam." disse Edvard di nuovo a fissarmi sorridente.

"Cosa..." dissi confuso.

"Salute e prosperità amico mio! Non mastichi tanto il russo vero?" disse di nuovo ridendo.

"Beh no, ma spero mi farete da maestro per conoscere la vostra lingua signor Edvard." gli dissi con un cenno.

"A stasera allora, Adam." disse Margareth salutandomi mentre il fisso sguardo di Edvard svanì dietro al cancello.

Era molto felice della sua nuova amicizia, e ridacchiando tra me e me pensavo anche a qualcosa di più.
Ma nello sguardo di quell'Edvard c'era qualcosa che non mi convinceva, eppure non era il primo russo che conoscevo.

La luna stava facendo la sua comparsa tra gli alti palazzi di Chicago, e tornando alla Gilda risistemai le ultime cose mentre i ragazzi continuavano le comunicazioni via radio.

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