Capitolo 8 - L'ospite Indesiderato

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Salii i gradini del portico di casa mia e il mio sguardo si soffermò immediatamente su una busta bianca lasciata sul tavolino in veranda. La fissai a distanza, titubante: non poteva essere quello che pensavo. Non poteva essersi avvicinato indisturbato alla mia casa in pieno giorno e con le mie figlie all'interno. Mi allungai verso di essa e la presi tra le mani. L'aprii e all'interno vi trovai delle foto. Fu come ricevere un pugno nello stomaco: erano tutte foto che ritraevano me e le mie figlie solo pochi giorni fa. Al parco, davanti a scuola, io al lavoro e forse altre, ma le rinfilai all'interno scioccata. Ora ero certa che chiunque fosse, seguiva ogni nostra mossa e che volesse farmelo sapere. Voleva spaventarmi, ma non era un gioco che sarei stata disposta a fare. Non più.

L'infilai nella borsa ed entrai in casa. Corsi subito ad abbracciare le mie figlie. Queste ultime ricambiarono con grande slancio. Mi guardai attorno alla ricerca di Simon e lo trovai intento a osservarci. Mi sorrise, poi andò a rintanarsi in cucina, preferendo non disturbare.

«Com'è andata, mamma?» Giorgia me lo chiese con una dolcezza che quasi mi commosse.

«Bene tesoro, non ti devi preoccupare di niente.» Le sorrisi per tranquillizzarla e desiderai con tutto il cuore che qualcuno facesse lo stesso con me. Mi serviva una soluzione e al più presto, ma avrei dovuto rifletterci bene. Non potevo permettermi errori. Mi concentrai sulle mie figlie che mi raccontarono gli attimi passati con Simon e mi incupii. Non mi avevano ancora chiesto nulla del loro padre: forse perché anche loro temevano la risposta, oppure perché avevano finito per intuire che qualcosa non quadrasse. I bambini sapevano essere molto più intuitivi di noi adulti e mi scocciò ammetterlo.

Mi sollevai e mi diressi in cucina, mentre Giorgia invitò sua sorella a seguirla in camera per fare qualcosa che sapevano solo loro. Ignorai Simon e mi diressi verso il frigo per riempirmi un bicchiere di vino. 

«E' il caso? Non è nemmeno ora di cena.»

Gli gettai un'occhiataccia. «Non mi fare la predica, per favore. Non ti ho chiamato per questo.» 

Evitò di commentare e in silenzio mi avviai sul divano. Mi accomodai e lui mi imitò. «È andata così male?»

Mi voltai e notai che pendeva letteralmente dalle mie labbra, curioso di sapere se ci fossero novità su suo fratello. «Non saprei. Ho parlato con gli agenti che si occuperanno del caso di Nick. Mi hanno detto che faranno il possibile per trovarlo.» Inspirai a fondo. «È vivo, mi rifiuto di credere il contrario, ma non ho idea di dove sia.»

Sorvolò sull'ultima mia affermazione. «Tipico... Ti hanno detto altro? Hanno voluto che firmassi qualcosa?»

«Perché questa domanda?»

«È mio fratello, no? Avrò il diritto di sapere.»

Mi sentii in colpa nel sentire il suo tono brusco. «Si, hai ragione.»

Forse capì dal mio tono di aver esagerato e così mi strinse tra le sue braccia. Sospirò prima di fare ammenda. «Scusami, oggi ho avuto una giornata difficile.»

Mi accoccolai tra le sue braccia. Mi mancava il contatto fisico e Simon aveva lo stesso profumo di mio marito. Perché apparentemente dovevano essere identici e poi avere due caratteri così diversi? Mi sembrò di tornare indietro nel tempo e capii che l'assenza di Nicholas iniziasse a pesarmi più di quanto volessi ammettere. Mi mancava una figura che mi facesse sentire al sicuro. «Mi hai fatto una domanda per telefono che non riesco a togliermi dalla testa.» Si fece attento. «Perché mi hai chiesto se potesse essere finito in qualche guaio?»

«Non lo so. È la prima cosa che mi è venuta in mente in quel momento per giustificare la sua scomparsa.»

L'osservai, cercando di capire se fosse sincero. Mi parve esserlo ma qualcosa mi fece dubitare che non lo fosse del tutto, oppure ero solo paranoica. Ultimamente vedevo bugiardi ovunque e probabilmente perché ero io la prima a esserlo. Mi accomodai tra i cuscini del divano e mi tornò alla mente un ricordo con mio marito su cui avevo sorvolato forse per troppo tempo.

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora