Capitolo 63 - Non può essere sbagliato

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Era stato un viaggio frustrante.

Vedere Aiden mi aveva riscaldato il cuore, anche se non ci eravamo lasciati nel migliore dei modi. Avrei voluto essere diversa, non facevo altro che rovinare tutto quanto. Sarei voluta correre tra le sue braccia ma alla fine ero stata frenata dal raggiungerlo, non solo dal gelo dei suoi occhi, ma anche della presa di Jackson al mio fianco. Non mi era chiaro che cosa avesse voluto dimostrare, avevo assistito a uno strano gioco di sguardi tra loro due e avevo avuto l'impressione che mi stesse sfuggendo qualcosa.

Poi quella maledetta telefonata mi aveva impedito di intervenire. Sentire la voce dal mio persecutore mi aveva fatto perdere la lucidità. Non si sarebbe fermato. Mi aveva fatto tremare e non per la voce in sé, ma per quello che aveva detto e il modo in cui lo aveva detto. Una minaccia con i controfiocchi: voleva il palmare, altrimenti sarei andata incontro a delle conseguenze. Gli avevo sbattuto il telefono in faccia. Avevo perso contatto con la realtà e dalla rabbia ero fuggita per il bisogno di restare sola. Per il bisogno di riflettere. Per la necessità di trovare una soluzione.

Ritornando in possesso del mio telefono, avevo potuto verificare che il mondo intero mi avesse cercata in quelle ore. Vi avevo trovato una marea di messaggi, tra i quali uno di Nicholas, che non mi ero presa la briga di ascoltare. Avevo telefonato solo a Simon per assicurarmi che avesse portato a termine quanto gli avevo chiesto e lui era stato così gentile da ascoltarmi: almeno potevo tirare un sospiro di sollievo sapendo che le mie bambine fossero al sicuro.

E quando mi aveva trovata, ad Aiden gli avevo taciuto la verità sapendo che poi si sarebbe infuriato, ma era qualcosa che riguardava soltanto me. E testarda com'ero volevo risolvermela da sola: ero più che convinta che le chiavi per risolvere tutto questo casino ce le avessi io, dovevo solo capire come e quando usarle.

Ci fermammo a un motel su richiesta di Jackson e una volta scesi dalle rispettive auto, li seguii in silenzio.

Non riuscivo a pensare a nient'altro che al mio passato, poi non riuscivo ancora a capacitarmi di come fossi finita a camminare sul filo del rasoio con entrambi i fratelli Porter: uno si era messo in testa di recuperare il passato proprio adesso e contro ogni logica. Mentre Aiden sembrava quasi odiarmi: tutto il viaggio era stato caratterizzato da una sorta di grugniti di dissenso e di silenzi infiniti. Avevo cercato di aprire un dialogo con scarsi risultati.

Mi rifugiai subito nella mia stanza per cercare di prendere le distanze da entrambi e, non riuscendo a stare ferma, uscii per prendere un po' d'aria e mi recai sull'altro lato della strada. Non mi era sfuggito il piccolo negozio di abbigliamento e non esitai a entrarci, siccome per colpa di Jackson non avevo con me alcun ricambio.

E una volta finiti gli acquisti, rientrai in motel e mi recai in camera. Aprii la porta con la chiave. Avendo le mani impegnate, chiusi la porta con un calcio e appoggiai le buste al suolo, per poi accendere la luce. Alzai lo sguardo e mi paralizzai nel vedere colui che ormai era al suo terzo tentativo, seduto sul mio letto, a fissarmi. Non potei vedere la sua espressione, perché come al solito era coperto in volto, ma percepii un sorriso sinistro sulle sue labbra. Capii così di aver sottovalutato quella telefonata e un leggero tremolio mi colse, non avendo la più pallida idea di cosa fare. Provare a fuggire da dov'ero entrata mi sembrò alquanto inutile e stupido. Forse avrei potuto urlare, ma immaginavo che sarebbero corsi subito. Notai che aveva un'arma: non potevo e non volevo assolutamente rischiare che gli facesse del male o anche solo che qualcuno rimanesse ferito o peggio. Quindi mi passò per la testa la folle idea di potermela cavare da sola. Raccolsi i sacchetti e mi mossi per appoggiarli sul mobile sotto il suo sguardo attento e probabilmente confuso, ma non volevo assolutamente fargli capire che fossi terrorizzata. Anzi a mano a mano che passavano i minuti cresceva la rabbia dentro di me perché, avendocelo qui, a pochi passi da me, l'unica cosa che avrei voluto fare era quella di levargli quel passamontagna per scoprire chi fosse e che cosa volesse dalla sottoscritta.

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora