«Pronto?»
Trattenni il fiato, ancora incredula di aver trovato il coraggio di telefonare a casa dei genitori di quello che un tempo era il mio migliore amico. Risentire la voce di sua madre dopo tanto tempo mi colpì più di quanto mi aspettassi tanto che esitai per qualche secondo di troppo a rispondere.
«Chi parla?»
«Vorrei parlare con Jackson Porter se non...»
«Un attimo» m'interruppe.
Le mani iniziarono a tremarmi. Non ero pronta a risentire la sua voce. Non sapevo neanche che cosa gli avrei detto né se delle semplici scuse sarebbero bastate a riparare al male che gli avevo fatto, ma non mi dovetti porre neanche il problema perché non fu lui a rispondere.
«Chi lo cerca? Non vogliamo avere più giornalisti tra i piedi, andate a tormentare qualche altro cristiano! Non richiamate più, ormai nostro figlio non è più con noi da tanto tempo.»
Il mio cuore si fermò e, non sapendo come interpretare le parole del padre, chiusi di scatto la chiamata. Tutto ad un tratto mi passò la voglia di rivelare la mia identità. Volevo sperare che l'unica interpretazione possibile fosse che il figlio non vivesse più con loro, non potevo e non volevo immagine altre possibili opzioni. Non adesso almeno, perché ero più che sicura che non avrei retto un'altra brutta notizia.
Forse non era mai stato destino, perché mi volevo ostinare dopo tanti anni a cercarlo?
Era meglio lasciare le cose così com'erano. Era giusto così, lasciare il passato al passato e concentrarsi solo sul presente. Dovevo andare avanti, lasciarmi tutto alle spalle, Nicholas non aveva fatto altro che ripetermelo per tutto il tempo che eravamo stati insieme e forse aveva ragione. Il silenzio mi sembrò l'opzione migliore a un ulteriore rifiuto. Perché sì, avevo paura di essere respinta dall'uomo che una volta era il mio unico amico e non solo. Gli avrei dovuto anche spiegare il motivo della mia fuga e al solo pensiero mi salì un forte senso di nausea: c'erano cose che dovevano rimanere seppellite nel passato, altrimenti se portate allo scoperto non sapevo come sarebbe potuta finire per me. E assolutamente non ero intenzionata a scoprirlo.
«Mamma!» Mi destai dai miei pensieri per notare le mie figlie ferme sulla porta a osservarmi. «Ci sono due poliziotti alla porta!»
«Due poliziotti?» mi alzai. «Andate nella vostra camera e restate lì finché non vi chiamo.» Mi diressi verso l'ingresso timorosa e capii così che il mio caso doveva essere già stato affidato ai poliziotti locali; come mi aveva gentilmente informato Curtis.
Aprii la porta, rimanendo impassibile. Ero nervosa e vedere le loro divise non fece altro che mettermi a disagio ulteriormente. «Signora Cooper, buongiorno. Siamo qui per il caso di suo marito.» Mi mostrarono i distintivi e immaginai di non avere altra scelta che lasciarli entrare.
«Buongiorno. Accomodatevi.»
Non se lo fecero ripetere due volte. «Siamo venuti qui oggi per informarla che ci hanno già contattati.» Un cipiglio sorse sul mio volto. «I rapitori hanno fatto la loro richiesta.»
Nicholas era vivo allora! Ma tutto questo non prometteva nulla di buono.
«Di quanto?»
Si lanciarono un'occhiata tra di loro che non seppi decifrare. «Vogliono indietro il denaro che suo marito li ha fatto perdere in affari.»
«E a quanto ammonterebbe, se posso chiedere?» m'innervosii perché di sicuro sarebbe stata una cifra di cui non disponevo. Avevamo qualcosa da parte, ma quei pochi soldi risparmiati servivano per le nostre figlie e per il loro futuro. Me lo dissero e strabuzzai gli occhi. «Io non ho questa cifra.»
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Alba Nera [COMPLETA]
Romance[COMPLETA] ¦ESTRATTO¦: "Quando ti guardi allo specchio spero che tu possa convivere con quello che vedi. Tutti ci portiamo il diavolo nel cuore ma dobbiamo fare la pace con lui. Dobbiamo trovare un'alternativa a qualunque costo. Quello che hai fatt...