Capitolo 28- Madri E Figlie

281 36 34
                                    

Ero da poco uscita del lavoro e la stanchezza iniziò a farsi sentire: Morgan mi aveva sommerso di scartoffie da riscrivere e da sistemare, tanto che faticavo persino a tenere gli occhi aperti. Non vedevo l'ora di tornare casa e di rilassarmi, stando abbracciata alle mie bambine.

Le aspettai davanti all'ingresso della scuola e quando sentii suonare la campanella, decisi di andargli incontro. E mentre mi incamminavo nella loro direzione, la mia mente mi giocò uno strano scherzo: mi ricordai della mia infanzia.

Quand'ero piccola mia madre era solita venirmi sempre a prendere davanti a scuola per poi farci delle lunghe chiacchierate verso casa: mi faceva sentire importante o almeno credevo di esserlo per lei. Mi ero dovuta ricredere quando mi ero ritrovata ad aspettarla all'entrata del cortile della scuola per diverso tempo, sperando che poi sarebbe tornata a prendermi come al solito, ma purtroppo non andò così perché smise completamente di venire. La scusa fu che doveva passare del tempo con il suo compagno, altrimenti si sarebbe sentito trascurato.

E io allora? Da quando una figlia veniva messa da parte così facilmente?

Non lo capii allora ma non glielo chiesi mai, avendo paura che la risposta mi avrebbe deluso ancora di più del suo comportamento.

«Mamma, mi sei mancata!» Martina mi saltò addosso, togliendomi dai miei pensieri.

«Anche voi tantissimo.» Riempii di baci il viso di Martina, facendola ridere a crepapelle. La sua risata fu contagiosa, tanto che alcune persone si girarono a guardarla. Cercai con lo sguardo Giorgia e notai che se ne stava in disparte a osservare qualcosa in lontananza. All'inizio pensai che il suo sguardo fosse diretto verso delle sue compagne, poi mi accorsi che l'oggetto delle sue attenzioni era un uomo con in braccio una bambina, probabilmente sua figlia, e il mio cuore ebbe un sussulto.

Che madre ero se non mi ero neanche accorta che a mia figlia mancava il padre?

Ero così presa da me stessa da non accorgermi di nulla, purtroppo Giorgia era abbastanza grande da arrivare alle sue conclusioni da sola. Provai un forte peso alla bocca dello stomaco e compresi che le avrei dovuto parlare prima che si facesse un'idea sbagliata.

«Gio, sei pronta?»

«Sì, andiamo.»

Ci dirigemmo verso la macchina e, dopo averle sistemate nei sedili posteriori, misi in moto l'auto e guidai fino a casa in un religioso silenzio. Persi la voglia di parlare visto che non avevo idea di come fare per poter uscire da tutto questo, né se avrei mai trovato il modo per sistemare le cose.

«Eccoci qui.» Entrai in casa e, voltandomi per chiudere la porta, mi accorsi di Giorgia intenta a guardare verso la casa di Matt.

«È tornato, mamma.»

«Sì...» risposi, prima di correggermi. «Non lo so.»

«C'è anche la sua macchina.»

Sapevo che era ritornato ma se non era passato a salutare, avrà avuto i suoi motivi. O almeno lo speravo. Non avrei dimenticato tanto presto la decisione che avevo preso ieri sera: appena si fosse presentata l'occasione, avrei chiarito ogni cosa con il nostro vicino, lo dovevo a me stessa.

«Non è venuto a salutarci.» 

Seguii con lo sguardo mia figlia mentre entrava in casa, delusa. Poi chiusi la porta. «Non so che dirti, Gio.» 

«Tu non sai mai niente! Io invece ho capito tutto.» 

Persi un battito e mi voltai verso di lei presa in contropiede dalla sua reazione inaspettata. Non l'avevo mai vista così sconvolta, ma forse la preoccupazione accumulata di questi giorni iniziava a manifestarsi e nel peggiore dei modi. «Cosa?»

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora