Capitolo 34 - Fuoco E Fiamme

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Era passata una settimana da quella domenica infernale. Un turbine di emozioni si erano scatenate dentro di me a causa del ritorno di mia madre e per la chiacchierata avuta con Simon. Una volta chiarito quanto davvero successo tra noi, ero più che propensa a vederlo insieme a mia figlia. L'unica cosa a frenarmi era Giorgia: non avrei mai trovato il coraggio di scombussolarle la vita perché, anche se si dimostrava sempre forte, in realtà era una bambina molto sensibile e sapevo che non avrebbe reagito bene alla nuova scoperta.

E mentre pensavo a quest'ultima, mi tornò in mente il suo comportamento di questa settimana: era stata schiva e distante nei miei riguardi e non ne capivo il motivo. Avrei dovuto parlarle per poter chiarire la situazione, o almeno ci avrei provato al suo ritorno.

Avevo fatto un'eccezione e avevo concesso ad entrambe le mie figlie di restare a dormire a una festa di compleanno di due loro compagne di scuola, anche se la casa era troppo silenziosa senza di loro e ne ero fin troppo consapevole. Odiavo rimanere a casa da sola, avevo troppo tempo per pensare. Non ero ancora in grado di accettare il mio passato e quello che avevo fatto: mi bastava chiudere gli occhi per rivivere tutto e faceva male, Dio se faceva male.

Mi girai, seduta nello studio di mio marito, per poter guardare il tramonto alle mie spalle e, ammirandolo, provai un senso di tristezza.

Perché la mia vita aveva preso questa piega? Perché era dovuta andare in questo modo? Non lo sapevo o semplicemente preferivo mentire a me stessa. Altrimenti come sarei sopravvissuta a tutto quello che avevo passato?

Sospirai, amareggiata. Guardai fuori dalla finestra e mi persi a fissare il tramonto. Le tinte rosse inondarono la stanza e mi demoralizzai al pensiero di dover affrontare la notte oscura.

Un rumore alle mie spalle mi fece sussultare, provai ad alzarmi ma non feci in tempo a fare nulla che qualcuno mi si fiondò addosso. Mi premette sul viso un fazzoletto imbevuto di cloroformio, mi agitai dallo spavento e cercai di liberarmi dalla sua presa ma le mie forze vennero meno. Un altro uomo comparve davanti alla mia visuale ma, avendo il volto coperto, riuscii a percepire solo poche parole prima di svenire. «Ringrazi i suoi cari agenti, signora Cooper.»

Poi il buio m'inghiottì.

Mi svegliai con un mal di testa e una tosse tremenda. Aprii gli occhi, cercando di capire dove mi trovassi ma intuii subito di essere ancora a casa mia. Nello studio. Mi sollevai, stordita. Non sapevo chi fossero gli uomini che si erano introdotti in casa né cosa volessero, ma di sicuro non erano dei ladri. Le loro ultime parole erano riferite a degli agenti.

Che c'entrasse mio marito? Probabilmente. Anche se non riuscii a capire che cosa avessero voluto dimostrare.

Mi bastò alzarmi e guardarmi attorno per comprendere però la gravità della situazione: i cancelli delle finestre erano stati chiusi e potevo scommettere che le chiavi erano sparite insieme a loro, come potei constatare immediatamente. Poi notai del fumo entrare nella stanza attraverso la porta e cominciai ad entrare nel panico. Corsi verso di essa e cercai di aprirla, ma era chiusa dall'esterno: ero in trappola e il fumo continuava ad aumentare. Non ci potevo credere, ma quelle che erano state solo supposizioni si rivelarono realtà: avevano dato fuoco alla casa.

Cominciai a prendere a pugni e a calci la porta e, vedendo che non portò a nessun risultato, provai a cercare qualcosa per aprire la serratura. Afferrai il fermacarte e provai a romperla inutilmente. La tensione non fece altro che salire alle stelle, così come la paura di non riuscire a farcela. Provai a calmarmi, facendo dei respiri profondi, ma fu un errore madornale perché non feci altro che respirare ancora più fumo. Presi qualcosa per coprirmi la faccia e pensai di telefonare a qualcuno per chiedere aiuto, poi imprecai rendendomi conto che il telefono era rimasto in cucina attaccato alla corrente. La debolezza iniziò a farsi sentire e per colpa del forte calore iniziai a sudare, per non parlare poi del fumo che m'impediva una corretta respirazione.

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora