Capitolo 46 - Niente Per Cui Combattere

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Se sapevo che lo avrei incontrato, non sarei venuta. Non che lo volessi evitare per sempre ma ero già abbastanza confusa dal riaverlo nella mia vita senza che ci confrontassimo ancora.

Seguii Jackson, anche se fremevo dalla voglia di andarmene. Prima di entrare nell'ufficio, mi voltai un'ultima volta verso l'uscita ma bastò che pronunciasse il mio nome per farmi desistere dalla mia intenzione. Varcai la porta. Mi sedetti sull'unica sedia disponibile e mi osservai attorno evitando di soffermarmi su di lui, almeno finché non parlò. «Sei venuta per Curtis?» 

«Sì, dovevo parlargli di una cosa.»

«Che tipo di cosa?»

«Riguarda Nicholas», dissi. «Perché mi hai fatto venire qui, Jack?»

«In realtà non lo so, quando ti ho vista non ne ho potuto fare a meno» mi confessò. «Voglio chiederti ancora scusa per la cena, Sam.»

«Non è così grave. Mi avete solo sorpresa, tutto qui.» Sembrò non apprezzare la mia di indifferenza. Forse si aspettava tutt'altra reazione ma se lui era felice perché mai avrei dovuto arrabbiarmi? In fondo ognuno dei due si era rifatto una vita. Mi resi conto solo dopo di come mi avesse chiamata e lo rimproverai senza riuscire a trattenermi. «Non puoi chiamarmi così qui dentro.»

«Non prenderò parte a questa farsa. Tu sei Samantha e intendo chiamarti come tale. Almeno se siamo solo noi due.»

«Non è una farsa. È la mia vita. Quello che sono ora.»

«Solo temporaneamente. Non puoi essere Sandra tutta la vita.»

«Perché no?»

«Perché ti sta consumando e non sei tu.» 

«Tu che ne sai? Sono sempre la stessa persona solo...»

«No, non lo sei.»

Mi fecero male le sue parole perché erano dette da qualcuno che una volta per me era stato molto importante. «Dove vuoi andare a parare? La vecchia Sam non esiste più, mettitelo bene in testa. Tornare a essere Samantha sarebbe troppo doloroso, non lo capisci?»

«Tu sei convinta di questo. Ma non è nascondendoti da te stessa che risolverai le cose. Ti stai logorando per una vita che non senti tua, una vita passata con un uomo che non ami. Hai dovuto mettere da parte tutto quanto: i tuoi sogni, i tuoi desideri... quello che sei davvero.»

«Smettila» sbottai. «Non ho dovuto rinunciare a tutto questo adesso, ma è stata una scelta fatta prima di diventare Sandra e per il motivo che tu ora sai. Non c'entra la mia nuova vita, non c'entra Nick...»

«Sembra che tu debba convincere più te stessa.»

Gli gettai un'occhiataccia. «Io sono già convinta delle mie idee, forse sei tu quello che dovrebbe esserlo di meno. Ci siamo rivisti da neanche pochi giorni e già credi di sapere tutto. Beh, non è così, Jack.» Mi alzai e mi diressi verso la porta. «È meglio che me ne vada, non ho voglia di litigare con te.»

Lui mi seguì. «Non andartene. Parliamo, per favore.»

Ci guardammo a lungo. Rimasi colpita dalla sua espressione. Era la stessa di quando era ragazzo e, sospirando, mi arresi. «Non mi va di restare qua dentro, non ho dei bei ricordi legati a questo posto. Quindi lasciami andare.»

«Ok, allora andiamo da un'altra parte» mi sorprese. 

«E dove?»

«A casa mia», disse, con una naturalezza che mi disarmò.

«Non posso venire a casa tua.»

«Hai altre idee?»

«No, ma...»

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