Capitolo 41 - Non Avrei Voluto Farti Soffrire

291 30 79
                                    

Ero rimasta a fissare soffitto per tutto il tempo e avevo preferito fingere di dormire ogni volta che mi erano venuti a controllare. Non ero in grado di affrontare nessuno né avevo voglia di intraprendere alcuna macabra conversazione. In un certo senso, mi sentivo finalmente libera dalle catene che mi avevano tenuta prigioniera per gran parte della mia vita ma dall'altro un forte dolore era tornato ad avvolgere il mio cuore e la mia mente. Mi sentivo sporca, rovinata dentro per quello che avevo fatto. Avrei voluto dire che era stato un errore; che era stato per difesa ma avevo voluto davvero che morisse. L'avevo sempre voluto. Allora credevo di non avere scelta ma forse sarebbe stato tutto diverso se avessi agito diversamente. Probabilmente non sarei qui o forse sì. Sapevo solo che quella sera mi ero trovata davanti a un bivio: la mia vita o la sua, e alla fine una aveva prevalso sull'altra.

A volte mi stupivo ancora di che cosa potesse essere capace la mente umana. Ero una semplice ragazzina ma la paura mi aveva spinto a commettere qualcosa che mi avrebbe rovinato la vita per sempre, eppure l'avevo fatto. Ero convinta che una volta morto tutti i miei problemi sarebbero morti con lui ma non era stato così. E l'unica persona che mi avrebbe dovuto sostenere mi aveva accusato di essere un mostro per quello che ero stata in grado di fare.

Entrata in casa mi guardai intorno alla ricerca di mia madre e la trovai seduta sul divano mezza svenuta. Quando però credevo di riuscire a passare inosservata, la sua voce risuonò nella stanza. Una voce impastata che ormai odiavo. «Dove siete stati? È passato un sacco di tempo da quando mi avete lasciata sola.» Si guardò in giro confusa. «Dov'è Carl? Cos'hai combinato, Samantha?»

«Non tornerà il tuo adorato Carl.»

Mi guardò senza capire, poi notò la mano che tenevo premuta sulla ferita. Si alzò e mi raggiunse, all'inizio un po' traballante sulle sue stesse gambe, poi assunse un passo più determinato. «Cos'è successo?» 

Non compresi il suo tono né che cosa le stesse passando per la testa. «È morto.»

«Come?» 

«Hai capito: Carl è morto.»

«Cos'hai fatto?» sussurrò, poi me lo richiese duramente: «Cos'hai fatto, eh?» Rimasi muta, non meritava nessuna spiegazione. Mi guardò furiosa ma non abbassai certo lo sguardo, non questa volta. «Dov'è ora?»

«A bruciare all'inferno.»

Sorrise gelidamente e cancellò qualsiasi emozione dal suo volto com'era solita fare quando voleva nascondere cosa veramente provasse. «Beh, allora lo rivedrai un giorno.» La guardai sconvolta, mentre lei studiò con dovizia la mia ferita prima di condurmi in bagno per medicarla senza dire più una parola. Non sarei mai riuscita a capirla, un momento prima mi augurava tutto l'inferno di questo mondo e l'attimo dopo si prendeva cura di me. «È stato il suo coltello da caccia?» Rimasi in silenzio. Quando terminò di bendarmi la ferita, mi pose una domanda che non mi aspettavo. «Lo sai che non puoi rimanere qui, vero?» Cominciai a pensare a che cosa volesse dire. A che cosa avrei potuto fare, a dove sarei potuta andare ma ogni mio proposito scemò quando riiniziò a parlare. «Non lo dico per te, ma per me! Non riuscirei a guardarti più in faccia, non riuscirei a vivere sotto lo stesso tetto, non dopo quello che gli hai fatto.» Il mio cuore smise di battere. «L'unica soluzione è che tu sparisca.»

Sarà stato l'alcol, le pasticche, ma non l'avrei più continuata a giustificare: il male che mi fece non sarei più riuscita a perdonarlo, mai più. Così dissi l'unica cosa che riuscii a dire. «Dammi un giorno soltanto...» Alzò lo sguardo su di me. «Poi non saprai più niente di me. Dimenticati di avere una figlia perché io una madre non ce l'ho più da molto tempo ormai.»

Qualcosa si smosse nel suo sguardo e sembrò voler dire qualcosa ma poi si alzò e se ne andò, sbattendo la porta dietro di sé. Ancora un giorno, uno solo per salutare Jackson, poi mi sarei lasciata tutto alle spalle. Pronta a ricominciare lontano da questo inferno.

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora