Capitolo 39 - Sorprendere

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Mi svegliai con ancora l'immagine di me e Jackson che correvamo sulla spiaggia e quest'ultima mi lasciò dentro una dolce malinconia per qualcosa che forse avrei fatto meglio a dimenticare

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Mi svegliai con ancora l'immagine di me e Jackson che correvamo sulla spiaggia e quest'ultima mi lasciò dentro una dolce malinconia per qualcosa che forse avrei fatto meglio a dimenticare. Era assurdo dirlo da parte mia, ma sarei voluta tornare indietro nel tempo per poter rivivere le stesse sensazioni. Ritornare a essere quella stessa ragazzina che sì, viveva tutti i giorni nel dolore, ma che riusciva a ritagliarsi quegli attimi di vera e pura felicità con una persona che le voleva bene semplicemente per quello che era. Jackson aveva visto la vera me e poi era cambiato tutto; da quel momento non ero più stata la stessa ed ero arrivata a mentire all'unica persona che avrebbe mai amato Samantha Walker perché ormai quella ragazza era morta, lasciandolo.

Non sarei più tornata a essere lei, non ero più sicura di chi fossi e ad essere sincera non mi identificavo nemmeno più in Sandra Cooper. Finalmente cominciavo ad aprire gli occhi e a rendermi conto di essere arrivata a un punto di non ritorno: con Nicholas non avrebbe mai potuto funzionare perché lui aveva sposato e credeva di stare una persona che in realtà era diversa da quella che gli avevo fatto credere. Avrei potuto continuare a mentire a me stessa e a lui, ma non avrei fatto altro che fare del male a entrambi.

Volevo riuscire a trovare dentro di me quella stessa ragazza che correva libera sulla spiaggia; riuscire finalmente a essere in pace con me stessa come non lo ero mai stata.

Avrei iniziato con il fare un po' di ordine nella mia vita e nella mia mente, così da poter decidere finalmente chi volessi diventare e cosa avrei voluto fare nei giorni a venire. Questa volta avrei messo davanti me stessa, avrei smesso di trovare giustificazioni per i comportamenti altrui; la colpa era stata sempre e solo mia e avrei dovuto trovare il modo di riparare ai miei errori. Nessuno avrebbe potuto farlo, nessuno eccetto me.

Mi sollevai e stavo per alzarmi, quando notai mio marito seduto sulla poltrona davanti al nostro letto. Lo guardai trovando inquietante il suo osservarmi e mentre aspettavo che prendesse la parola, la mia attenzione fu attirata dall'orario che indicava la mia sveglia: era quasi ora di pranzo e subito pensai alle bambine.

Ma quanto avevo dormito?

«Ti ho lasciato dormire, sembravi averne bisogno. Ho pensato a tutto io», disse. «Sono poche le volte che dormi così serenamente e da come sorridevi doveva essere un bel sogno.»

Non sembrava più arrabbiato e aveva un aspetto ordinato e professionale, sembrava lo stesso Nicholas che avevo conosciuto tanti anni fa. «Non era un sogno, ormai ho smesso di sognare tanti anni fa. Sai, qualcuno mi ha detto che dovevo crescere. Che non dovevo fare la bambina ma mi chiedo... se il mio comportamento ti ha sempre dato così fastidio, perché non te ne sei sposato una della tua età? Una che ti desse meno problemi?»

Mi fissò, facendo finta che le mie parole non lo avessero toccato. «Puoi dire tutto quello che vuoi perché me lo merito, però, non mettere mai in discussione quello che c'è stato tra noi o il perché ho scelto te. Io ho voluto che tu diventassi mia moglie, Sandra. Non avrebbe potuto esserlo nessun'altra.» Rimasi in silenzio, sorpresa, dato che non era solito esprimere i suoi sentimenti; era stato sempre molto chiuso. «Mi vergogno di me stesso, per prima. Non era mia intenzione comportarmi così.» Mi guardò dritto in faccia. «Ti chiedo scusa.» 

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora