Capitolo 24 - Il Rapimento

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Agente Curtis

Ero seduto sulla grande poltrona del mio ufficio mentre aspettavo l'arrivo della moglie di Cooper ed ero nervoso - dovetti riconoscerlo - visto che non avevo idea di come avrebbe reagito a quanto stavo per dirle

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Ero seduto sulla grande poltrona del mio ufficio mentre aspettavo l'arrivo della moglie di Cooper ed ero nervoso - dovetti riconoscerlo - visto che non avevo idea di come avrebbe reagito a quanto stavo per dirle. Soprattutto perché non sapevo io stesso come gestire tutta questa situazione: quella donna era brava a incasinarmi le giornate. Era arrivata a delle conclusioni in parte giuste e in parte sbagliate. Pensava che la stessi ingannando; che le avessi tenuto nascosto il legame con suo marito per chissà quale motivo. Quando in realtà era stato proprio lui a chiedermi di non rivelare mai niente.

Nicholas. Tirandolo in causa, non potei fare a meno di pensare a quanto avesse combinato. Mi era chiaro il motivo per cui se ne fosse andato, ma così ci aveva messo ancora più nei casini. Si era trovato in una situazione di vulnerabilità e subito quei bastardi ne avevano approfittato. L'unica speranza di rivederlo era che Porter portasse a termine l'incarico; speravo, confidavo, che potesse riuscirci visto che sarebbe stata la nostra unica possibilità di riuscita.

Bussarono alla porta e quando diedi il permesso, comparve l'agente Grant. Quest'ultimo, dopo le cure adeguate, era tornato più in forma di prima e l'unica traccia del suo incidente era l'ingessatura che ancora portava al braccio. «È arrivata, signore.»

«Falla entrare.»

Grant uscì, poi tornò poco dopo con la donna in questione che entrò decisa nella stanza e si sedette di fronte a me, scrutandomi. Si vedeva lontano un miglio che era sul piede di guerra.

Fantastico!

«Buongiorno.»

Saltò direttamente i convenevoli per aggredirmi verbalmente. «Spero che non mi abbia fatta venire fin qui per un pugno di mosche. Mi ha promesso delle risposte...»

«E le avrà.» Guardai Grant che stava per uscire e lo fermai. «Rimanga pure, agente.»

«Ha paura di me, Curtis.»

Mi spuntò un sorriso sarcastico sul volto: sapeva essere fastidiosa quando voleva e io purtroppo non ero dotato di molta pazienza. «Parliamo di cose serie, le va?»

«Non aspetto altro.» Cominciai a innervosirmi. Non avrei ammesso ancora per molto questo suo comportamento davanti a un mio sottoposto. «Voglio solo sapere di mio marito.»

«Suo marito è un agente sotto copertura. Questo lei non poteva saperlo, non è permesso comunicarlo a nessuno, nemmeno ai famigliari. Conosco suo marito perché abbiamo lavorato insieme per tanti anni. Cooper però ha sempre preferito lavorare più sul campo. I rischi li conosciamo, solo che l'ultima volta non è andata come doveva.» Si paralizzò a osservarmi, forse non era quello che si aspettava di sentire. Il colore del suo volto svanì, così come la sua determinazione. Gettai una rapida occhiata verso Grant, poi riportai lo sguardo verso di lei che era ancora persa nei suoi pensieri. «Signora Cooper?»

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