Capitolo 5 - L'incubo diventa realtà

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Quando la sveglia suonò, la spensi e mi accorsi che mio marito se n'era già andato. Chiusi gli occhi e cercai di trovare la forza per ricominciare d'accapo. Finalmente avrei avuto un periodo di pausa dalle liti e dagli sforzi emotivi. Avrei avuto le mie figlie tutte per me e un po' di pace. Era crudele pensarlo ma, a quanto pareva, era così che adesso stavano le cose.

Iniziai la giornata con una certa spossatezza, ma cercai di fare tutto come al solito: accompagnai le bambine a scuola e mi recai al lavoro pronta per affiancare Morgan. Dovetti ammettere che ero leggermente emozionata perché mi sarei potuta dedicare a qualcosa che avevo sempre desiderato.

La vita a volte ci sorprendeva, mettendoci sulla strada persone che alla fine si rivelavano preziose e Morgan era una di queste. Non avrei mai pensato che ci saremmo ritrovati a lavorare insieme, eppure era successo.

Ogni tanto, nella corso della mattinata, passò per controllarmi e per darmi qualche dritta sul lavoro da svolgere. Si presentò nel mio ufficio con un look assolutamente non adatto a un direttore d'azienda e non riuscii a non sorridere. Era un tipo originale. Morgan aveva sempre avuto uno stile tutto suo, non gli piaceva conformarsi agli altri, lui amava eccellere. Era stata infatti la prima cosa che avevo apprezzato di lui.

Mi aveva dato appuntamento per l'ora di pranzo, a lavoro terminato, visto che voleva poterlo visionare prima di inviarlo ai rispettivi clienti. E stavo lavorando da un bel po', quando il telefono dell'ufficio suonò. Alzai la cornetta e me la portai all'orecchio.

«Signora Cooper, spero abbia una bella scusa per il suo ritardo. Lo sa bene che non sono un uomo paziente, potrebbe costarle lo stipendio ed essere costretta a lavorare gratis

Guardai l'ora e in effetti era l'una passata. «Morgan, arrivo. Volevi il lavoro finito e ora finalmente è pronto.»

«Brava la mia assistente. Fai veloce.»

Alzai gli occhi al cielo. Era davvero insopportabile quando ci si metteva, così raccolsi le mie cose, lo raggiunsi alla mensa. Mi sedetti e lui mi sorrise. «Eccomi. Ora, però, fammi mangiare in pace. Per favore, dammi un po' di tregua.»

«Hai voluto la bicicletta...»

«Ora pedali» lo precedetti. «Me lo stai ripetendo fino alla nausea.»

«Sei sempre stata così antipatica o è la vita matrimoniale ad averti ridotta così.» Mi guardò con un sorriso sulle labbra e ricambiai con un'occhiata seccata. «Ok, ritiro tutto, ho sempre avuto paura del tuo sguardo minaccioso.» Non potei fare a meno di sorridere. «Scherzi a parte, come vanno le cose a casa? Ti vedo sempre un po' distratta.»

Mi feci subito seria. «Proseguono a fatica ma è solo un periodo più complesso degli altri, suppongo.»

«Problemi con Nicholas?»

«Non... È solo che...» sbuffai senza sapere nemmeno da dove cominciare.

«Solo che?»

Non capii tutto questo suo interesse per la mia vita coniugale, ma lo consideravo un amico e di certo parlarne con qualcuno mi avrebbe fatto solo bene. Ero pronta a parlargli di tutti i miei problemi quando fui interrotta da una delle segretarie dell'edificio. «Scusi, signor Lewis, ma c'è una telefonata urgente per la signora Cooper.»

Gettai una rapida occhiata a Morgan. Poi mi recai subito nel mio ufficio e prendere la chiamata in tutta tranquillità. Sperai con tutta me stessa che non riguardasse le mie figlie, altrimenti non sapevo proprio come avrei fatto da sola.

Erano il mio punto debole purtroppo. L'unico punto debole, a dire il vero.

Arrivata in ufficio, mi chiusi dentro e corsi a rispondere al telefono. Non seppi perché ma avevo un brutto presentimento, ce lo avevo da ieri sera in realtà. Così, con mano tremante, tirai su la cornetta. «Pronto?»

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora